Stando a quanto riportato da The Economist, il 2011 sarebbe l’anno in cui ha inizio dell’era “post-pc”
“The revolution is mobile” scriveva qualche giorno fa il settimanale britannico The Economist compiendo una serie di riflessioni circa la portata attuale e futura del paradigma mobile.
Tra quelli riportati, il dato che maggiormente ha creato stupore è stato quello riferito alla vendita combinata di smartphone e tablet che, in base alle stime fornite dalla banca d’affari Morgan Stanley, sarebbe, per l’anno in corso, superiore a quella dei personal computer, portatili compresi.
Secondo alcuni si tratterebbe di una svolta storica, l’inizio dell’era cosiddetta “post Pc”, come profetizzato anche da Steve Jobs: l’anno della sua morte verrebbe, allora, a coincidere con la fine dell’epoca definita “Wintel” (termine che sta ad indicare, con un’accezione leggermente negativa, il regime di monopolio instaurato dal connubio tra Microsoft e Intel per la realizzazione di computer dotati di sistema operativo Windows e hardware Intel) e con il parallelo ed effettivo avvio dell’epoca mobile e delle sue molteplici manifestazioni, quasi una celebrazione del mondo intero alla sua visione sul futuro dell’innovazione tecnologica e sociale.

Il mercato dei PC, fissi e portatili, non pare certo in totale declino, anzi, dicono le previsioni, saranno tra i 350 e i 360 milioni gli esemplari venduti quest’anno, segnando una tendenza di crescita, seppur piuttosto lenta. Ovviamente, poi, alcune attività rimarranno ancora per molto tempo di esclusivo appannaggio dei PC, i quali, grazie a tastiera, grande schermo e connettività veloce, consentono delle prestazioni che, al contrario, mal si conciliano con gli inevitabili limiti fisici del mobile; rimane, allora, in capo a questi strumenti il primato relativo alla produzione di contenuti (al contrario dell’esperienza fruitiva, conquistata dal mobile). I PC tradizionali, inoltre, stanno attraversando una sottile rivoluzione interna, con l’uscita di modelli sempre più leggeri, come l’“ultrabook”. Tuttavia il decennale dominio dei personal computer, che ha visto un passaggio da cento milioni di esemplari nel 1993, a un miliardo nel 2008, viene ora superato dal vero e proprio boom nel mobile, con l’attesa di dieci miliardi di device (smartphone e tablet) nel 2020.
Termina, dunque, si sottolinea dalle file del settimanale The Economist, il dominio, che per una trentina d’anni è stato incontrastato, del PC, mezzo fondamentale di democratizzazione, nel permettere un incremento nella produttività personale e nel dare libero accesso, tramite la rete, ad una serie di servizi, rimanendo comodamente a casa o in ufficio. In questa chiave vanno forse letti i recenti rumors in base ai quali Hewlett-Packard (HP) starebbe valutando lo scorporo della divisione Personal Systems Group.

Si procede, a ben guardare, lungo la strada della miniaturizzazione tecnologica, con degli strumenti che, grazie al loro essere estremamente maneggevoli, leggeri e portatili, continuano ad incontrare il crescente favore del pubblico. A questo si aggiungano i passi avanti compiuti nel senso della velocità di connessione e dello sviluppo di applicazioni ad hoc, capaci di rendere la fruizione del tutto originale e ritagliata sulle specifiche esigenze dell’hic et nunc. Una fruizione, dunque, ancor più intima e personale di quella sviluppata con i personal computer, che pure nel nome rimandano a questo rapporto di unicità. Una fruizione, in definitiva, che potrebbe facilmente tradursi in una sorta di dipendenza, nel dialogo con il dispositivo e, attraverso questo, con la cerchia dei nostri conoscenti.
Alcuni hanno cercato di ridimensionare il dato riferito al sorpasso, collocandolo in una situazione di semi-saturazione del mercato PC, nella quale i nuovi acquisti vanno semplicemente a sostituire i vecchi dispositivi, le cui prestazioni, con riferimento all’utente medio, possono durare anche quattro-cinque anni.
Dal mio punto di vista, invece, simili confronti, seppur estremamente significativi, mancano di cogliere come, in realtà, ci si stia riferendo a due strumenti molto diversi tra loro, accumunati da alcune funzionalità di base, ma destinati a due modelli percettivi e fruitivi completamente differenti. I dispositivi mobile ben si prestano, ovviamente, ai ritmi di vita sempre più frenetici e dinamici e si candidano – in Italia lo sappiamo meglio di chiunque altro – a diventare indice immancabile di un particolare status symbol. Tuttavia la loro esistenza termina laddove vengano richieste delle performance più tecniche e pensate, appunto, per una attuazione non mobile. Ben vengano, dunque, i confronti, mantenendo, però, sempre ben presente il fatto che l’evoluzione tecnologica implichi sempre una riformulazione dei rapporti tra media, ma ciò non significa che vi siano necessariamente dei vinti e dei vincitori.
La diffusione riflette, forse, il cambiamento sociale, laddove si confondono sempre più sfera lavorativa e personale, con la tendenza a portare le pratiche anche fuori dall’ufficio, e si utilizza sempre più il mezzo internet per portare a termine qualsiasi azione, dall’informarsi, al fare shopping, al socializzare.
Altri due sono, poi, gli aspetti sui quali è necessario concentrare l’attenzione: innanzitutto l’aumento esponenziale, nei prossimi anni, della diffusione di laptop, aumento che pare essere molto simile a quello che conosceranno i tablet portatili; inoltre l’aumento nelle vendite di smartphone si accompagna ad una riduzione nelle vendite di cellulari tradizionali, il che starebbe ad indicare non una crescita incredibile dei cosiddetti cellulari intelligenti, ma una graduale sostituzione dei vecchi cellulari, a vantaggio di dispositivi simili ma dotati di maggiori funzionalità.

Ofcom, l’autorità competente e regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito, ha recentemente rilevato come più di un adulto su quattro possieda ed utilizzi uno smartphone. Anche Nielsen, “leader mondiale nelle informazioni di marketing e nella rilevazione di dati sui consumi e sull’utilizzo dei media”, ha evidenziato come simili dispositivi costituiscano la maggior parte della spesa in telefonia mobile realizzata in America.
Secondo Yankee Group, una società di ricerche di mercato, le vendite di smartphone supereranno quelle dei telefoni normali nei prossimi anni; la loro diffusione sta coinvolgendo anche i mercati dei Paesi emergenti: in Indonesia, ad esempio, i dispositivi BlackBerry realizzati dalla canadese Research in Motion (RIM) stanno diventato uno status symbol tra la classe media del Paese, in rapida ascesa.
Parallelamente aumentano, seppur in misura inferiore, anche le vendite di tablet; in particolare, da quando l’iPad di casa Apple ha fatto la sua comparsa lo scorso anno, si è materializzata una serie di epigoni concorrenti, dal Playbook di RIM, al Galaxy Tab di Samsung, al Tablet di Sony, fino al nuovissimo Fire Kindle di Amazon.
Il sorpasso di smartphone e tablet sui computer evidenzia, inoltre, anche un grande cambiamento in atto nel mondo stesso della tecnologia digitale: i principali progressi registrati nell’ambito dei personal computer sono stati, per molto tempo, frutto di ricerche sviluppate tra le file delle forze armate e del big business, ricerche capaci di realizzare innovazioni e scoperte successivamente adattate e destinate al consumo di massa; la stessa rete Internet, ad esempio, è stato ispirato da una tecnologia sviluppata, in piena guerra fredda, dal sistema della difesa degli Stati Uniti. Tale tendenza pare essersi invertita negli ultimi dieci anni, con un mercato del consumo di massa destinato a farsi sempre più promotore di nuove formule e prassi digitali, da applicarsi solo in un secondo momento ad ambienti sofisticati e complessi. “Il consumatore è il re”, evidenzia, allora, il The Economist, rilevando un fenomeno che gli addetti ai lavori definiscono “consumerizzazione” dell’IT.
È ragionevole affermare che eserciti, università e altre istituzioni continueranno a spendere ingenti somme per finanziare la ricerca tecnologica, tuttavia alcune recenti tendenze fanno capire come tale fenomeno sia in continua crescita; l’aumento dei redditi in primis ha portato alla formazione di un vasto e globale pubblico early adapter per questi dispositivi: “queste persone saranno in grado di assorbire la nuova tecnologia su una scala che è semplicemente stupefacente”, afferma Craig Mundie, responsabile ricerca e strategia di Microsoft. Il costo, poi, di queste nuove tecnologie è in progressiva discesa, dando un continuo impulso ai consumi; l’e-reader Kindle, ricorda il settimanale, è arrivato ora a costare 79$, contro i 399 $ previsti per la prima versione lanciata nel 2007, inoltre vi sono alcune compagnie di telecomunicazioni che propongono l’acquisto a rate dei devices, accompagnato a piani tariffari per il loro utilizzo particolarmente convenienti. La crescita nella diffusione della rete e della connettività a banda larga hanno favorito i consumi, per questo motivo società forti quali Apple, Google e Amazon continuano a rivolgere in via preferenziale le proprie proposte innovative ai consumatori finali piuttosto che agli interlocutori istituzionali o a partner aziendali.

La combinazione tra nuovi dispositivi, connettività diffusa e abbondanza di contenuti online sta incrementando le aspettative dei cittadini circa i traguardi che la tecnologia può raggiungere. Allo stesso modo si tende a portare con sé tali dispositivi anche all’interno del proprio ambiente di lavoro, laddove, cioè, le tecnologie messe a disposizione sembrano non reggere il confronto in quanto a prestazioni; per questo motivo molte sono le aziende che sono chiamate a rivedere la propria abitudine a considerare i dipendenti del dipartimento IT come servi digitali, capaci di eseguire solo ciò che viene detto loro.
Il fiorente mercato della tecnologia intelligente di consumo può, in definitiva, rappresentare una forza fondamentale per dare nuovo impulso all’energia imprenditoriale, capace di creare nuovi prodotti dal forte impatto; esso, inoltre, incoraggia le organizzazioni di qualsiasi tipo ad adattare ai propri specifici scopi le innovazioni provenienti dal mondo consumer. Molte, quindi, in questo senso, le possibilità per emergere offerte alle imprese.
Pubblicato su: PMI-dome