L’impatto delle nuove tecnologie

Tra conferme e disattese, ecco l’impatto delle nuove tecnologie nel contesto italiano

A fine anno l’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha pubblicato un report dal titolo Cittadini e nuove Tecologie, che – con riferimento all’anno 2011 e basato su un campione di quasi 20 mila famiglie, per un totale di circa 48 mila individui – ha inteso indagare la portata dell’impatto relativo alle nuove tecnologie nel contesto italiano; quello che di seguito cercheremo di fare è riportare le principali conclusioni e tendenze evidenziate dall’Istat.

Ci si è innanzitutto concentrati sulla dotazione di beni e servizi tecnologici nelle famiglie italiane, che appare in crescita rispetto all’anno precedente: al di là del televisore, presente nel 96,3% delle famiglie (contro una percentuale di diffusione pari al 95,6% rilevata nel 2010), è il cellulare ad essere, tra gli oggetti appartenenti alle nuove tecnologie per l’informazione e la comunicazione, quello più diffuso, detenuto dal 91,6% delle famiglie (89,5% nel 2010); segue il decoder digitale terrestre, presente nel 67,1% dei casi, con un incremento, cioè, notevole rispetto al 2010 (quando la percentuale di riferimento era del 51,9%), grazie soprattutto al processo di progressivo abbandono del segnale analogico televisivo, a favore di una digitalizzazione dello stesso. Ampia diffusione anche per lettore DVD (63,2%) e videoregistratore (48,7%), seppur entrambi risultino in leggera flessione rispetto al 2010 (quando erano presenti rispettivamente nel 63,8% e nel 53,2% delle famiglie). Aumenta il numero di personal computer (dal 57,6% rilevato nel 2010 al 58,8% del 2011) e di famiglie che dispongono di un accesso a Internet, passate dal 52,4% del 2010 al 54,5% del 2011, anche se solo il 45,8% possiede una connessione a banda larga (dato comunque in crescita rispetto al 43,4% evidenziato l’anno precedente). Meno diffusi sono antenna parabolica (36,4%, in aumento, tuttavia, sul 2010, quando la percentuale era del 34,8%), cellulare abilitato alla trasmissione di immagini e dati (33,1%), videocamera (28,3%, contro 28,4% nel 2010) e consolle per videogiochi (6,5%, contro 6,1% nel 2010).

Adottando criteri di ordine generazionale, si nota un forte divario, rimasto pressoché invariato rispetto al 2010, tra famiglie costituite da almeno un minorenne – quelle, cioè, tecnologicamente più avanzate – e famiglie composte da persone di 65 e più anni. In queste ultime, solo il televisore (97,6%) è diffuso in misura maggiore rispetto alla media nazionale (e anche rispetto alle famiglie con almeno un under 18), mentre le altre nuove tecnologie sono presenti con una quota notevolmente inferiore: tra esse, il cellulare sembra essere la più diffusa, con una percentuale del solo 68,2%.
Nelle famiglie con minorenni, invece, la percentuale di diffusione del personal computer raggiunge l’84,4% (contro l’11,3% delle famiglie di soli anziani), quella dell’accesso a Internet il 78,9% (contro il 9,4% dei capelli bianchi), quella della connessione a banda larga il 68% (contro il 7,6%); il cellulare è addirittura presente in misura maggiore (99,7%) rispetto al televisore (97%) e superano la media nazionale pure i livelli di penetrazione di lettori DVD (86,4%, contro 22,9% delle famiglie over 65), decoder digitali (72,9%, contro 58,3%), videoregistratorI (61,3%, contro 26,1%), videocamere (52,1%, contro 5,5%), consolle per videogiochi (48%, contro 0,4%) e antenna parabolica (46,7%, contro 19,6%).
Prendendo ora in considerazione dei fattori di tipo sociale, si evidenziano delle forti differenze tra i nuclei in cui il capofamiglia è un dirigente, un imprenditore, un libero professionista o un direttivo, un quadro, un impiegato e quelli in cui il capofamiglia è un operaio o non è occupato. Confrontando, ad esempio, la disponibilità di un pc (90,4% per famiglie di dirigenti, imprenditori o liberi professionisti, contro un 66,6% per le famiglie di operai), di un accesso a Internet (85,7% contro 61,4%) e di una connessione alla banda larga (76,2% contro 52,5%), lo scarto esistente raggiunge all’incirca i 24 punti percentuali.
Tale scarto tende, poi, a ridursi se si fa riferimento a beni tecnologici più accessibili, come la videocamera (scarto di 19,2 punti percentuali), l’antenna parabolica (13,1 punti percentuali) e il lettore DVD (11,1 punti percentuali); si annullano del tutto le differenze nella diffusione di cellulari e televisore: il primo è adottato in misura maggiore rispetto al secondo per quasi tutte le famiglie, ad eccezione di quelle in cui il capofamiglia è non occupato.
Dal punto di vista geografico, le famiglie del centro e del nord Italia risultano quelle con una maggior dotazione di beni e servizi ICT: in questa zona possiede un pc, ad esempio, il 61% circa delle famiglie (61% nord-ovest, 61,1% nord-est e 61,9% al  centro), contro il 53% delle famiglie residenti al sud e il 54,2% di quelle residenti nelle isole; ancora: nel centro-nord dispone di una connessione a banda larga il 49% circa delle famiglie (48,7% nord-ovest, 49,3% nord-est e 49,4% centro), contro il 37,5% del Sud e il 40,8% delle isole.
L’indagine ha poi indagato anche i motivi per i quali alcune famiglie italiane non hanno accesso a Internet: il principale risulta essere l’incapacità stessa di utilizzare il mezzo (41,7%: 18,2% nelle famiglie con almeno un minorenne, 55,7% nelle famiglie con soli anziani, 33,6% nelle restanti famiglie). Al secondo posto si colloca, con una percentuale incredibilmente significative (26,7%), la mancanza di interesse verso lo strumento o di utilità individuata nell’utilizzo dello stesso. Il 12,7%, poi, non possiede un accesso alla rete perché si connette abitualmente da altro luogo, il 9,2% perché ritiene eccessivamente costoso il servizio di collegamento e l’8,5% perché considera troppo costosi gli strumenti necessari alla connessione. Poco significativo è, invece, il numero di famiglie che non possiedono Internet a casa a causa di una disabilità fisica (3,1%) o per preoccupazioni relative alla tutela della propria privacy e alla sicurezza dei contenuti veicolati (2,1%). Delle differenze nelle motivazioni si riscontrano, tuttavia, in relazione ai fattori generazionali: nelle famiglie con almeno un minorenne non si accede da casa principalmente per l’alto costo dei servizi di collegamento (24,5%) e degli strumenti necessari alla connessione (22%) o perché vi accede da altro luogo (22,8%); nelle famiglie di soli anziani le motivazioni principali sono, invece, proprio l’incapacità (55,7%), il disinteresse (31,5%) e la disabilità fisica (5,6%).
Confrontando il quadro appena delineato, relativo all’alfabetizzazione tecnologica delle famiglie italiane, con le stime realizzate dagli istituti di statistica degli altri paesi membri dell’UE, si nota come il digital devide sia piuttosto significativo: la media europea riferita alla percentuale di famiglie con almeno un componente di età compresa tra i 16 e i 74 anni che a casa possiedono un accesso alla rete è del 73% e, se in Paesi come Olanda, Lussemburgo, Svezia e Danimarca tale percentuale è prossima al 100%, l’Italia si colloca solo al ventiduesimo posto. Le famiglie di questo stesso tipo che possiedono anche un accesso a banda larga, poi, rappresentano, nella media europea, il 68% del totale, percentuale che sale all’86% in Svezia, all’84% in Danimarca, all’83% in Olanda e all’81% in Finlandia, ma che scende al 52% nel nostro contesto nazionale, facendo collocare l’Italia in fondo alla graduatoria nazionale, vicino a Slovacchia (55%) e Cipro (56%). In una prospettiva temporale, inoltre, l’Italia presenta tassi di sviluppo in tal senso inferiori rispetto agli altri Paesi con percentuali simili.

Il report dell’Istat passa poi ad indagare le tendenze nell’utilizzo delle tecnologie da parte dei cittadini italiani.
Confermando un trend di crescita iniziato nel 2008, nel 2011 il 52,2% (1,2 punti percentuali in più sul 2010) delle persone di almeno 3 anni risulta utilizzare il pc (il 31,3% lo fa tutti i giorni, contro il 30,7% del 2010) e il 51,5% (+2,6 punti percentuali sul 2010) delle persone di almeno 6 anni naviga nella rete (il 28,3% lo fa quotidianamente, contro il 26,4% del 2010).
Ad utilizzare maggiormente il pc e la rete sono i giovani tra gli 11 e i 24 anni (con un picco dell’88,9% nell’uso del pc e dell’89,1% nell’uso della rete tra i 15 e i 17 anni), mentre tra le persone più anziane la diffusione dell’utilizzo è inversamente proporzionale all’aumentare dell’età (la quota scende sotto la soglia del 50% già dopo i 54 anni).
Le differenze di genere nell’utilizzo sembrano attenuarsi: nel 2005, ad esempio, le donne internaute rappresentavano appena un quarto del totale (26,9%, contro il 37,1% dell’universo maschile), mentre nel 2011 esse sono quasi la metà (46,7%, contro il 56,6% degli uomini). Nel confronto col 2010, sono le donne a registrare gli incrementi maggiori sia nell’uso del pc sia della rete. Fino ai 34 anni – va anche sottolineato – le differenze sono comunque molto ridotte e tra i giovani di 11 e 19 anni si registra addirittura un “sorpasso” da parte del mondo femminile. Lo scarto di genere, a favore dell’universo maschile, aumenta, invece, a partire dai 35 anni, raggiungendo il picco tra gli adulti di 55 e 59 anni (circa 17 punti percentuali di differenza nell’utilizzo di pc e rete).
Dal punto di vista territoriale, rimangono stabili rispetto al 2010 le differenze nell’utilizzo del personal computer tra nord e sud del Paese, mentre queste stesse divergenze aumentano nell’uso della rete. Nel 2011 a utilizzare il computer sono soprattutto i cittadini del nord-est (57%), seguiti da quelli del nord-ovest (56,9%) e del centro (54,4%), contro una quota del 45,3% nelle isole e del 44,4% al sud. Si utilizza, poi, maggiormente il web nel nord-ovest (56,5%), seguito da nord-est (55,9%) e da centro (54,2%), mentre nel sud si arriva appena al 43,6% e nelle isole al 44%.
Differenze sono state rilevate anche in relazione all’ampiezza del comune di residenza (maggiore ampiezza è sinonimo di maggiore alfabetizzazione).
Veniamo ora alle differenze di natura sociale. Tra i cittadini di almeno 15 anni, dichiarano di usare il pc e la rete la quasi totalità degli studenti (rispettivamente 92,1% e 92,3%) e il 70% circa degli occupati (rispettivamente 72,3% e 71,7%), mentre i meno attivi in tal senso risultano le casalinghe (20,6% e 19,5%) e i ritirati dal lavoro (15,6% e 14,7%). Tra gli occupati, usano il pc e la rete in misura maggiore i direttivi, i quadri, gli impiegati, i dirigenti, gli imprenditori e i liberi professionisti, rispetto a lavoratori in proprio, coadiuvanti, operai e apprendisti, tuttavia gli operai hanno registrato incrementi percentuali leggermente superiori a quelli riscontrati tra dirigenti, imprenditori, liberi professionisti, direttivi e quadri.

La propria abitazione risulta il luogo privilegiato per l’utilizzo del computer (89,9% della popolazione al di sopra dei 3 anni) e per l’accesso alla rete (88,2% delle persone di 6 e più anni). Seguono: il posto di lavoro (36,4% per l’uso del pc e 35% per la navigazione), la casa di altri (23,8% per l’uso del pc e 25,2% per quello della rete), il luogo di studio (16,5% per l’uso del pc e 14,2% per web) e altri luoghi non meglio specificati (rispettivamente 17,7% e 19,3%).
Il 20,6% dei bambini e ragazzi minorenni utilizza il pc esclusivamente a casa e solo l’1,3% lo utilizza esclusivamente a scuola. Il loro rapporto con le tecnologie è, poi, fortemente influenzato dal livello di istruzione dei genitori (nei tre mesi precedenti l’intervista ha usato il pc il 64% dei ragazzi con almeno un genitore laureato, contro il 41,2% di quelli i cui genitori hanno al massimo la licenza elementare), facendo intuire l’incapacità del sistema scolastico italiano nel colmare le lacune tecnologiche familiari.
Per il collegamento alla rete si prediligono soluzioni tradizionali, basate su connessioni cablate: il 34,4% utilizza un computer portatile con chiavetta USB o card attraverso reti di telefonia mobile 3G UMTS; il 28,2% utilizza un computer portatile tramite rete pubblica WIFI o WIMAX, il 13,2% un cellulare via GPRS, l’11% un cellulare via UMTS, 3G, 3G+ e il 9% un cellulare o smartphone via rete pubblica WIFI o WIMAX. Ad adottare le soluzioni wireless più avanzate sono soprattutto uomini tra i 18 e i 44 anni.
Il 35% della popolazione con 3 e più anni ha seguito almeno un corso per imparare ad utilizzare il pc, soprattutto donne (37,8%, contro 32,5% degli uomini), tra i 55 e i 59 anni (44,5%) e tra chi abita nel nord (36,3% nel nord-ovest e 38,7% nel nord-est, contro il 31,7% nel sud). Il 64,7%, invece, non ha mai preso parte ad alcuna attività formativa, principalmente perché ritiene di avere già delle conoscenze sufficienti (49,3%, che si eleva al 51,6% per gli uomini ); seguono, tra le motivazioni, l’uso solo occasionale del computer (17,8%), la mancanza di tempo (16,1%), la volontà di apprendere autonomamente o tramite l’assistenza di conoscenti (12,2%), il costo eccessivo dei corsi (10,8%) e l’insoddisfazione per l’offerta formativa (1,9%).

L’ultimo capitolo del report Istat si concentra sulle attività svolte dai cittadini italiani attraverso la rete.
Tra esse la principale sembra essere lo scambio di posta elettronica (80,7%), seguita dalla ricerca di informazioni su beni e servizi di tipo commerciale (68,2%) e su tematiche di attualità, attraverso la lettura o il download di giornali, news e riviste (51%). Rilevante è anche la percentuale di persone che si connettono per usare servizi relativi a viaggi e soggiorni (49,3%), ottenere informazioni sanitarie (45,1%), cercare informazioni su attività di istruzione o su corsi (36,2%) e usare i servizi bancari online (32,2%). Il 27,7% utilizza il web per scaricare software (27,7%, giochi esclusi), 25,7% per effettuare videochiamate e il 23,3% per semplici telefonate virtuali. Più ridotto è il numero di persone hanno cercato lavoro online (19,4%), che hanno venduto merci o servizi (12,4%), che hanno seguito corsi a distanza (6,5%) e che hanno sottoscritto abbonamenti per ricevere news periodiche (4,6%).
Aumentano, rispetto all’anno precedente, tutte le attività svolte in rete, ad eccezione della sottoscrizione di abbonamenti a news (-1,5%) e della ricerca di informazioni in materia di istruzione (-0,3%)
Sono state, inoltre, individuate alcune differenze di genere ed età per le attività svolte nel web.
Con riferimento al primo parametro, gli uomini risultano, ad esempio, più propensi delle donne a scaricare software (35,4%, contro 18,9% per le donne), a usare servizi bancari (36,5%, contro 27,2%), a ricercare informazioni su merci e servizi (71,5% rispetto a 64,4%), a cercare di vendere merci o servizi (16,7% contro 7,4%), a leggere o scaricare giornali, news, riviste (53,7% contro 47,9%). Per contro le donne utilizzano maggiormente il mezzo per reperire informazioni sanitarie (52% contro il 39%) e informazioni su attività di istruzione o corsi (38% contro 34,5%). Tali differenze si riducono, tuttavia, con riferimento alle attività di natura comunicativa.
Per quanto riguarda il secondo parametro individuato, l’Istat ci dice, ad esempio, che la ricerca di informazioni su attività formative e corsi prevale nei giovani tra i 18 ed i 24 anni (oltre la metà), che la ricerca di opportunità lavorative è maggiore tra i 20-24enni (37,4%), che la fascia di popolazione tra i 35 ed i 44 anni ricorre più frequentemente rispetto alla media nazionale ai servizi di home-banking (44,4%) e alla ricerca di informazioni su merci e servizi (79,5%). Le informazioni sanitarie vengono, poi, ricercate maggiormente dagli anziani di fascia compresa tra i 65 e i 74 anni (56,3%), mentre i servizi relativi ai viaggi (61,7%) e la vendita di merci o servizi (18%) sono di interesse prevalente per la fascia 25-34 anni. Le news online coinvolgono più della media nazionale e in maniera estesa la fascia 20-74 anni.
L’evoluzione della rete ha portato, poi, alla diffusione di nuove prassi fruitive dal carattere maggiormente partecipativo (vero soprattutto per la fascia 15-24 anni): il 53,8% degli internauti consulta un wiki per ottenere informazioni (quota che sale al 58% nel nord-est e scende al 46,4% nel sud) e il 48,1% interagisce sui social network come Facebook, e Twitter (quota che sale al 53% nel sud e che scende al 43% nel nord-est); il 22,8% utilizza questi network e i vari blog non solo per mantenere i propri rapporti interpersonali, ma anche per leggere e postare opinioni su problematiche di ordine politico e sociale. Più ridotta è, invece, la percentuale di coloro che partecipano a consultazioni o votazioni su problemi sociali o politici (8,6%) e di coloro che partecipano a network professionali come Linkedln e Xing (8,3%).
È interessante notare come i cittadini italiani abbiano accolto il processo di progressiva digitalizzazione della Pubblica Amministrazione: nel 2011 circa 9,5 milioni di persone di 14 anni e più (il 35,1% degli internauti) si sono collegati a siti della PA per ottenere informazioni, il 25,4% per scaricare moduli e il 12,9% per restituire alla PA dei moduli compilati. Sono principalmente gli adulti dai 45 e i 64 anni e – con riferimento alla condizione occupazionale – i dirigenti, gli imprenditori, i liberi professionisti, nonché i direttivi, i quadri e gli impiegati ad utilizzare internet come canale di comunicazione e scambio con la PA, mentre non sono state riscontrate particolari differenze di genere.
Circa 7 milioni di navigatori di almeno 14 anni (pari al 26,3%) hanno realizzato nei 12 mesi precedenti l’intervista transazioni commerciali via web, ordinando o comprando merci e/o servizi per uso privato – soprattutto uomini (31% contro 21,2% delle donne), tra i 25 e i 44 anni (oltre il 30%) e residenti nelle regioni del centro-nord (oltre il 26%) – ai quali si aggiungono 2 milioni e 241 mila (8,3%) che l’hanno fatto più di un anno prima dell’intervista. In una prospettiva temporale, dal 2005 (16,8%) ad oggi, l’uso del web per effettuare acquisti è cresciuto in modo esponenziale.

Ad essere stati acquistati nel 2011 sono stati soprattutto beni e servizi legati al pernottamento per vacanze (41,7%) e ad altre spese per viaggi o soggiorni, come biglietti del treno o noleggio auto (39,1%, soprattutto donne, di età compresa tra i 55 e i 74 anni). Seguono: abiti e articoli sportivi (30,2%, soprattutto giovani dai 14 ai 34 anni), libri, giornali, riviste, inclusi e-book (27,5%, soprattutto le donne), biglietti per spettacoli (22,8%), attrezzature elettroniche (21,5%, soprattutto uomini), articoli per la casa (18,9%), film e musica (16,8%, soprattutto ragazzi dai 14 ai 19 anni), software per computer e aggiornamenti, videogiochi esclusi (16,1%, soprattutto uomini); ridotta la quota di chi ha acquistato azioni o servizi finanziari e assicurativi (7,5%), prodotti alimentari (6,4%) e farmaci (1,5%). Ci si affida primariamente a venditori nazionali (80,5%), piuttosto che residenti in altri Paesi europei (30,3%) o extraeuropei (16,5%).
Quasi tutti gli utilizzatori del computer (di sei e più anni) sono capaci di copiare o spostare file e cartelle (85,4%) e copiare o muovere informazioni all’interno di un documento (85,1%). Il 66% sa trasferire file da un computer a un altro e realizzare scambi di file da vari dispositivi al pc, il 60,1% è in grado di connettere e istallare periferiche, il 54,4% sa adoperare le formule aritmetiche di base in un foglio elettronico e il 51,1% sa comprimere file. Il 36,5% può creare presentazioni con specifici software e il 28,1% riesce a modificare i parametri di configurazione di applicazioni di software. Il 26,4%, poi, è capace di installare un nuovo sistema operativo o sostituirne uno vecchio. Minore è il numero di utilizzatori in grado di scrivere un programma attraverso un linguaggio di programmazione (13,7%).
Con riferimento, invece, alla navigazione in rete, quasi tutti i fruitori (di 6 e più anni) sanno usare un motore di ricerca (94,2%) e spedire e-mail con allegati (83,1%). Il 52,7% è in grado di inserire messaggi in chat, newsgroup o forum di discussione online, il 41,3% di caricare testi, giochi, immagini, film o musica ad esempio su siti di social networking. La percentuale di utenti che dicono di saper telefonare tramite web è del 37,3%, di saper usare il peer to peer per scambiare file è del 24,3%, di saper, infine, creare una pagina web è dl 17,3%.
Le differenze di genere in merito a tutte le abilità informatiche appena descritte risultano sempre a favore degli uomini (ma si tratta pur sempre di semplici dichiarazioni, sottolinea la sottoscritta), ad eccezione della capacità di utilizzare motori di ricerca, omogenea per uomini e donne.
Gli internauti hanno acquisito le proprie competenze soprattutto attraverso la pratica (75,9%, soprattutto gli uomini e tra i 20 e i 34 anni) o l’aiuto di colleghi, amici e parenti (68,7%, soprattutto le donne tra i 20 e i 34 anni); il 26,1% le ha acquisite attraverso lo studio individuale di manuali, cd, corsi online, wiki, forum di discussione online (soprattutto gli uomini, tra i 20 e i 34 anni), il 19% grazie alla scuola secondaria, il 14,3% grazie alla scuola primaria; il 13,4% attraverso corsi di formazione di propria iniziativa e l’11,7% mediante corsi di iniziativa del datore di lavoro (soprattutto tra i 55 e i 64 anni); all’ultimo posto l’università (7,9%).
Il 77,9% dei fruitori della rete, infine, considera le proprie abilità sufficienti per comunicare via web con parenti, amici e colleghi, il 51,2% per tutelare i propri dati personali, il 49,9% per proteggere il proprio computer da virus o altri attacchi informatici, il 45% per cercare lavoro.

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