Cittadini sempre più connessi in mobilità

Alcune recenti e autorevoli indagini rilevano la portata dell’incremento negli acquisti di smartphone e nel fenomeno m-commerce in Italia, in un contesto globale di sempre più forte penetrazione della telefonia mobile e del mercato delle applicazioni

Attesa, entusiasmo, delusione, desiderio di possesso, indifferenza: /diversissime sono le reazioni suscitate dal lancio del nuovo iPhone 5, in un continuo chiacchiericcio che in queste ore coinvolge testate online, blog, forum, piattaforme social, salotti tv, carta stampata e, ancora, bar, uffici e cucine, schierando, da una parte, i fan della mela morsicata, dall’altra gli eterni oppositori, che relegano l’intero fenomeno Apple ad una semplice questione di “moda”.
Oltre all’estrema prevedibilità di alcune logiche della socialità, un simile tamtam mediatico è il chiaro segnale di quanto sia ormai diffuso l’utilizzo di smartphone nella vita di tutti i giorni. Il fenomeno fa leva principalmente sui ritmi di vita sempre più frenetici, sul desiderio costante di connettività e sulle molte funzionalità aggiuntive rese disponibili dalla fruizione in mobilità. A confermare ulteriormente quella che è ormai una ovvietà, arrivano, allora, alcune stime diffuse nei giorni scorsi.
Stando al “Traffic and Market Report” stilato periodicamente da Ericsson, il tasso di penetrazione della telefonia mobile avrebbe raggiunto, nel secondo trimestre 2012, quota 89% a livello mondiale e quota 129% con riferimento alla sola Europa occidentale, per un totale di 6,3 miliardi di sottoscrizioni, pari a 4,3 miliardi di abbonati. A trainare la crescita sarebbero, in particolare, i mercati dell’India e della Cina che insieme “costituiscono circa il 40% delle nuove 140 milioni di sottoscrizioni nel secondo trimestre 2012”. Seguono nella classifica il Brasile (+11 milioni), l’Indonesia (+9 milioni) e le Filippine (+5 milioni). Le rilevazioni di Ericsson evidenziano anche il costante aumento delle sottoscrizioni alla banda larga mobile, che si attestano intorno a 1,2 miliardi, a conferma di quanto la mobilità sia una tendenza più che consolidata, dettata dal bisogno delle persone di essere connesse sempre e ovunque e di poter godere di una fruizione ritagliata sulle specifiche esigenze dell’hic et nunc. Cresce, di conseguenza, anche il traffico dati mobile, raddoppiato tra il secondo trimestre 2011 e il secondo trimestre 2012 e trainato dai contenuti video, dunque, in definitiva, dal forte incremento nelle vendite di smartphone. Ericsson azzarda, infine, anche delle previsioni, sostenendo che entro il 2017 metà della popolazione mondiale sarà coperta dalla rete di nuova generazione 4G.
Sul fenomeno mobile è intervenuta poi anche la società di analisi Gartner, occupandosi, più precisamente, del mercato estremamente florido delle applicazioni. Stando ai risultati divulgati, il numero di download di apps sarebbe raddoppiato in un solo anno, passando dai 25 miliardi circa del 2011 ai 45,6 miliardi del 2012. Un dato poi è particolarmente significativo: rivela Gartner come ad essere scaricate siano soprattutto le applicazioni gratuite (89%, pari a 40,6 miliardi) e come, anche quelle cedute a pagamento, non rendano in fondo molto, avendo un prezzo medio di 3 dollari l’una. Pare infatti siano le applicazioni low-cost a trainare il download delle apps a pagamento: “Le apps con un prezzo fra 99 centesimi e i 2.99 dollari faranno la parte del leone con l’87,5% fra le applicazioni a pagamento (paid-for download) nel 2012, per raggiungere quota 96% entro il 2016”, ha commentato Sandy Shen, che ha diretto la ricerca. Entro il 2016 si prevede, inoltre, il raggiungimento di quasi 310 miliardi di download, il 93% dei quali free.
Per questo motivo gli sviluppatori dovranno trovare altri meccanismi per monetizzare il mercato delle applicazioni, come gli acquisti in-app, grazie ai quali trasformare semplici giocatori e utenti in paganti; Gartner prevede un aumento di questa modalità di pagamento dall’attuale 5% al 30% del 2016, ma perché ciò avvenga sarà ovviamente necessario creare modi sempre nuovi per soddisfare e coinvolgere il consumatore, convincerlo a tornare e ad affezionarsi, in una parola fidelizzarlo e creare, per questa via, un flusso di entrate costante.
A mantenere la posizione di leadership tra le piattaforme vendor, vi è sicuramente lo Store di Apple, che nel 2012 registra 21 miliardi di download, con un incremento del 74% rispetto al 2011 (incremento in realtà inferiore rispetto all’83% dei download complessivi , sintomo in un interesse crescente verso gli altri sistemi operativi). A competere con Apple, troviamo in primis Google Play e Microsoft Windows Phone Marketplace, tuttavia sembrano affacciarsi sul mercato alcuni vendor che, sfruttando il proprio nome e alcune lacune, potrebbero obbligare Apple a cedere alcune sue quote. Si tratta in particolare di Amazon e di Facebook (il Facebook App Center potrebbe presto giocare un ruolo fondamentale nel social networking e nel gaming). In Cina aumentano i download provenienti dagli store indipendenti Android.
Veniamo ora all’Italia: gli ultimi dati sull’audience online, resi disponibili da Audiweb, evidenziano come nel primo semestre 2012 siano 15 milioni gli individui che dichiarano di aver accesso alla rete da cellulare, smartphone o palmare, pari al 31,3% dei casi (34,6% degli uomini e 28,1% delle donne), e 2 milioni quelli che dichiarano di avervi accesso tramite tablet. A fruire maggiormente la rete in mobilità sono i giovani (circa la metà degli individui di età compresa tra gli 11 e 34 anni), i residenti del Centro Italia (il 37,6% della popolazione di quest’area) e del Nord Ovest (il 32,7%), infine i profili più qualificati in termini di istruzione e condizione professionale. I device mobili sono usati principalmente per navigare su internet (il 56,9% dei casi), inviare o ricevere e-mail (32,7%), consultare motori di ricerca (31,9%), accedere ai social network (31,8%). Sarebbero infine 3,5 milioni coloro che dichiarano di aver scaricato e utilizzato almeno una volta un’applicazione (solo gratuita nel 67,4% dei casi, anche a pagamento per il 32,6%).
L’osservatorio ebay.it ha, infine, evidenziato, tra luglio e agosto 2012, un aumento nelle vendite di smartphone del 4.6% (pari a 67.100 cellulari) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La causa viene ricondotta a una volontà di cambiare modello di dispositivo, in vista dell’annunciata uscita di modelli più aggiornati, come l’iPhone 5 appunto. Secondo il sito di vendite online, il prezzo medio di uno smartphone usato sarebbe di 175 euro e le parole più ricercate sarebbero iPhone, iPhone 4, Samsung Galaxy, Samsung e Nokia.
 
Buone notizie anche sul fronte italiano del mobile commerce: l’osservatorio ebay.it ha confermato come, da inizio anno, l’incremento degli acquisti realizzate attraverso smartphone sia stato pari al 30%. Nel solo mese di luglio si sarebbe conclusa una transazione ogni 32 secondi (8 secondi in meno rispetto a inizio anno); e le prospettive di crescita per l’Italia sono ancora ampie, se si considera che in Europa il tempo medio per concludere un affare in rete è di soli 0,4 secondi e in Gran Bretagna di 0,6 secondi. “La relazione che ognuno di noi ha con il proprio smartphone” – spiega Ebay.it in una nota – “è così stretta che, al giorno d’oggi, sarebbe quasi impossibile farne a meno. Anche l’esperienza dello shopping è radicalmente cambiata grazie a questa simbiosi. Che sia per trovare offerte vantaggiose o per controllare gli inventari, gli smartphone stanno diventando i migliori amici dei consumator”.
Fonte: pmi-dome
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Chiamate, SMS e Web: un quarto della giornata

Nel primo trimestre 2012, una nuova esplosione nell’utilizzo degli smartphone, i quali cessano di essere beni di consumo, per farsi materia culturale

Una moderna coperta di Linus. Essenziale, irrinunciabile e rassicurante. Forse chiamarla “dipendenza” pare un tantino forte, eppure proprio di questo si tratta.

A confermare e rilanciare, ancora una volta, il fortissimo legame che unisce gli italiani ai loro cellulari è uno studio di SuperMoney, il portale web nazionale formalmente accreditato dall’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) che si occupa di confrontare i servizi del settore commerciale e finanziario, allo scopo di mettere l’utente “nelle condizioni di effettuare acquisti” in linea con le sue “reali necessità e di farlo al prezzo migliore disponibile sul mercato”.

Alla base dell’indagine, diffusa pochi giorni fa, vi è un campione di 40.000 utenti del portale e la conclusione cui essa conduce è la crescita esponenziale nell’utilizzo del telefonino, da parte degli italiani, nel primo trimestre 2012, rispetto agli ultimi tre mesi del 2011.

“Possiamo rinunciare a tutto, tranne che al nostro cellulare”, sentenziano i promotori dello studio. Vero. “Nonostante il periodo di crisi – proseguono – si continua a spendere tempo e denaro per chiamate, sms e connessioni al web da smartphone”. Per comprendere realmente il fenomeno, ancor prima di citare cifre e stime, è necessario, tuttavia, fare un piccolo sforzo d’analisi: cosa spinge ad un uso (per certi versi potremo anche dire “abuso”) così massiccio dei dispositivi mobile? Sottolineare la contraddizione tra la diffusione degli stessi e il periodo di tasche vuote allontana un po’ dal vero nocciolo della questione. Non si tratta, infatti, di un impulso volto al possesso, non stiamo parlando di persone mosse dal desiderio di stringere tra le mani l’ultimo ritrovato della tecnica, al contrario ci stiamo sempre più distaccando dalla cosiddetta “società del consumo” per rifugiarci nella “società dell’uso”.

Il cellulare cessa di essere importante in quanto oggetto fisico e diventa fondamentale – anzi imprescindibile, stando ai dati diffusi – in quanto bene culturale, intendendo, con tale termine, non solo un ideale status symbol, ma in primis un mezzo per realizzare delle esperienze di vita. In questo si manifesta il superamento del concetto di “consumo” e di “distribuzione”, a favore della necessità di “comunicazione”.

In un periodo di continua rielaborazione delle risorse e dei codici culturali, il cellulare diventa quasi l’emblema di un incontro, quello tra determinate variabili sociali, economiche e ideali che, nel loro insieme, costituiscono la società in cui viviamo. A questo punto, il riferimento al pensiero di McLuhan è, seppur banale, inevitabile: cellulare come protesi, come estensione, cioè, tecnologica delle nostre facoltà sensoriali, capace di modificare non solo le percezioni e convinzioni individuali, ma lo stesso ambiente in cui ci muoviamo.

Desiderare uno smartphone, comprarlo, usarlo, non significa, allora, oggi, semplicemente essere vittime arrendevoli di buone campagne promozionali, vuol dire, piuttosto, semplicemente, essere membri della società, voler vivere pienamente la propria dimensione interpersonale. Questo malgrado la crisi, anzi, soprattutto con la crisi. Lo sanno bene le compagnie telefoniche che, proprio per questo, propongono piani di abbonamento che permettono l’acquisto a rate dei dispositivi, i quali diventano, quindi, sempre più alla portata di tutti.

Tecnologia e vita si muovono, dunque, in un rapporto dialettico, dove l’uno condiziona e determina reciprocamente l’altro. Nuove forme di gestione e distribuzione della conoscenza e delle informazioni, nuove pratiche fruitive e comunicative: questi dispositivi sono, infatti, destinati ad essere confinati nel limbo della “novità”. I cellulari che conosciamo adesso si distanziano notevolmente da quelli di pochi anni fa, sono stati capaci, nei mesi, di ridefinire la struttura spazio-temporale del processo comunicativo attraverso logiche sempre nuove, una microrivoluzione di carattere sia qualitativo (in termini di evoluzione culturale e sociale) sia quantitativo (ossia in termini di diffusione del mezzo).

Concentriamoci, allora, proprio su questa dimensione quantitativa analizzata da SuperMoney. Il tempo trascorso al cellulare nel primo trimestre 2012 è stato pari a 4 ore al giorno, dunque all’incirca il 25% del tempo che quotidianamente si ha a disposizione da svegli.

Si è assistito, poi, ad una vera e propria esplosione nelle connessioni internet tramite smartphone: le ore trascorse sul web si sono dilazionate del 36% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2011, arrivando a circa 3 ore e 15 minuti ogni giorno.
Ciò non significa, tuttavia, che siano stati abbandonati gli usi più “tradizionali” del mezzo, che, al contrario, hanno subito a loro volta un buon rafforzamento. Tra gennaio e marzo 2012 sono aumentate del 13,19% le chiamate effettuate ogni giorno (da una media di 4,8 chiamate dell’ultimo trimestre 2011 a una di quasi 6 nel 2012), allo stesso modo le chiamate ricevute sono incrementate del 3,81%.

Si telefona più spesso, dunque, ma non solo: il report sottolinea come sia aumentata anche la durata delle telefonate. Quelle in uscita hanno registrato un +3,41% (con una durata media di 4,37 minuti), quelle in entrata un +2,34% (4,18 minuti in media).
Tempi d’oro pure per gli sms, che nel 2012 sono aumentati dell’11,63%, passando da una media di 6,5 a una di 7,3 messaggi inviati al giorno.

Considerando complessivamente chiamate, messaggi e navigazione in rete, il tempo che ogni italiano trascorre quotidianamente in simbiosi con il proprio cellulare è, l’abbiamo detto, più o meno, di 4 ore: 37 minuti speso parlando (24 minuti per le chiamate in uscita, 13 minuti per quelle in entrata), un quarto d’ora inviando sms (ipotizzando di dedicare in media due minuti a ogni messaggio) e più di 3 ore sulla rete.

Focalizzando poi l’attenzione sul mondo virtuale, SuperMoney arriva a definire le attività cui gli italiani si dedicano principalmente con i loro smartphone. Troviamo innanzitutto l’invio di e-mail, poi l’utilizzo di servizi di messaggistica istantanea e dei social network (Facebook in testa ovviamente). Si trascorre, però, molto tempo anche in attività di ricerca, per trovare, ad esempio, offerte di lavoro, viaggi, hotel, ristoranti, o nella consultazione di annunci immobiliari.
L’ultimo capito dell’analisi ha inteso stimare quanto gli italiani siano disposti a spendere per un abbonamento di telefonia mobile che comprenda internet, chiamate e sms: il 35% del campione cerca tariffe con un costo massimo di 20 euro al mese, il 32% valuta offerte fino a 40 euro al mese, il 16% tra i 40 e i 60 euro, mentre il 17% degli utenti è orientato su tariffe che superano addirittura i 60 euro al mese.

“In un periodo di gravi difficoltà economiche come quello che l’Italia sta attraversando, stupisce rilevare come gli italiani siano disposti a spendere così tanto tempo e denaro in un’attività apparentemente non indispensabile, come l’uso del cellulare”, ha commentato Andrea Manfredi, amministratore delegato di SuperMoney. “In realtà – prosegue – è evidente che per la maggior parte dei consumatori, il telefonino e internet sono ormai diventati beni di prima necessità, non soltanto per svagarsi e comunicare, ma anche per affrontare le molteplici attività della vita quotidiana, come la ricerca di un lavoro o di una casa”.

Viste tutte le considerazioni fatte, non possiamo che trovarci d’accordo con Manfredi, il quale conclude la sua valutazione sui risultati dell’indagine affermando che “Puntare sul settore ‘mobile’, offrendo prodotti e servizi di qualità agli utenti, può rivelarsi una scelta vincente”.

Pubblicato su: PMI-dome

La rivoluzione è mobile

Stando a quanto riportato da The Economist, il 2011 sarebbe l’anno in cui ha inizio dell’era “post-pc”

The revolution is mobile” scriveva qualche giorno fa il settimanale britannico The Economist  compiendo una serie di riflessioni circa la portata attuale e futura del paradigma mobile.

Tra quelli riportati, il dato che maggiormente ha creato stupore è stato quello riferito alla vendita combinata di smartphone e tablet che, in base alle stime fornite dalla banca d’affari Morgan Stanley, sarebbe, per l’anno in corso, superiore a quella dei personal computer, portatili compresi.

Secondo alcuni si tratterebbe di una svolta storica, l’inizio dell’era cosiddetta “post Pc”, come profetizzato anche da Steve Jobs: l’anno della sua morte verrebbe, allora, a coincidere con la fine dell’epoca definita “Wintel” (termine che sta ad indicare, con un’accezione leggermente negativa, il regime di monopolio instaurato dal connubio tra Microsoft e Intel per la realizzazione di computer dotati di sistema operativo Windows e hardware Intel) e con il parallelo ed effettivo avvio dell’epoca mobile e delle sue molteplici manifestazioni, quasi una celebrazione del mondo intero alla sua visione sul futuro dell’innovazione tecnologica e sociale.

Il mercato dei PC, fissi e portatili, non pare certo in totale declino, anzi, dicono le previsioni, saranno tra i 350 e i 360 milioni gli esemplari venduti quest’anno, segnando una tendenza di crescita, seppur piuttosto lenta. Ovviamente, poi, alcune attività rimarranno ancora per molto tempo di esclusivo appannaggio dei PC, i quali, grazie a tastiera, grande schermo e connettività veloce, consentono delle prestazioni che, al contrario, mal si conciliano con gli inevitabili limiti fisici del mobile; rimane, allora, in capo a questi strumenti il primato relativo alla produzione di contenuti (al contrario dell’esperienza fruitiva, conquistata dal mobile). I PC tradizionali, inoltre, stanno attraversando una sottile rivoluzione interna, con l’uscita di modelli sempre più leggeri, come l’“ultrabook”. Tuttavia il decennale dominio dei personal computer, che ha visto un passaggio da cento milioni di esemplari nel 1993, a un miliardo nel 2008, viene ora superato dal vero e proprio boom nel mobile, con l’attesa di dieci miliardi di device (smartphone e tablet) nel 2020.

Termina, dunque, si sottolinea dalle file del settimanale The Economist, il dominio, che per una trentina d’anni è stato incontrastato, del PC, mezzo fondamentale di democratizzazione, nel permettere un incremento nella produttività personale e nel dare libero accesso, tramite la rete, ad una serie di servizi, rimanendo comodamente a casa o in ufficio. In questa chiave vanno forse letti i recenti rumors in base ai quali Hewlett-Packard (HP) starebbe valutando lo scorporo della divisione Personal Systems Group.

Si procede, a ben guardare, lungo la strada della miniaturizzazione tecnologica, con degli strumenti che, grazie al loro essere estremamente maneggevoli, leggeri e portatili, continuano ad incontrare il crescente favore del pubblico. A questo si aggiungano i passi avanti compiuti nel senso della velocità di connessione e dello sviluppo di applicazioni ad hoc, capaci di rendere la fruizione del tutto originale e ritagliata sulle specifiche esigenze dell’hic et nunc. Una fruizione, dunque, ancor più intima e personale di quella sviluppata con i personal computer, che pure nel nome rimandano a questo rapporto di unicità. Una fruizione, in definitiva, che potrebbe facilmente tradursi in una sorta di dipendenza, nel dialogo con il dispositivo e, attraverso questo, con la cerchia dei nostri conoscenti.

Alcuni hanno cercato di ridimensionare il dato riferito al sorpasso, collocandolo in una situazione di semi-saturazione del mercato PC, nella quale i nuovi acquisti vanno semplicemente a sostituire i vecchi dispositivi, le cui prestazioni, con riferimento all’utente medio, possono durare anche quattro-cinque anni.

Dal mio punto di vista, invece, simili confronti, seppur estremamente significativi, mancano di cogliere come, in realtà, ci si stia riferendo a due strumenti molto diversi tra loro, accumunati da alcune funzionalità di base, ma destinati a due modelli percettivi e fruitivi completamente differenti. I dispositivi mobile ben si prestano, ovviamente, ai ritmi di vita sempre più frenetici e dinamici e si candidano – in Italia lo sappiamo meglio di chiunque altro – a diventare indice immancabile di un particolare status symbol. Tuttavia la loro esistenza termina laddove vengano richieste delle performance più tecniche e pensate, appunto, per una attuazione non mobile. Ben vengano, dunque, i confronti, mantenendo, però, sempre ben presente il fatto che l’evoluzione tecnologica implichi sempre una riformulazione dei rapporti tra media, ma ciò non significa che vi siano necessariamente dei vinti e dei vincitori.

La diffusione riflette, forse, il cambiamento sociale, laddove si confondono sempre più sfera lavorativa e personale, con la tendenza a portare le pratiche anche fuori dall’ufficio, e si utilizza sempre più il mezzo internet per portare a termine qualsiasi azione, dall’informarsi, al fare shopping, al socializzare.

Altri due sono, poi, gli aspetti sui quali è necessario concentrare l’attenzione: innanzitutto l’aumento esponenziale, nei prossimi anni, della diffusione di laptop, aumento che pare essere molto simile a quello che conosceranno i tablet portatili; inoltre l’aumento nelle vendite di smartphone si accompagna ad una riduzione nelle vendite di cellulari tradizionali, il che starebbe ad indicare non una crescita incredibile dei cosiddetti cellulari intelligenti, ma una graduale sostituzione dei vecchi cellulari, a vantaggio di dispositivi simili ma dotati di maggiori funzionalità.

Ofcom, l’autorità competente e regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito, ha recentemente rilevato come più di un adulto su quattro possieda ed utilizzi uno smartphone. Anche Nielsen, “leader mondiale nelle informazioni di marketing e nella rilevazione di dati sui consumi e sull’utilizzo dei media”, ha evidenziato come simili dispositivi costituiscano la maggior parte della spesa in telefonia mobile realizzata in America.

Secondo Yankee Group, una società di ricerche di mercato, le vendite di smartphone supereranno quelle dei telefoni normali nei prossimi anni; la loro diffusione sta coinvolgendo anche i mercati dei Paesi emergenti: in Indonesia, ad esempio, i dispositivi BlackBerry realizzati dalla canadese Research in Motion (RIM) stanno diventato uno status symbol tra la classe media del Paese, in rapida ascesa.

Parallelamente aumentano, seppur in misura inferiore, anche le vendite di tablet; in particolare, da quando l’iPad di casa Apple ha fatto la sua comparsa lo scorso anno, si è materializzata una serie di epigoni concorrenti, dal Playbook di RIM, al Galaxy Tab di Samsung, al Tablet di Sony, fino al nuovissimo Fire Kindle di Amazon.

Il sorpasso di smartphone e tablet sui computer evidenzia, inoltre, anche un grande cambiamento in atto nel mondo stesso della tecnologia digitale: i principali progressi registrati nell’ambito dei personal computer sono stati, per molto tempo, frutto di ricerche sviluppate tra le file delle forze armate e del big business, ricerche capaci di realizzare innovazioni e scoperte successivamente adattate e destinate al consumo di massa; la stessa rete Internet, ad esempio, è stato ispirato da una tecnologia sviluppata, in piena guerra fredda, dal sistema della difesa degli Stati Uniti. Tale tendenza pare essersi invertita negli ultimi dieci anni, con un mercato del consumo di massa destinato a farsi sempre più promotore di nuove formule e prassi digitali, da applicarsi solo in un secondo momento ad ambienti sofisticati e complessi. “Il consumatore è il re”, evidenzia, allora, il The Economist, rilevando un fenomeno che gli addetti ai lavori definiscono “consumerizzazione” dell’IT.

È ragionevole affermare che eserciti, università e altre istituzioni continueranno a spendere ingenti somme per finanziare la ricerca tecnologica, tuttavia alcune recenti tendenze fanno capire come tale fenomeno sia in continua crescita; l’aumento dei redditi in primis ha portato alla formazione di un vasto e globale pubblico early adapter per questi dispositivi: “queste persone saranno in grado di assorbire la nuova tecnologia su una scala che è semplicemente stupefacente”, afferma Craig Mundie, responsabile ricerca e strategia di Microsoft. Il costo, poi, di queste nuove tecnologie è in progressiva discesa, dando un continuo impulso ai consumi; l’e-reader Kindle, ricorda il settimanale, è arrivato ora a costare 79$, contro i 399 $ previsti per la prima versione lanciata nel 2007, inoltre vi sono alcune compagnie di telecomunicazioni che propongono l’acquisto a rate dei devices, accompagnato a piani tariffari per il loro utilizzo particolarmente convenienti. La crescita nella diffusione della rete e della connettività a banda larga hanno favorito i consumi, per questo motivo società forti quali Apple, Google e Amazon continuano a rivolgere in via preferenziale le proprie proposte innovative ai consumatori finali piuttosto che agli interlocutori istituzionali o a partner aziendali.

La combinazione tra nuovi dispositivi, connettività diffusa e abbondanza di contenuti online sta incrementando le aspettative dei cittadini circa i traguardi che la tecnologia può raggiungere. Allo stesso modo si tende a portare con sé tali dispositivi anche all’interno del proprio ambiente di lavoro, laddove, cioè, le tecnologie messe a disposizione sembrano non reggere il confronto in quanto a prestazioni; per questo motivo molte sono le aziende che sono chiamate a rivedere la propria abitudine a considerare i dipendenti del dipartimento IT come servi digitali, capaci di eseguire solo ciò che viene detto loro.

Il fiorente mercato della tecnologia intelligente di consumo può, in definitiva, rappresentare una forza fondamentale per dare nuovo impulso all’energia imprenditoriale, capace di creare nuovi prodotti dal forte impatto; esso, inoltre, incoraggia le organizzazioni di qualsiasi tipo ad adattare ai propri specifici scopi le innovazioni provenienti dal mondo consumer. Molte, quindi, in questo senso, le possibilità per emergere offerte alle imprese.

Pubblicato su: PMI-dome

 

Android supera Symbian

Gli analisti di Canalys hanno evidenziato come nel 2010 il dominio decennale di Symbian sia stato superato dal sistema operativo di Google

Stando ai risultati di un’analisi di mercato condotta dalla società di ricerca Canalys, il software di Google, Android, a soli 2 anni dal suo lancio, sarebbe attualmente il sistema operativo per smartphone più utilizzato al mondo.

Pare, infatti, che nell’ultimo quadrimestre del 2010 Google abbia venduto 32,9 milioni di cellulari dotati del sistema Android (nel 2009 ne aveva venduti 4,7 milioni), con un tasso di crescita annuale corrispondente al 615,1%, arrivando a detenere una quota di mercato pari al 32,9%, contro l’8,4% riferito all’ultimo quadrimestre del 2009.

In altri termini, le vendite di smartphone Android sono cresciute di almeno sette volte in un solo anno, un dato che ha implicato il superamento, per la prima volta dopo dieci anni, del dominio di Symbian, usato da Nokia, che slitta, così, alla seconda posizione: dallo studio emerge che, nello stesso intervallo di tempo riferito al 2010, il concorrente finlandese ha venduto 31 milioni di smartphone Symbian, passando dal 44,4% di share detenuto nel 2009, al 30,6% attuale.

La terza posizione della classifica è occupata, invece, dal sistema operativo iOS di Apple, con circa 16,2 milioni di iPhone venduti tra ottobre e dicembre 2010, quasi il doppio rispetto a quegli 8,7 milioni del 2009; tuttavia, proprio a causa della fortissima diffusione di Android, le quote di mercato di Apple sarebbero scese dal 16,3% del 2009 al 16% attuale.

La Research In Motion (RIM), casa produttrice di Blackberry, ha raggiunto il quarto posto, con 14,6 milioni di unità vendute (contro i 10,7 milioni del 2009) e passando ad una quota di mercato del 14,4% (contro il 20% del 2009).

La società d’analisi sottolinea come tale risultato sia da attribuire principalmente all’ampia disponibilità di terminali Android da parte dei diversi costruttori; a differenza di Apple e Nokia, Google ha, infatti, scelto di non produrre in proprio i cellulari, ma di offrire gratuitamente il sistema operativo ad altre società: ecco allora che, grazie ad Android, Lg Electronics, Samsung Electronics, Acer e Htc hanno registrato crescite rispettivamente del 4.127%, 1.474%, 709% e del 371% anno su anno ed ecco che, al momento, Htc e Samsung detengono, assieme, quasi il 45% delle vendite di cellulari Android.

L’unica società che pare aver subito un calo nelle vendite è Microsoft, con perdite che si aggirano attorno al 20,3%, e attribuite, in parte, dagli analisti, al fatto che le vendite del Windows Phone sono cominciate alla fine dell’ultimo trimestre 2010. Ciononostante le vendite complessive di smartphone sarebbero aumentate dell’89% rispetto all’anno precedente, con 101,2 milioni di unità: da più parti ci si interroga sulla possibilità che i cellulari superino, nel più prossimo futuro, pc e portatili come strumento privilegiato di navigazione in rete.

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