Trovare lavoro con i Social Network: la situazione nel Veneto

Pubblico di seguito alcuni dei risultati emersi a termine del sondaggio da me diffuso in tema di lavoro e social network. Quanti fossero interessati a conoscere una versione più ampia di questo resoconto possono inviare una richiesta via mail all’indirizzo robertabarbiero2@gmail.com. Grazie di cuore a quanti hanno generosamente contribuito al mio lavoro, rispondendo al questionario!


Con la precisa intenzione di indagare se e in quale misura il social recruiting fosse diffuso nella regione che da sempre mi accoglie, il Veneto, ho scelto di stilare e diffondere un questionario sul tema. Esso analizza il fenomeno dal punto di vista degli effettivi o potenziali candidati e cerca primariamente di comprendere il livello di consapevolezza o scetticismo vigente in merito alle potenzialità dei Social Network nelle attività di ricerca attiva o passiva di un’occupazione.

Del questionario ho realizzato sia una versione cartacea sia una versione online, affidandone le sorti della diffusione al passaparola, oltre che alla distribuzione diretta.

Il periodo di somministrazione è stato di poco superiore a un mese, dall’8 agosto al 17 settembre 2014 e, per raccogliere maggiori adesioni e per avere più certezze circa la veridicità delle risposte, ho assicurato ai rispondenti il totale anonimato. Nella raccolta ho scelto di concentrarmi sulla fascia d’età che va dai 15 ai 64 anni, allo scopo di analizzare la cosiddetta “forza lavoro” o “popolazione attiva”, cioè quella porzione della popolazione potenzialmente occupata o alla ricerca di un’occupazione Hanno risposto al mio invito a partecipare al sondaggio in 825 persone residenti in Veneto.

Cerchiamo allora di conoscere le principali tendenze emerse, precisando che il mio campione, rispetto alle medie effettive della Regione, ricavate dalle più recenti stime Istat, toglie alcuni punti percentuali di rappresentatività alla fascia più anziana dei 55-64 – e in parte anche a quelle dei 45-54enni e dei 35-44enni – e li consegna direttamente alla fascia dei 25-34enni, denotandosi, allora, come un campione leggermente più giovane rispetto alla media della popolazione reale della Regione. Inoltre il mio è un campione decisamente più istruito rispetto alla media territoriale e da ciò deriva una probabile maggiore alfabetizzazione al mezzo informatico e alle sue manifestazioni più recenti, quali sono appunto le piattaforme di Social Networking. Possiamo anche ipotizzare che il divario rispetto al dato regionale dipenda primariamente dal metodo utilizzato e dai riscontri ottenuti nella rilevazione, che hanno visto protagonista il Web e il suo bacino di utenti.

Attraverso il mio questionario, ho cercato innanzitutto di comprendere quali siano i canali che hanno effettivamente permesso alle persone occupate di trovare lavoro. Le risposte fornite dai partecipanti veneti confermano la tendenza generale delle imprese tricolori a far ricorso, per il reclutamento, soprattutto a canali di tipo informale: il 40% dei rispondenti occupati dichiara di aver trovato lavoro primariamente grazie a parenti e ad amici e il 38% grazie a contatti professionali precedentemente allacciati. Seguono, nella classifica dei canali più efficaci per trovare un’occupazione, gli strumenti tradizionali di contatto con l’azienda (ad esempio comunicazioni via posta, fax, telefono o visite di persona), con un 20% di rispondenti occupati principalmente grazie a questi, i concorsi pubblici (14%), gli annunci online (13%), gli strumenti online più classici di contatto con l’impresa, come l’email o la sezione career del website aziendale (12%), le agenzie per il lavoro e le società di ricerca e selezione (10%). Ancora molto bassa la percentuale di efficacia relativa al canale che questo sondaggio ha inteso esplorare, le piattaforme di Social Network: con un 5%, esso non viene certo promosso nella rosa dei prediletti, ma conquista pur sempre una posizione non trascurabile, nel confronto con gli altri canali. Piuttosto marginale appare, invece, l’utilità degli annunci offline (come quelli presenti su giornali e riviste specializzate o acclamati alla radio e alla televisione, al 3%), dell’Ufficio stage universitario, di Informagiovani e dei Centri per l’impiego (tutte e tre le alternative restano ferme al 2%), infine dei Career day e degli eventi HR (che ottengono appena l’1%).

1_Efficacia dei canali per la ricerca di lavoroPrima di esplorare nello specifico le prassi fruitive degli utenti social, con una particolare attenzione alle loro implicazioni nell’incontro domanda/offerta di lavoro, ho voluto comprendere la reale entità della diffusione del fenomeno Social Network, chiedendo ai partecipanti di indicare se e a quante piattaforme fossero iscritti. Ne è emerso che la metà (pari a 412 persone) è iscritta e utilizza uno o due piattaforme, il 19% (cioè 160 individui) a tre o quattro piattaforme e il 9% (73) addirittura a più di quattro. Il restante 22% (pari a 188 rispondenti) dichiara di non essere iscritto e di non utilizzare alcuna rete sociale online. Declinando i dati relativi alla diffusione delle piattaforme social alle diverse fasce d’età cui appartengono i rispondenti, emerge come quella social sia una febbre che sembra aver colpito tutta la popolazione veneta attiva, pur delineandosi come un fenomeno proprio delle classi d’età più giovani.2_Diffusione dei Social network

 Alla seconda parte del mio sondaggio, quella che entra nel vivo della questione, erano invitati a rispondere i soli iscritti e fruitori di Social Network, al fine di comprendere la reale consapevolezza in capo a questi ultimi circa le potenzialità del mezzo. Vediamo alcune delle evidenze emerse.

Ho innanzitutto cercato di capire quali siano le specifiche piattaforme che raccolgono il maggior favore di pubblico e che risultano, dunque, più diffuse, in via generale: medaglia d’oro per Facebook (utilizzato dall’88% dei fruitori di reti sociali online), argento per LinkedIn (48%) e bronzo per Youtube (33%); appena più in basso troviamo il cinguettante Twitter (32%), seguito da Google+ (28%) e dal gusto un po’ vintage di Instagram (24%). Espansione, infine, piuttosto bassa per Pinterest (7%) e del tutto residuale per Myspace e Xing (entrambi al 2%).

3_Piattaforme Social Network più diffuseMi sono poi concentrata sul tema primario della mia tesi, interrogando direttamente il mio campione in merito all’effettivo utilizzo dei Social Network per la ricerca di lavoro: la maggior parte (il 63%) sostiene di non aver mai sfruttato le piattaforme a tale scopo, ma un buon 37% riporta di averlo fatto almeno una volta.

4_Utilizzo dei Social Network per la ricerca di lavoroTra i motivi di resistenza al ricorso a tali mezzi per cercare lavoro, emerge innanzitutto la scarsa efficacia che si ritiene essi abbiano in questo senso: quasi la metà (44%) di quanti non hanno mai sfruttato i social per trovare un’occupazione riporta di non averlo fatto perché crede siano strumenti poco utili allo scopo, seguiti da un 16% che crede che un utilizzo di questo tipo sia pericoloso per la propria privacy. Un lieve, ma comunque significativo, 11% rivela l’intenzione di farvi ricorso presto, mentre il 6% ammette di non averli usati semplicemente perché non ne è capace. Un frettoloso 7% pone la causa del mancato utilizzo nella scarsità della risorsa tempo, infine un fortunato 38% semplicemente non ha cercato lavoro.

5_Motivi di resistenza all'uso dei Social network per la ricerca di lavoroIl sondaggio ha cercato poi di approfondire il punto di vista di quanti hanno effettivamente usato questi network per favorire l’incontro domanda/offerta di lavoro. A questi è stato innanzitutto chiesto quali fossero le piattaforme impiegate a tale scopo e le risposte hanno visto, come prevedibile protagonista il network professionale LinkedIn (67%), seguito, con uno scarto abbastanza significativo, da Facebook (50%). Ridotto, invece, il ricorso alla piattaforma appartenente al colosso di Mountain View, Google+ (12%) e ai cinguettii di Twitter (8%). Piuttosto irrilevanti anche le percentuali riferite a Youtube (4%), al business Social Network Xing, a Pinterest (entrambi al 3%) e a Instagram (2%). Nessuno ha utilizzato Myspace per scopi professionali.

6_Social Network più usati per la ricerca di lavoroQuali sono, allora, le motivazioni che hanno spinto primariamente i job seekers veneti a cercare lavoro tramite piattaforme di Social Network? In primo luogo troviamo una particolare propensione ad aggiornare il proprio profilo con informazioni professionali e a dare, quindi, visibilità al proprio CV e al proprio percorso formativo e di carriera (52%). In secondo luogo vi è la volontà di costruire una rete di relazioni professionali (38%). Gli aspetti di scambio interpersonale ricorrono anche in quel 23% di rispondenti che sostengono un uso finalizzato al collegamento con un potenziale datore di lavoro o con il responsabile HR aziendale, in quel 15% che vede l’utilità del mezzo nell’opportunità di ottenere un contatto con un selezionatore, infine in quell’ulteriore 15% che punta sullo scambio di opinioni in ambito professionale. Tali risposte, per nulla trascurabili, sono certamente simbolo di un utilizzo – almeno nelle intenzioni – piuttosto evoluto del mezzo, non limitato alla semplice ricerca di annunci di lavoro. Quest’ultima continua comunque ad avere un peso rilevante: il 36% del campione afferma di sfruttare il mezzo sociale per trovare più offerte di lavoro sulle pagine aziendali e il 23% per trovarvi offerte di lavoro più interessanti rispetto a quelle raggiungibili tramite altri mezzi. Un ulteriore dato dovrebbe poi destare particolare attenzione in capo alle aziende del territorio: il 27% dei rispondenti usa i media sociali per recuperare e verificare le informazioni relative all’azienda prima di procedere con l’invio di una propria candidatura; molto importanti possono rivelarsi, allora, le strategie di employer branding poste in essere dalle imprese su queste piattaforme, per diffondere un’immagine positiva del proprio ambiente di lavoro, al fine di attrarre i potenziali talenti. Malgrado l’attenzione primaria data dai job seekers veneti alla diffusione social delle informazioni relative alla propria esperienza lavorativa, solo il 13% di essi dichiara, infine, di servirsi del mezzo per monitorare la propria reputazione professionale online, dimostrando, quindi, una non piena consapevolezza circa la centralità che questa sta assumendo nelle scelte reali dei recruiters.

7_Motivi di utilizzo dei Social Network per la ricerca di lavoro

Arriviamo ora alle stime forse più significative, quelle relative alla concreta efficacia delle reti sociali nel favorire l’incontro tra chi cerca e chi offre un impiego: l’azione di ricerca social dei job seekers veneti arriva al bersaglio-azienda o è destinata a fare un buco nell’acqua? Cerchiamo di comprenderlo: il 16% del campione rivela di aver ottenuto un lavoro anche grazie a queste piattaforme e un minuscolo – ma pur sempre attraente – 1% di averlo ottenuto esclusivamente per loro merito. Si tratta ovviamente di percentuali solo residuali, ma assolutamente non irrisorie, poiché rivelano una tendenza che – seppur in fase ancora embrionale – comincia a farsi strada e a trovare il favore di aspiranti lavoratori e Responsabili HR. Ai dati abbastanza incoraggianti appena riportati, va, inoltre, aggiunto un buon 34% di rispondenti che ha riferito di essere stato contattato da un’azienda raggiunta tramite i Social Network, anche se poi il contatto non si è concretizzato nella stipulazione di un effettivo accordo di lavoro. Buona parte del campione analizzato (più della metà se si sommano le percentuali appena citate) ha, dunque, ottenuto un riscontro da parte delle aziende contattate, aziende che sembrano, allora, avere una presenza forte nelle piattaforme: esse osservano, intuiscono, cercano e rispondono agli utenti. Se si considerano l’attuale mercato del lavoro, che di certo non brilla per opportunità occupazionali, e l’ampia diffusione che i canali prima definiti “informali” hanno nelle prassi di reclutamento aziendale, è possibile ritenere che il social recruiting sia un canale, tutto sommato, abbastanza efficace per l’incontro domanda/offerta lavoro in Veneto. Certo quel restante 49% del campione, che afferma di non aver ricevuto alcun feedback da parte delle imprese contattate col mezzo social, ci ricorda quanto sia ancora lunga la strada da percorrere prima che i Social Network possano elevarsi al rango di protagonisti delle varie fasi che compongo il reclutamento in azienda, tuttavia i segnali che lasciano ben sperare non sono pochi.

8_Efficacia dei Social Network nella ricerca di lavoroA conclusione del mio sondaggio, ho scelto di indagare la percezione che gli utenti hanno circa l’utilità del mezzo social per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. La maggior parte dei rispondenti veneti (44%) afferma di credere nella loro utilità in futuro, relegandoli, nel presente, ad un ruolo solo secondario; un buon 34% si dichiara tuttavia convinto della loro efficacia anche nell’attuale contesto storico, decretando una buon livello di lucidità circa le potenzialità di queste piattaforme. Solo il 9% non crede affatto nella loro utilità, mentre il 13% non è in grado di formulare un’opinione in merito.

9_Percezione dell'utilità dei Social Network per incontro domanda:offerta lavoroA chiusura di questa operazione di indagine, possiamo dire che, anche nel territorio regionale veneto, si conferma l’ampio successo che le piattaforme di Social Networking sembrano avere a livello nazionale e internazionale; in particolare, nel contesto veneto, l’importanza degli aspetti relazionali sottesi alle piattaforme inizia ad essere percepita nelle pratiche di ricerca attiva di un lavoro e questi network non vengono più sfruttati semplicemente come mero moltiplicatore di annunci di lavoro.

Malgrado sia presumibile immaginare che molte persone si siano iscritte ai network sociali semplicemente sulla spinta di una prassi ormai diffusa, per estendere, oltre il lato fisico, la forza dei propri legami reali, per passare il tempo libero, dunque senza particolari pretese per la propria qualità di vita o di carriera, pare che l’evoluzione delle pratiche fruitive stia andando nella direzione di utilizzo sempre più strumentale e funzionale del mezzo. Non sembra, allora, insensato ritenere che, con l’avanzare del tempo, il mondo del lavoro – e in particolare il momento dell’incontro tra chi offre e chi cerca un’occupazione – possa gradualmente conquistare uno spazio sempre più considerevole, orientando le scelte di condivisione degli utenti. Certo è facile prevedere che le aziende italiane faticheranno ad abbandonare i canali informali per le proprie scelte di reclutamento, ma altrettanto certamente un ruolo di estrema rilevanza sembra attendere i Social Network, alla stregua degli annunci online presenti sui portali o delle agenzie per il lavoro.

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Sondaggio sull’uso dei Social Network per la ricerca di lavoro in Veneto

BUONGIORNO!

Come i miei fedelissimi già sanno, sto frequentando un master in Diritto del Lavoro presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia… Nell’ambito di questo percorso formativo, con l’intenzione di approfondire i miei precedenti studi in Comunicazione, ho scelto di indagare una delle più attuali tendenze relative alle dinamiche dell’ incontro tra domanda e offerta di lavoro, cioè il reclutamento di lavoratori attraverso le piattaforme di social networking (per gli amanti dei tecnicismi, parliamo di “Social Recruiting”)…

Ho predisposto un sondaggio per approfondire, in particolare, il punto di vista dei Jobseeker veneti su questa tendenza. Chiedo a tutti voi internauti residenti nel territorio veneto la cortesia di concedermi cinque minuti del vostro tempo per rispondere alle domande che seguono e vi invito a fornirmi qualsiasi opinione, impressione o richiesta di informazioni, commentando questo post o inviandomi una mail all’indirizzo robertabarbiero2@gmail.com! Grazie a tutti, Roberta

Le dinamiche della domanda-offerta lavoro in tempi di crisi e Web 2.0

I candidati italiani consultano gli annunci per un posto dietro ai fornelli, ma le maggiori opportunità sono tra le scrivanie di un ufficio. Sempre più importante l’online reputation nel processo di reclutamento, il 12% dei selezionatori ha scartato nominativi dopo aver informazioni raccolto in rete

Quelli attuali non sono certo tempi d’oro per il mercato del lavoro. Pochi giorni fa il Ministero del Lavoro ha evidenziato come, nell’arco del 2012, i licenziamenti – sia quelli collettivi sia quelli singoli, per giusta causa o giustificato motivo – abbiano superato quota un milione (1.027.462), con un aumento del 13,9% sul 2011 (quando furono 901.796) e a fronte di 200 mila assunzioni in meno. Nel solo ultimo trimestre si sono registrati 329.259 licenziamenti, in incremento del 15,1% rispetto allo stesso periodo 2011. Nell’intero 2012 sono stati attivati circa 10,2 milioni di rapporti di lavoro, contro i quasi 10,4 milioni complessivamente cessati, tra dimissioni, pensionamenti, scadenze di contratti e licenziamenti. L’ANSA, elaborando gli archivi Istat, ha, inoltre, rilevato come sia aumentato nel 2012 il numero degli scoraggiati nel Belpaese, stimati in 1,6 milioni di unità. Si tratta di coloro che non cercano più lavoro perché sono convinti di non riuscire a trovarlo. Essi rientrano nella categoria degli inattivi (che non fanno parte della forza lavoro, poiché non classificati come occupati o in cerca di occupazione), che comprende anche studenti, casalinghe e pensionati. Se gli inattivi sono, nel complesso, diminuiti del 3,9%, a causa della crisi, gli scoraggiati sono invece aumentati del 5,3%; tale crescita ha coinvolto soprattutto le fasce d’età più alte (+13,3% tra i 45-54enni e +23,1% tra i 55-64enni) e le donne (+8,6%, giungendo a quota 1 milione 96 mila unità). Tra gli scoraggiati, 1 milione e 150 mila ha un’età compresa tra i 35 e 64 anni (+10,1%).
In un contesto così drammaticamente mutato, si rinnova la struttura stessa del gioco domanda-offerta lavoro e si evolvono, di conseguenza, i processi di reclutamento. Su questi ultimi si sono, in particolare, concentrate due interessanti indagini, promosse recentemente da due realtà che basano la propria intera attività sul cercare di far incontrare esigenze lavorative con posti vacanti. I risultati possono aiutarci a comprendere meglio la portata del cambiamento in atto.
INDAGINE SUBITO.IT
Subito.it – il famoso portale di annunci per la compravendita e il lavoro – ha evidenziato, a inizio 2013, un’inattesa crescita nelle richieste di personale, pari al 17% rispetto a inizio 2012. Parallelamente sale, tuttavia, anche il numero degli annunci di candidati alla ricerca di lavoro, che raggiungono quota 200mila, registrando un +37% sul 2012. Finisce così per accentuarsi lo scarto tra candidature spontanee e posizioni aperte: se a febbraio 2012 le prime superavano le seconde del 134%, nello stesso periodo di quest’anno la percentuale sale al 175%.
Un ulteriore scostamento si rileva anche dal punto di vista qualitativo, con riferimento alle posizioni aperte e quelle invece più ambite da chi è in cerca di occupazione: le maggiori opportunità (52%) sono nell’ambito del “lavoro d’ufficio” (responsabili commerciali e agenti di vendita, specialisti IT, programmatori, grafici, manager e operatori di call center) e, a seguire, nel campo del turismo e della ristorazione (7%), infine nel commercio o all’interno di vari negozi (6%); per contro le oltre 670 mila ricerche di lavoro (in crescita di 24 punti percentuali sul 2012) sembrano più orientate ai fornelli. I candidati italiani recuperano le proprie tradizioni gastronomiche e ambiscono primariamente ad una professione nel settore Food & Beverage o nella ristorazione: il 16% circa di coloro che navigano su Subito.it alla ricerca di lavoro aspira alla posizione di chef/cuoco (27,50%), aspirante tale (5,57%), barman (21,15%), pizzaiolo (20,38%) o, ancora, pasticcere, gelataio, fornaio, lavapiatti e maître di sala.
Al secondo posto tra le figure più ambite troviamo quella dei collaboratori domestici, che occupa il 13,4% delle ricerche di occupazione, suddivisa tra le posizioni di badante (52,13%), dama di compagnia (0,44%), baby sitter (29,19%), colf/domestico (16,51%) e dog sitter (1,30%). Quest’ultima categoria è stata, in particolare, oggetto di ben 2500 candidature spontanee (quasi la metà distribuite, nell’ordine, tra Lombardia, Lazio e Piemonte), trasformando quella che nasce come passione in una vera e propria professione.
In terza posizione troviamo gli aspiranti autisti (7%).
Gli aumenti individuati possono essere in parte spiegati con “la crescita dell’utilizzo di Internet che, nel periodo considerato, è stata di circa il 7% (dati Audiweb)” – come ha sottolineato l’Amministratore Delegato di Subito.it, Daniele Contin – e che ha imposto agli utenti un’evoluzione nei modelli di fruizione del mezzo. I segni più riflettono, dunque, una tendenza più generale, ciononostante è importante notare come “a fronte di una contrazione generale del mercato” del lavoro, la Rete venga sempre più considerata come “strumento immediato e affidabile di ricerca di opportunità professionali e di business, sia dal lato della domanda che dell’offerta”.
L’analisi di Subito.it si spinge poi all’individuazione di alcune differenze di ordine territoriale. Assumendo una prospettiva regionale, si nota una sostanziale omogeneità nella distribuzione delle opportunità professionali: al primo posto per numero di posizioni aperte si colloca la Lombardia (16%), subito seguita da Campania (13%) e Lazio (11%). Le sproporzioni più elevate tra offerte di lavoro sul sito e annunci dei candidati (a sfavore, come abbiamo visto, delle prime) si hanno in Sardegna (310%), in Sicilia (270%) e in Piemonte (229%), mentre quelle più basse si rilevano in Umbria (88%), Calabria (79%) e Basilicata (73%).
Dal punto di vista provinciale, la posizione di cuoco o chef è in assoluto la più ambita ad Ancona, Genova, Palermo e Trieste. Quella di autista è la più ricercata a Milano (11%, seguita da badante al 10% e cuoco al 5%), a Roma (10%, seguita da cuoco al 7% e segretaria al 6%) e a Firenze (14,5%, seguita da badante al 5% e operaio al 5%).
A Torino si cercano soprattutto lavoro come badante (13%), operatore specializzato (12% tra operai, muratori, elettricista, saldatori, fresatori, serramentisti, imbianchini) e autista (7%). Qui chi offre lavoro si orienta invece più sul personale specializzato in ambito IT o vendite.
A Palermo le aziende cercano poi soprattutto personale qualificato per lavori “di ufficio”, mentre i potenziali candidati aspirano a fare il cuoco (9%), la badante (8%) e, a pari merito, il baby sitter e l’autista (6%).
A sorpresa, il pizzaiolo è una delle posizioni più ambite in laguna: a Venezia è al terzo posto tra le più ricercate (6%) e a Padova addirittura al secondo (8%).
INDAGINE ADECCO ITALIA
Sempre più il Web assume, quindi, un ruolo di primo piano nella dinamica dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro e sempre più le relazioni sociali costruite online sembrano influire sulle probabilità di trovare un’occupazione. Avere una rete ricca e integrata di rapporti, tanto nell’offline quanto nelle diverse piattaforme di social network, permette di incrementare il proprio “capitale sociale integrato”. Ciò significa avere la possibilità di allacciare nuove relazioni con persone di status superiore, di rafforzare, allo stesso tempo, la frequenza e la stabilità dei legami già esistenti e, di conseguenza, di intercettare più facilmente tutte le informazioni utili a trovare lavoro. Tale capitale sociale integrato viene ormai considerato un aspetto fondamentale da parte dei responsabili risorse umane, incaricati del processo di reclutamento.
È questa una delle principali evidenze emerse nell’indagine 2013 “Il lavoro ai tempi del #socialrecruiting e della #digitalreputation” condotta sotto forma di sondaggio online da Adecco Italia, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, tra novembre 2012 e febbraio 2013. Giunta alla terza edizione, la rilevazione ha inteso far emergere il ruolo che i legami personali hanno, in tempo di Web 2.0, nella ricerca di una posizione professionale. A essa hanno partecipato 13.283 candidati e 479 selezionatori, dei quali si è cercato innanzitutto di costruire un identikit.
I responsabili HR hanno un’età distribuita in modo piuttosto omogeneo tra le diverse fasce, con una prevalenza di 36-45enni (37%), e risiedono prevalentemente al Nord (73%, contro il 15% che risiede al Centro e il 12% al Sud). Quest’ultimo dato riflette il fatto che molte aziende abbiano il proprio dipartimento HR a Milano, soprattutto quando si tratta di realtà di grandi dimensioni. Singolare, a tal proposito, è l’evidenza che la maggior parte dei responsabili intervistati (57%) appartenga a grandi aziende (con più di 250 addetti), nonostante il tessuto imprenditoriale italiano sia composto in prevalenza da PMI; ciò potrebbe, in parte, essere dovuto allo svolgimento online del sondaggio, dunque dalla potenziale esclusione da parte delle realtà meno digitalizzate.
Tra i candidati prevale la fascia dei 26-35enni (36%), con un 21% di giovanissimi (18-25enni) e un 25% di 36-45enni; bassa risulta la percentuale degli over 45 alla ricerca di lavoro (15%), probabilmente a causa della modalità online del sondaggio. Anche la maggior parte dei candidati si trova al Nord (ma il tasso di concentrazione è meno elevato, essendo pari al 54%, contro il 19% situato al Centro e il 27% al Sud).
Sia tra i responsabili HR sia tra i candidati, la presenza di donne e uomini è pressoché omogenea, con una leggerissima prevalenza di donne.
L’utilizzo dei social network è molto diffuso tra i selezionatori che vi ricorrono per uso personale e professionale nell’88% dei casi (percentuale che sale al 94% se si considerano anche gli utilizzi come azienda). Meno rilevante è invece l’uso di questi strumenti per la ricerca di lavoro da parte dei candidati (53%), nonostante il 99% di essi vi ricorra in generale, anche per altri scopi. Più nel dettaglio, Linkedin sembra essere il canale privilegiato dei recruiter per trovare nuovi profili, con il 42% delle preferenze, seguito da Facebook (29%) e da Twitter (9%), mentre tra i candidati la ricerca di lavoro in Rete avviene prevalentemente attraverso i siti di lavoro (94%), le App (39%) e Facebook (30%); solo il 26% usa Linkedin e solo il 5% Twitter.
Quali sono i vantaggi che derivano dall’utilizzo di questi canali online? Per chi è alla ricerca di un’occupazione, questi risiedono nella possibilità di trovare un maggior numero di offerte (44%), poi nell’opportunità di dare maggiore visibilità al proprio CV (38%) e di trovare offerte di lavoro più interessanti (32%) specialmente all’interno delle pagine aziendali; solo il 16% considera l’importanza nel creare relazioni professionali e solo il 6% è interessato a monitorare in questo modo la propria reputazione online. I responsabili HR ricorrono invece agli strumenti di recruiting online principalmente per allargare il bacino dei candidati (16%) e verificare la completezza e la solidità dei CV ricevuti (16%), oltre che per trovare profili più mirati (15%), per informarsi sulle relazioni professionali del candidato (14%) e per controllare i contenuti da questo pubblicati (10%).
Adecco passa poi ad analizzare la valutazione che selezionatori e candidati danno circa l’utilità di alcune piattaforme online. In linea con le proprie prassi fruitive, i primi apprezzano principalmente Linkedin (78% valutazioni positive) e i siti di matching (72%). I candidati mettono invece al primo posto per utilità i siti (70%) e al secondo Linkedin, che, nonostante raggiunga solo il 29% delle valutazioni positive, conquista comunque una posizione di estremo rilievo, che non trova corrispondenza nelle scelte di utilizzo prima descritte: in sostanza chi cerca lavoro considera Linkedin più utile di Facebook (29% contro 20%), ma sfrutta primariamente – e paradossalmente – quest’ultimo come canale per la ricerca.
Stando a quanti un lavoro l’hanno trovato, la formula più efficace per trovare un posto è quella di utilizzare un mix di differenti strumenti che comprenda in primo luogo gli annunci online (40%), le agenzie per il lavoro (34%) e la rete di parenti e amici (32%).
Per il 50% dei responsabili risorse umane i social media hanno reso più facile la ricerca di candidati e il 34% ha effettivamente utilizzato questi strumenti  per assumere. Per contro il 75% dei candidati sostiene che i social non sono stati d’aiuto e solo un misero 2% dice di aver trovato lavoro esclusivamente attraverso essi (su un 30% che ha inviato la propria candidatura e un 8% che è stato in seguito contattato), ma – a giudicare dalle precedenti risposte – ciò potrebbe dipendere da un uso scorretto e poco ragionato del mezzo.
La forza di questi strumenti risiede soprattutto nel potere delle relazioni. Il 50% di chi ha trovato lavoro attraverso i social network dispone di una rete sociale ricca, contro il 27% di chi lo ha trovato tramite i centri per l’impiego, il 30% di chi si è rivolto alle agenzie per il lavoro e il 33% di chi si ha sfruttato reti sociali tradizionali (amici e famiglia). Usare queste piattaforme semplicemente per recuperare nuovi annunci rappresenta un’operazione piuttosto sterile; la vera utilità sta nella possibilità di allargare e rafforzare la propria rete di contatti professionali. “Questi risultati sono molto interessanti”, ha commentato Ivana Pais, docente di Sociologia economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, “perché mostrano il valore delle relazioni che si stabiliscono e si alimentano attraverso la Rete. In particolare, l’uso di social network si rivela molto efficace nella fase di ricerca di un lavoro in quanto consente di facilitare i flussi informativi tra persone già in contatto tra loro, di entrare in relazione con persone chiave nei processi selettivi e di abbattere alcune barriere comunicative rendendo più diretta e veloce la comunicazione”.
L’importanza della digital reputation viene comunque percepita sia dai recruiter sia dai candidati. Il 70% di questi ultimi verifica le informazioni personali che circolano online “googlando” il proprio nome, lo stesso fa il 77% dei recruiter con i nominativi dei candidati. Due sono, infine, i dati che hanno fatto particolarmente discutere: il 12% dei selezionatori dichiara di aver escluso dei candidati proprio per le informazione reperite su di essi in Rete; il 5% sostiene di aver chiesto al candidato di accedere al proprio profilo Facebook, con una evidente lesione della privacy (pratica confermata però solo dall’1% dei candidati).
“Il problema è che con la carenza di lavoro che c’è, i recuiter si trovano ad avere una sovrabbondanza di profili validi, e la presenza sui social media e il loro uso corretto diventano un ulteriore filtro per scremarli”, ha spiegato Silvia Zanella, Marketing e Communication Manager di Adecco Italia. “Quello che infastidisce di più è la mancata corrispondenza fra ciò che si scrive sui profili social e il Cv in mano al selezionatore; molti fingono, esagerano…”. Curare i propri profili può rivelarsi, allora, utile anche ai fini di una possibile assunzione. Ciò non significa scadere nell’autopromozione smaccata, al contrario ogni voce digitale deve essere comprovata da fatti reali. Condividere, partecipare, allacciare nuovi rapporti permette di curare la propria online reputation, con effetti benefici anche nell’offline.

 

Pubblicato su: PMI-dome

Trovare lavoro? Meglio puntare sul curriculum!

Sarebbe in aumento il numero di assunzioni frutto di una conoscenza diretta del candidato. E sembrano calare le assunzioni frutto di segnalazioni terze e della mediazione privata e istituzionale

Dimenticate zii, cugini, amici di famiglia e amici di amici: avere le giuste conoscenze pare non essere più così importante per chi sia alla ricerca di un’occupazione. Non si allertino troppo i figli di papà, siamo certi che per loro un posticino si troverà sempre e comunque, ma certo le dichiarazioni rilasciate dalle imprese interpellate nell’ambito del sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro rivelano come la promozione personale passi ormai prevalentemente attraverso l’azione diretta dei candidati, a discapito, dunque, di una qualunque operazione di intercettazione o pressione da parte di terze parti.

Alle lodevoli dichiarazioni di intenti sembrano essersi sostituiti i fatti: quasi un’azienda su due (percentuale corrispondente al 49,2%) nel 2010 ha assunto per conoscenza diretta, dato sensibilmente in crescita rispetto all’anno precedente, quando la percentuale riservata a questa modalità di assunzione era pari al 28,7%. Entrando maggiormente nel dettaglio della questione, questo canale è stato preferenziale per le imprese di minori dimensioni (1-9 dipendenti), che l’hanno utilizzato con una percentuale del 53%, ed è stato sfruttato soprattutto nel settore industriale (51,6%), meno nel settore dei servizi (47,9%). Con riferimento alla distribuzione geografica, quella diretta è stata la via principale per ottenere un’occupazione al Sud e nelle Isole (57,1%), mentre al Centro è stata scelta dal 50,2% delle imprese, percentuale che scende al 44,8% nel Nord-ovest e al 43,9% nel Nord-est.

“Il clima economico che stiamo vivendo – ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – impone alle imprese grande attenzione nella selezione del personale. In un contesto del genere, il ‘fiuto’ dell’imprenditore e il rapporto di fiducia che può essersi creato tra quest’ultimo e un giovane alla ricerca di lavoro magari in occasione di uno stage o tirocinio diventa premiante ai fini di una assunzione”.

Il secondo posto tra i metodi di selezione più utilizzati dalle imprese italiane nel 2010 è riservato alle banche dati interne aziendali, dove vengono conservati i curriculum dei candidati: ad esse ha fatto riferimento il 24,6% delle aziende, contro il 21,5% del 2009. Tale canale risulta essere privilegiato, in particolare, dalle imprese con più di 50 dipendenti (nel 46,3% dei casi vi ricorrono le imprese dai 50 ai 499 dipendenti, nel 48,9% dei casi le imprese con 500 o più dipendenti). Esso è utilizzato complessivamente in misura maggiore con riferimento al settore dei servizi (26,7%), rispetto a quello industriale (20,8%), più al Nord (26,1% nel Nord-ovest, 26,2% nel Nord-est), rispetto al Centro (23,7%) e al Mezzogiorno (22,6%).
Come conseguenza alla tendenza rilevata, si riduce considerevolmente l’importanza, per la scelta d’assunzione, delle segnalazioni ricevute da conoscenti e fornitori, alle quali ha fatto ricorso solo l’11,9% delle imprese, contro il 21% riferito al 2009. Ad aver utilizzato questa modalità sono state, rispetto alle altre, soprattutto le aziende con meno di 9 dipendenti (12,8%) e, tutto sommato, la percentuale di riferimento risulta omogenea nell’intero territorio nazionale (12,3% al Sud e nelle Isole, 12,6% al Centro, 11,5% al Nord-est e 11,3% al Nord-ovest), maggiore nel settore industriale (13,3%) rispetto a quello dei servizi (11,1%).

Ad essere in calo è pure il ricorso ad intermediari specializzati nel reclutamento di personale, sia per quanto riguarda gli intermediari privati, sia per quelli istituzionali. Con riferimento ai primi, emerge che il 2,7% delle imprese si è rivolto nel 2010 alle società di lavoro interinale (contro il 5,1% dell’anno precedente) e che il 2,9% ha fatto affidamento a società di selezione e associazioni di categoria, internet (contro il 5% del 2009). Questo canale di selezione rimane comunque abbastanza significativo per le imprese con più di 50 dipendenti e, mentre il ricorso ad agenzie interinali è maggiore nel settore dell’industria (4%) rispetto a quello dei servizi (2%), il ricorso a società di selezione e associazioni di categoria è maggiore nel settore dei servizi (3,4% contro 2,1%); in entrambi i casi di intermediazione privata, comunque, la percentuale è maggiore al Nord-ovest (rispettivamente 4,2% e 3,6%) e al Nord-est (3,7% e 3,5%), rispetto al Centro (2,2% e 2,6%) e al Mezzogiorno (0,8% e 2,1%).

Con riferimento, invece, agli intermediari istituzionali, si rileva il passaggio da una percentuale del 6,3% nel 2009 ad una del 2,9% nel 2010 per le imprese che sono ricorse all’utilizzo di centri per l’impiego. Usato più nel settore industriale (3,8%) che in quello dei servizi (2,3%), questo metodo è maggiormente diffuso nel Nord-ovest (3,9%) e nel Centro (3,8%), rispetto al Nord-est (2,6%) e al Sud (1,7%).
Sottolinea ancora Dardanello come, nonostante il mutamento delle condizioni economiche, “il sistema delle agenzie e dei servizi – pubblici e privati – per il lavoro vada sostenuto e supportato perché può allargare le opportunità di incontro domanda-offerta. In questa direzione si muove una parte delle norme contenute nella manovra finanziaria recentemente approvata, che introduce proprio in tale ambito una maggiore liberalizzazione, semplificando il regime e le procedure per un ingresso più agevole nel mercato dell’intermediazione di soggetti, tra cui le Camere di commercio, che sono espressione dei tessuti produttivi territoriali e sono dunque pienamente consapevoli delle necessità, spesso difficili da soddisfare, che essi manifestano”.

Quattro i punti percentuali persi, rispetto al 2009, anche da quel 2,3% relativo alle imprese che hanno fatto ricorso a quotidiani e a stampa specializzata per la selezione del proprio personale: l’uso maggiore si è attestato nel settore dei servizi (2,7% contro l’1,7% nell’industria) e al Nord (3% al Nord-est, 3,1% al Nord-ovest, contro 2,1% al centro e 1,2% al Sud nelle Isole).

Stando poi sempre ai numeri forniti dal sistema informativo Excelsior, una delle vie preferenziali per entrare nel mondo del lavoro sembra essere lo stage formativo: più di 38 mila sono i giovani che, dopo aver affrontato nel 2010 uno stage o un tirocinio, sono stati assunti dalle imprese ospitanti, dato in crescita rispetto al 2009, quando gli stagisti poi integrati furono quasi 37 mila.

La tendenza evidenziata risulta ancor più significativa se si considera che il numero di imprese coinvolte è in diminuzione: mentre nel 2009 esse rappresentavano il 14,8% del totale, nel 2010 esse hanno costituito il 13,3%; all’interno di quest’ultima percentuale, possiamo identificare un 32% di imprese che hanno ospitato giovani laureati o prossimi alla laurea. La disponibilità ad accogliere tirocinanti, in particolare giovani laureati e laureandi, sembra aumentare in modo proporzionale all’aumento delle dimensioni aziendali: le imprese con meno di 9 dipendenti ad ospitare tirocini sono state il 9,9% di tutte le imprese di tali dimensioni (percentuale scesa rispetto all’11,6% nel 2009), mentre quelle con oltre 500 dipendenti sono state il 73,9% (percentuale in aumento rispetto al 65,8% del 2009).
Anche il numero complessivo degli stage attivati lo scorso anno è in diminuzione: 310.820 nel 2010, contro i 321.850 del 2009. La contrazione ha riguardato soprattutto il settore dei servizi e, più in particolare, quello dei servizi di alloggio e ristorazione, tradizionalmente il più disponibile a questo tipo di esperienze: nel 2010 i giovani stagisti sono stati quasi 44 mila, 11 mila in meno rispetto al 2009.
Il 60% degli stage dura almeno due mesi e il 7,1% arriva anche a superare i 6 mesi, evidenziando quindi la tendenza a realizzare stage dal carattere davvero formativo, funzionali alla continuazione successiva del rapporto lavorativo.
Dal punto di vista settoriale, le imprese che maggiormente hanno assunto in seguito a stage sono, all’interno del manifatturiero, quelle chimiche, farmaceutiche e petrolifere (dove il numero di tirocinanti laureati o laureandi ha superato la metà del totale) e le aziende della meccanica. Nel settore dei servizi, si può puntare soprattutto sulle imprese del commercio al dettaglio, dei servizi di trasporto e logistica (la media è di quasi uno stagista assunto ogni quattro), dei servizi informatici e telecomunicazioni (uno su cinque).

Seguendo una distinzione geografica, invece, le assunzioni maggiori di stagisti si sono evidenziate al Centro (13,6%), quelle minori nel Nord-est (10,9%).

Cerchiamo ora di allargare un tantino la prospettiva. Tracciando un breve excursus sull’andamento congiunturale dell’economia italiana, ciò che si evidenzia nella prima edizione a carattere trimestrale dell’indagine Excelsior, relativa al trimestre luglio-settembre 2011, è una “marcia con freno a mano tirato”: la ripresa italiana prosegue senza interruzioni dall’inizio 2010, ma non riesce ad acquistare piena velocità, alternando, quindi, risultati incoraggianti a risultati poco brillanti. La causa viene identificata nella “scarsa dinamica o il basso livello assoluto della domanda interna, a partire dai consumi delle famiglie”; nonostante il recupero di un punto e mezzo del PIL nel primo trimestre del 2011 (rispetto all’ultimo di recessione, il quarto del 2009), i consumi finali interni sono, infatti, risaliti in misura inferiore al mezzo punto e gli investimenti di circa tre punti. Nello stesso periodo le esportazioni, invece, sono cresciute quasi del 10%. Trainano, quindi, la ripresa proprio gli investimenti e le esportazioni, essendo stati questi i settori che più subirono gli effetti delle recessione (nel biennio 2008-2009 gli investimenti erano diminuiti, rispetto ai livelli pre-crisi, cioè quelli medi del 2007, di quasi il 10%, le esportazioni di oltre il 12%, mentre PIL e consumi erano scesi del 3,6% e dell’1,3%).

Un simile scenario economico si riversa ovviamente nel mercato del lavoro, mercato che sta conoscendo segni di miglioramento, pur denotando nel complesso una situazione negativa. Il primo segno meno nel tasso occupazionale si è riscontrato a novembre 2008 ed esso ha toccato il punto più basso nell’agosto 2010, (- 1,8% rispetto ai valori medi del 2007); da allora la tendenza è ancora in negativo, ma si è attenuata, con un tasso medio annuo che a marzo e aprile 2011 era del -0,4% (a fine 2010 era ancora del -0,7%). In parallelo già alla fine del 2007 si è assistito ad un aumento della disoccupazione e ad aprile 2010 si è toccato il livello più elevato, superiore di oltre il 43% alla media del 2007, fino ad arrivare al +1,3% annuo di aprile 2011 (dato piuttosto incoraggiante visto che a dicembre 2010 il tasso di crescita annuale era ancora dell’8%).

I segnali di ripresa, dunque, seppur lievi, ci sono. A questo punto sembra essere necessario, per i giovani alla ricerca di un’occupazione, acquisire fiducia nelle proprie potenzialità e puntare sulla propria individuale capacità di promozione: si tratta certo di una strada non semplice e non per forza destinata al successo, ma, sicuramente, quella che potrebbe offrire le maggiori gratificazioni.

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Lavoro: undicimila impieghi per me posson bastare!

Turismo, grande distribuzione, industria, food&beverage, agricoltura, banche: tra vecchi e nuovi settori, le principali agenzie del lavoro italiane svelano i profili richiesti nell’offerta stagionale

Cercasi “portiere notturno per stagione estiva. Richiesta pregressa esperienza in analoga mansione e buona conoscenza della lingua inglese”;

“per farmacia sita nel litorale cagliaritano ricerchiamo per il periodo estivo (maggio – settembre) 2 farmacisti con esperienza pluriennale nel ruolo. Possibilità di alloggio Il candidato ideale è una persona flessibile e motivata […]”;

“per struttura turistica […] ricerchiamo operatori per lavoro di vendita/animazione. Selezioniamo persone dinamiche, spigliate, intraprendenti, predisposte al contatto con il pubblico, automunite. Sono richieste buone doti comunicative e relazionali. […] Inserimento con contratto di somministrazione a termine a partire da giugno prorogabile fino a settembre”;

cerchiamo per importante società operante nel settore della ristorazione 40 giovani da inserire come operatori pluriservizio e spaltisti durante i concerti della stagione estiva […]”;

“per azienda cliente settore Fashion, ricerchiamo un’addetta/o vendite che abbia maturato esperienza nel lusso e sia disponibile a lavorare durante la stagione estiva 2011 […]”;

“per la stagione estiva, cerchiamo studenti disponibili ad un lavoro tecnico in fabbrica”; si necessita di “un cuoco con esperienza disponibile per la stagione estiva da giugno a settembre […]”;

“per rinomato ristorante […], ricerchiamo cameriere con esperienza. Disponibilità a lavorare per tutto il periodo estivo, con buone possibilità di inserimento definitivo c/o organico azienda […]”.

Questa rapida carrellata di annunci, attualmente disponibili sulle bacheche di alcune tra le principali agenzie del lavoro italiane, aiuta a comprendere la reale dimensione dell’offerta lavorativa di tipo “stagionale”: ben undicimila sembrano essere le proposte totali per l’estate 2011, in prevalenza a tempo determinato, individuate da nove tra le principali agenzie nazionali, espressione dei due terzi del mercato (pur considerando che qualche offerta potrebbe presentarsi duplicata negli archivi di più agenzie).

Le figure professionali richieste sono sempre più varie e non si limitano a coinvolgere il mondo del turismo, tipicamente legate al periodo estivo, ma impongono competenze, esperienze e condizioni dal raggio ben più ampio. Grande distribuzione, industria, food&beverage, agricoltura, banche: studenti e giovani possono approfittare di una vastissima risorsa per muovere i primi passi nel mondo del lavoro, impegnandosi in un’attività retributiva che, pur nei limiti della temporaneità, permetta loro di interfacciarsi concretamente con circostanze, contingenze e problematiche proprie di un qualsiasi apparato organizzativo professionale. Non sono, tuttavia, solo i “lavoretti” a riempire le vetrine dell’offerta lavorativa più afosa dell’anno, ma, al contrario, i profili e i requisiti richiesti implicano spesso delle capacità, delle idoneità e delle padronanze che non possono certo essere il semplice frutto di una originale attitudine o predilezione al lavoro. Ecco, allora, che stagionalità diventa sinonimo di arricchimento per curriculum già gonfi o, meglio ancora, di reimpiego per chi il proprio lavoro di una vita l’ha perso in seguito alla recente – e forse attuale, ma chi lo sa? – crisi. Alla scelta di rinunciare alle vacanze estive si sostituisce, allora, la necessità per molti di farlo, nella speranza non solo di poter mettere qualcosa in tasca, ma anche, e forse soprattutto, nella volontà di ritrovare una prospettiva: quasi sempre ci si imbatte in incarichi a termine, lo abbiamo detto, ma, stando a quanto rivelano i selezionatori, la possibilità di guadagnare un posto fisso esiste. Ottimismo, dunque, per un trend che si registra ormai da qualche mese, seppur salutato da dei toni piuttosto tiepidi.

«Un dato interessante – segnala Domenico di Gravina, direttore generale di Articolo1, dalle file de “Il Sole 24 ore” del 4/05/2011 e con riferimento al contesto laziale – di quest’anno è l’aumento di richieste nel settore moda e lusso in cui si ricercano figure di alto profilo con conoscenza di almeno due o tre lingue (inglese, cinese, giapponese e russo) e un’ottima presenza».

Un dato, questo, confermato del resto anche da Umana, che sembra stia reclutando manager e addetti vendita per grandi marchi internazionali da impiegare nelle boutique del centro storico di Roma.

1.350, in particolare, le occasioni estive offerte, da nord a sud, dall’agenzia Articolo1: tra i profili più richiesti non solo venditori di lusso, possibilmente dal cinese fluente, ma anche tutti quelli riferiti ai settori dell’intrattenimento, della ristorazione e della grande distribuzione organizzata. Con riguardo a quest’ultima, 900 sono le opportunità a livello nazionale (stando ad un articolo del 25 aprile 2011 firmato da Ilaria Alfani su “Lavorare”), 300 delle quali si concentrano nel solo Lazio, e coinvolgono, più nel dettaglio, sei diverse figure professionali: hostess di cassa, scaffalasti, addetti al banco ortofrutta, addetti al banco pescheria, addetti al banco gastronomia, addetti al banco macelleria. Tra Lazio, Lombardia, Campania e Sicilia si concentrerebbero poi circa 250 richieste di impiego nel settore della ristorazione e del turismo (addetti mensa, cuochi, aiuto cuochi, capi animatori, animatori, bagnini, istruttori di nuoto, maitre di albergo, portieri di notte, facchini, camerieri di sala, camerieri ai piani, eddetti al breakfast e barman); infine il settore dell’intrattenimento e della rete, dunque responsabili sale giochi, hostess e receptionist, addetti di sala, commerciali, croupier, sistemisti IT, di rete e Sql Server, programmatori .net e Java, help desk.

Ad uno sguardo d’insieme, le occupazioni tradizionalmente ed inevitabilmente legate alla bella stagione rimangono, ovviamente, quelle più gettonate; basti pensare alle molte figure legate al turismo, come gli animatori di villaggi e parchi divertimento (il cui stipendio mensile è pari o superiore ad 800 Euro), agli inventaristi disposti a lavori serali, ai camerieri, agli chef, ai portieri notturni, ai facchini, ai pizzaioli e alle numerose possibilità offerte dalle campagne (un vendemmiatore guadagna in media 50 Euro al giorno).

Con riferimento a quest’ultimo settore, e in controtendenza rispetto all’andamento generale, il 2010 ha conosciuto un forte incremento nell’occupazione, soprattutto in quella giovanile, dato che, afferma Coldiretti,è giovane addirittura un lavoratore dipendente su quattro”. Questo dato si ripercuote anche nella generale offerta di impieghi stagionali: è stato, infatti, stimato che saranno almeno duecentomila i giovani impegnati durante l’estate nella raccolta di frutta, verdura e nella vendemmia. “Le opportunità di lavoro – continua la Coldiretti – si registrano per figure professionali tradizionali che vanno dal trattorista al taglialegna fino al potatore, ma anche per quelle innovative all’interno dell’impresa agricola come l’addetto alla vendita diretta di prodotti tipici, alla macellazione, alla vinificazione o alla produzione di yogurt e formaggi”. Il termine della scuola coincide con il periodo di maggior impiego di lavoro nelle campagne, poiché iniziano le attività di raccolta di “verdura e frutta come ciliegie, albicocche o pesche”, fino alla vendemmia “che si concentra nel mese di settembre”. Lavorare sui campi significa per i giovani “oltre che prendere contatto con il mondo del  lavoro”, anche avere la possibilità di vivere un’esperienza nuova, a diretto contatto con la natura, con i suoi prodotti e con “una cultura che ha fatto dell’Italia un Paese da primato a livello internazionale nell’offerta di alimenti e vini di qualità”. Un’occasione, quindi “per conoscere la genuinità e le caratteristiche dei veri prodotti del Made in Italy per imparare a distinguerli da quelli importatati spacciati come nazionali anche sugli scaffali dei mercati al momento di fare la spesa”.

Adecco, a tal proposito, segnala che è in corso per loro la selezione dei CV per scegliere gli addetti alla vendemmia e alla raccolta delle mele, nonostante call center, albeghi, villaggi turistici, ristoranti e Gdo rappresentino le destinazioni principali delle 3.300 proposte giunte all’agenzia.

Un’importante novità proprio sulla destinazione settoriali dell’offerta, ci arriva da Obiettivo Lavoro: «quest’anno per la prima volta – osserva Marco Maggi, direttore corporate identity dell’agenziaabbiamo l’industria metalmeccanica al primo posto tra i settori con il maggior numero di posizioni aperte». Tra le 1.068 richieste complessive identificate, il settore metalmeccanico fa la parte del leone (17%), seguito da pulizia, logistica e tessile, commercio, edilizia e alberghi. Tra i profili più richiesti vi sono responsabili di produzione, contabili, tecnici meccanici, elettronici ed elettrotecnici, addetti alle pulizie e alla mnsa, aiuto cuoco . «La nostra economia – aggiunge Maggi – sta recuperando nei fondamentali, anche se i numeri ci dicono che la ripresa è lieve e a macchia di leopardo».

Per l’agenzia Gi Group il maggior numero di annunci di natura stagionale (complessivamente sono 610) riguarda, invece, il settore dei servizi. «Call center e negozi – spiega il responsabile nazionale selezione e organizzazione Barbara Bruno – sono gli ambiti più interessanti, sia per la sostituzione delle ferie dei dipendenti, sia per le campagne estive»; ma anche commiss di sala, addetti per la Gdo, operatori per il settore bancario e assicurativo.

Per Stefano Agarossi, field operation director di Manpower, il settore dei servizi, il banking e l’healthcare «sono vere calamite di opportunità, principalmente per le sostituzioni ferie: dagli operatori di sportello agli addetti al front office bancario, dagli infermieri ai farmacisti». In questo caso sono fondamentali, si capisce bene, una particolare formazione, perizia e specializzazione: «non dimentichiamo – continua Agarossi – che i cosiddetti lavori estivi possono rivelarsi importanti vetrine per futuri inserimenti nelle aziende che hanno già avuto modo di testare il valore del lavoratore e pertanto vanno svolti con impegno e serietà». Tra le figure più richieste nei 1.950 annunci presenti nella bacheca di questa agenzia, troviamo camerieri, cuochi, pizzaioli, facchini, hostess e stewart, educatori di centri estivi ed esperti di strutture termali, per una durata media di impiego pari a due/tre mesi e con il fondamentale requisito dell’esperienza pregressa.

Altro settore in cui vi è notevole richiesta è quello del food&beverage, sia per gli ordini sia per la produzione: «molte imprese alimentari – sottolinea l’Umana – stanno ricercando addetti per l’imbottigliamento di acqua e di bibite, tecnici manutentori e addetti alla vendita». Anche nel manifatturiero si concentrano molte delle 750 proposte giunte dall’agenzia, seppur la maggior parte di esse faccia comunque riferimento al turismo (soprattutto concierge, hostess, addetti alla reception, camerieri, chef e barman).

Pure per Metis (700 proposte totali) il turismo è un settore trainante (in particolare, receptionist, addetti sala e cucina, anche privi di esperienza), ma ad esso si aggiunge quello della grande distribuzione organizzata: «le figure di cassiere e banconisti – riferiscono dall’agenzia – registrano un aumento della richiesta nei mesi che vanno da luglio a settembre, soprattutto in Lombardia, Lazio e Veneto. In questo caso l’esperienza pregressa nel ruolo è molto importante, così come la disponibilità a lavorare nei week end». Con riferimento sempre alla Gdo, si sottolinea, poi, come «le missioni seppur di breve durata si ripetono in maniera costante e continuativa durante l’intero periodo».

La durata media delle proposte, in termini generali, è di tre/quattro settimane, oscillando da un minimo di tre giorni ad un massimo di tre mesi, spesso con possibilità di proroga allo scadere del contratto (nel settore della sanità la durata sembra allungarsi, arrivando fino ai sei mesi).

Flessibilità oraria e disponibilità full-time – sia su turni, sia nei fine settimana e nelle festività – è richiesta a tutti i profili identificati da Openjob (1.000 totali), in prevalenza riferiti al mondo del turismo o destinati alla sostituzione ferie, ma anche operai per i lavori di manutenzione stradale.

Da uno a tre mesi, infine, la durata degli impieghi (500) presentati sulla bacheca di Randstad: le cinque figure più richieste sono perito chimico-elettrico-meccanico, operaio, promoter, operatore di sportello bancario, allievo alla carriera direttiva di reparto/negozio.

Nuovi profili, nuove somministrazioni, nuove realtà si accompagnano alla tradizione stagionale. Nuove opportunità, in definitiva, che solo nei prossimi mesi saremo in grado di identificare come dotate di segno positivo o come semplice illusione.

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ClicLavoro: il lavoro è a portata di clic

In una situazione di crisi occupazionale generalizzata, la Regione autonoma del Friuli Venezia Giulia sceglie di aderire al progetto di realizzazione di un portale che favorisca l’incontro tra domanda e offerta di lavoro

Le ultime stime diffuse dall’istituto nazionale di statistica, con riferimento ad agosto 2010, parlano di una contrazione dello 0,6% nel numero di occupati in Italia, rispetto all’agosto 2009, con un tasso di occupazione pari al 56,9%, invariato, certo, rispetto a luglio 2010, ma in discesa di 0,5 punti percentuali rispetto al 2009.

In un contesto così poco incoraggiante, viene salutata con particolare favore qualsiasi iniziativa che, in qualche modo, cerchi di risollevare le speranze di quanti siano alla ricerca di un proprio spazio nel mondo del lavoro, facilitando l’incontro tra domanda e offerta. È proprio su questa linea che si colloca la sperimentazione, promossa dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per la realizzazione di un nuovo portale del lavoro, alla quale ha aderito la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, su indicazione dell’assessore al Lavoro Angela Brandi.

La denominazione scelta per tale portale è ClicLavoro, piuttosto evocativa della sua funzione: favorire le unioni tra domande ed offerte di lavoro, dando informazioni al cittadino circa la disponibilità occupazionale e dando modo alle imprese o agli operatori pubblici e privati di valutare le autocandidature dei singoli; il tutto in un sistema completamente integrato e a portata di pochi semplici “clic”, appunto.

Una piazza virtuale, quindi, in cui ricercare o promuovere personalità, professionalità e perizie, nella precisa convinzione che sia ancora possibile dare una mano concreta alla ricostruzione della trama occupazionale italiana. Una formula che potremmo definire “ad incastro”, in perfetto stile tetris e che – sottolinea una nota della Giunta – sostituisce Borsa Lavoro, l’esperienza, sviluppata negli ultimi tre anni, che ha consentito la semplificazione dei processi d’incontro tra domanda e offerta lavorativa.

Entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire come si articolerà “Clic Lavoro”: ci sarà, innanzitutto, un’area dedicata agli operatori pubblici e privati, nella quale reperire tutte le informazioni relative all’offerta di servizi, ai concorsi pubblici e ai curriculum vitae dei laureati. L’accesso a tutte queste informazioni sarà libero, mentre verrà chiesta una registrazione per inserire il proprio curriculum vitae o una proposta di lavoro, per candidarsi o per accedere ad alcuni servizi specialistici. Il contatto tra professionalità da una parte e posti di lavoro dall’altra avverrà in forma diretta, senza bisogno di intermediari. A quelli già presenti, potranno essere aggiunti i dati relativi alla banca dei percettori e verrà data la possibilità di utilizzare un motore di ricerca capace di indicizzare i siti autorizzati a rendere disponibili curriculum vitae e vacancy.

Sono state le parole dello stesso assessore Brandi a porre l’attenzione sulla necessità di «affinare quanto più possibile la comunicazione. Mettere in rete le varie sinergie che operano nel mondo del lavoro, ovvero mettere in comunicazione domanda e offerta, sono elementi essenziali per dare concretezza a tutte le iniziative di politica attiva per il superamento della situazione attuale di crisi, la quale, è bene ribadirlo, è in fase di recupero, ma che per essere trasformata in riacquisto di occupazione dovrà avere ancora un fattivo sostegno».

Si attende, quindi, con forte fiducia l’implementazione di uno strumento concepito come in continua evoluzione – capace, cioè, di adeguarsi alle specifiche esigenze del momento – nella speranza che, alle lodevoli dichiarazioni d’intento, facciano seguito delle reali politiche di gestione efficaci. La speranza è poi, inevitabilmente, quella del classico effetto “a macchia d’olio”, che sensibilizzi ed incoraggi le restanti regioni italiane, nella promozione di iniziative simili.

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