Il gruppo bancario metterà a disposizione un plafond di 1,5 miliardi di euro per sostenere le imprese agricole associare al sistema
Nato nel dicembre 2006, il Coordinamento Nazionale per il Credito e i Confidi Territoriali del Sistema Coldiretti, in breve CreditAgri Coldiretti è, come leggiamo nel sito di riferimento, “una Associazione che raggruppa i Confidi e le società di mediazione creditizia operanti a livello regionale e interregionale nell’ambito del Sistema Coldiretti”; si tratta di società che, diffuse capillarmente su tutto il territorio nazionale, offrono assistenza e consulenza, in materia di credito e finanza aziendale, a tutte le imprese operanti nel settore agricolo; i Confidi, in particolare, “attraverso il rilascio di garanzie in favore del sistema bancario, sostengono e facilitano l’accesso al credito per le imprese associate”.
È di questi giorni la notizia di un accordo tra CreditAgri Coldiretti, rappresentata dal Presidente Sergio Marini e Intesa San Paolo, personificata da Corrado Passera, consigliere delegato e CEO: il gruppo bancario metterà a disposizione un plafond complessivo di 1,5 miliardi di euro destinato a sostenere le imprese associate al sistema (oltre 1,5 milioni), “garantendo continuità del credito, liquidità per la gestione ordinaria, soluzioni di investimento a favore dello sviluppo produttivo, finanziamenti per la ricapitalizzazione e opzioni di flessibilità per le scadenze dei crediti”.
Un importante passo in avanti – sottolinea Marini – nel «nostro progetto per una Filiera Agricola tutta Italiana», capace di «dare futuro all’agricoltura italiana, valorizzandone le distintività ed il legame con il territorio, con l’offerta di prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori tramite la più estesa rete commerciale nazionale che coinvolge i mercati di campagna amica, i punti di vendita delle cooperative, i consorzi agrari, agriturismi e aziende agricole, ma coinvolgerà anche la rete della ristorazione a chilometri zero e la distribuzione che intenderà partecipare».
A spingere verso una tale unione di intenti e interventi, ci sarebbe – stando alle parole di Passera – la volontà di «agevolare le imprese sul fronte dei finanziamenti e della patrimonializzazione», per «incoraggiare ciascuna delle nostre imprese a recuperare terreno, a innovare, a internazionalizzarsi». L’intento sarebbe quello di «studiare tutte le soluzioni utili per uscire dalla crisi, rafforzando la competitività di questo settore strategico per la nostra economia e favorendo così il rilancio della crescita economica del nostro Paese».
Entrando un po’ più nel dettaglio, possiamo cogliere, in una nota diffusa da Coldiretti, quattro specifiche aree d’azione previste dall’accordo: la prima riguarda il finanziamento per interventi di sviluppo produttivo, quindi per investimenti a medio-lungo termine utili “per l’acquisto e la realizzazione di macchinari e attrezzature agricole, impianti fotovoltaici, ammodernamenti, manutenzione e ristrutturazione, riordino fondiario”.
In secondo luogo troviamo i finanziamenti, della durata massima di cinque anni (con estensione fino a 10 in presenza di garanzie reali), destinati ad un rafforzamento della struttura patrimoniale delle imprese, entro periodi predefiniti.
Finanziamenti, poi, “di credito agrario (durata massima 18 mesi) e prestiti agrari di gestione che consentono alle imprese agricole di fare fronte alle esigenze di liquidità per anticipo di contributi […], spese di gestione, per servizi, distribuzione e promozione commerciale, ed esigenze creditizie connesse al riequilibrio finanziario”.
Infine l’accordo interviene in merito alla flessibilità dei finanziamenti, stabilendo la possibilità – per le PMI che “presentino una situazione economica, finanziaria, patrimoniale e organizzativa che possa garantire la continuità aziendale” – di richiedere un rinvio fino a 12 mesi nel pagamento delle quote capitale delle rate di mutui o leasing.
Interventi finanziari ben mirati, dunque, e volti ad affiancare le aziende agricole ed agroindustriali “in un percorso di recupero di solidità e liquidità”, capace di dare piena dignità ad un settore, quello dell’agricoltura italiana, che, in quanto a “qualità, tipicità e salubrità” nella produzione, non ha rivali in Europa e nel mondo: “la ricchezza netta prodotta per unità di superficie dall’agricoltura italiana […] è oltre il triplo di quella USA, doppia di quella inglese, e superiore del 70 per cento di quelle di Francia e Spagna”.
Tuttavia, per porre rimedio al ridotto potere contrattuale delle imprese agricole nella filiera agroalimentare, Coldiretti già era intervenuta con un progetto volto a creare una “Filiera agricola tutta italiana”, capace di sostenere il reddito degli agricoltori “eliminando le distorsioni e tagliando le intermediazioni con l’offerta attraverso la rete di consorzi agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole di prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo”.
L’intesa stabilita in questi giorni non rappresenta, allora, altro che un ulteriore avanzamento nel processo di valorizzazione di alcune strutture d’eccellenza italiane e c’è da augurarsi che, grazie alla presenza strategica sia delle strutture territoriali di Coldiretti (19 federazioni regionali, 97 federazioni provinciali e interprovinciali, oltre 724 uffici di zona), sia delle 21 banche della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo (presenti nel Paese con 5.700 filiali), alle lodevoli intenzioni facciano seguito dei risultati concreti.
Pubblicato su: pmi-dome