Al Forum della Comunicazione Digitale 2012 gli addetti al settore si sono interrogati circa le reali dimensioni del fenomeno mobile
un’Italia insolita quella vista alla terza edizione del Forum della Comunicazione Digitale, l’appuntamento annuale imperdibile per top manager, tecnologi e comunicatori che intendano creare nuove opportunità di business, condividere know how e fondare solidi legami con istituzioni, media e associazioni, allo scopo di promuovere l’innovazione nella comunicazione digitale e, per questa via, lo sviluppo del nostro stesso Paese.
Insolita perché viva, partecipativa, innovatrice e, soprattutto, fiduciosa.
Più di 2.500 partecipanti, 53 partner e oltre 100 relatori di altrettante sessioni di lavoro (tra keynote, workshop, dibattiti, interviste e conferenze) si sono ritrovati lo scorso martedì 7 febbraio 2012, presso nell’esclusiva location di Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana, a Milano. Organizzato da Comunicazione Italiana – “il primo ‘Business Social Media’ italiano” che unisce 20 associazioni di categoria e oltre 45.000 top manager e professionisti del settore – il Forum della Comunicazione Digitale 2012 ha avuto come focus principale “l’Italia che innova”.
Uno slogan piuttosto significativo, “apriamo i cancelletti“. Uno spot ufficiale realizzato da Keyframe, un team di giovani registi e videomaker, attraverso la piattaforma di video crowdsourcing Userfarm.
Centinaia di tweet con hashtag #forumdigitale2012. Diverse tematiche – frutto delle preferenze espresse dalla stessa community dei partecipanti, attraverso un apposito sondaggio online – legate all’innovazione tecnologica, alle nuove opportunità messe in campo dalla rete, ai fenomeni digitali di più ampia diffusione sociale e alle nuove strategie di divulgazione aziendale.
Alle visioni e ai trend della mobile economy è stata dedicata, in particolare, la sessione plenaria di apertura, condotta da Giovanni Iozzia, Condirettore di Panorama-Economy.
Illuminante l’intervento di Carolina Gerenzani, technology sector head di Tns Italia, la quale ha presentato i dati riferiti al contesto italiano e ricavati da una campione di 1.064 utenti, ma provenienti da un’indagine mondiale realizzata su 70mila internauti.
Da tale indagine emerge come il 91% degli italiani utilizzi la rete da pc, il 28% da smartphone (registrando un aumento di ben 80 punti percentuali rispetto al 2010) il 5% da tablet, il 7% da game console e il 5% da connected tv.
“Gli internauti da mobile sono una punta avanzata dello spaccato socio-demografico, ma soprattutto sono un target molto attivo in rete a livello di ricerca informativa da un lato e di elaborazione dell’informazione dall’altro”, ha affermato da Gerenzani; “conoscono la tecnologia e la utilizzano per migliorare la propria vita”.
I dispositivi mobili vengono utilizzati primariamente per inviare e ricevere le mail, ma anche per il social networking: “l’82% dei mobile surfer – continua la Gerenzani – ha fatto attività di social networking nelle ultime 4 settimane e dedica circa 6 ore alla settimana a questa attività via mobile. Di loro, due internauti su tre hanno meno di 34 anni”.
In media un utente italiano possiede 206 amici, 30 in più rispetto al 2010, e il 63% interagisce con la metà degli amici; se a questo si aggiunge il fatto che il 48% è connesso socialmente a un brand, si relaziona ad esso per conoscerne le novità e per esprimere le proprie opinioni, ci si rende facilmente conto di come sia sempre più concreta, per le aziende, la possibilità di fare azioni virali di marketing e comunicazione. Sempre con riferimento alla dimensione social, pare che la maggior parte degli utenti (ben tre quarti) conosca il servizio di geolocalizzazione, tuttavia soltanto l’11% risulta effettivamente connesso, il 13% pensa che lo diventerà, mentre, dato assai più rilevante, il 53% non intende esserlo.
A coinvolgere gli utenti in mobilità sono anche banking online e gaming: “il 36% tra i mobile surfers gioca giornalmente”, ha spiegato la Gerenzani; “tra coloro che giocano, il 75% gioca nei social network”.
Il 74% degli intervistati, poi, “conosce l’m-commerce, sia tramite app che tramite sito ed il 12% ha già acquistato qualcosa tramite il telefono cellulare”. Le app hanno, in particolare, agevolato notevolmente l’esperienza di navigazione degli utenti e sempre più si va alla ricerca di consumer generated media; cresce, di conseguenza, la forza dei gruppi di acquisto, tanto che il mobile commerce arriva sempre più ad identificarsi con il social shopping.
Ci si connette in mobilità mentre si fanno altre cose: mentre si guarda la tv, si fanno acquisti, si ascolta la radio, mentre si legge o si gioca; i dispositivi mobile permettono, infatti, agli utenti di essere sempre connessi (abilitano il cosiddetto “always on”), moltiplicano i touchpoints di comunicazione e fanno evolvere le pratiche fruitive e il ruolo stesso degli internauti: “l’utente – ha concluso la Gerenzani – legge post (74%) e scrive (48%), diventando egli stesso media, produttore di contenuti, come sappiamo nei formati più disparati, evolvendo il suo ruolo da mero attore passivo della comunicazione broadcast a fruitore ed elaboratore, soggetto proattivo nella filiera di comunicazione globale”.
Diventa, quindi, necessario, per le aziende, riuscire ad intercettare e coinvolgere il nuovo pubblico dei mobile surfer, un pubblico attivo, vivo, che parla al brand e del brand, che influenza i comportamenti d’acquisto del proprio network sociale di riferimento, che è capace, in definitiva, di contribuire attivamente alla creazione dell’universo valoriale dell’impresa.
Nel corso della sessione di apertura, è intervenuto anche Alessandro Colafranceschi, Head of Global Online Banking Unicredit, secondo il quale la strada del social rappresenterebbe una grande opportunità, da sfruttare non tanto allo scopo di fare brand awareness, quanto piuttosto per il product development, dunque per imparare a conoscere le opinioni del proprio pubblico, sempre più presente e attivo nella rete; un’alternativa, dunque, potenzialmente in grado di abolire la centralità dei focus group nella comprensione delle dinamiche di approccio dell’utente.
Attivata la discussione attorno alla mobile economy, non sono mancate, ovviamente, neppure le testimonianze di quanti vedono il nostro Paese ancora un tantino indietro nell’esplorazione delle reali potenzialità derivanti dall’innovazione mobile. Andrea Prandi, ad esempio, Senior Vice President Communications Edison, ha sottolineato come ancora nessuna agenzia arrivi a consigliare ai propri clienti l’utilizzo del mobile per ottimizzare le proprie campagne di comunicazione, perdendo, in questo modo, l’occasione di diffondere nuovi stimoli – come quelli derivanti dal binomio mobile e gamification – e, di conseguenza, di avere un ritorno maggiore in termini d’immagine e in termini prettamente economici.
“Tutti gli anni è l’anno del mobile, ma poi spunta sempre un problema”, ha ricordato, inoltre, con ironia, Lorenzo Barbantini Scanni, Presidente di The Name Group (società di Flumen Communications Companies), passando, poi, ad analizzare i meccanismi virtuosi innescati dal mobile e utili a sostenere il brand nell’aumento dell’engagement, meccanismi che è necessario inquadrare in una strategia ben definita e corale: “il mobile non è uno strumento ‘stand alone’” – ha evidenziato – ma parte di una strategia multicanale che non può prescindere dai diversi touchpoints per mantenere vivo il rapporto con il target dei brand”. Di particolare interesse, poi, l’evoluzione di “servizi prima considerati innovazioni come la localizzazione e la realtà aumentata” e che “adesso prendono piede in aree mainstream” e l’affermazione delle “remote apps, applicazioni che, parlando con un sensore in un oggetto di vita comune, rendono possibili interazioni anche nel mondo digital”. Sembra farsi, quindi, sempre più sottile il confine tra mondo reale e mondo digitale, in un processo di continua compenetrazione tra le due e in una nuova manifestazione del concetto di “realtà aumentata”. “Guardando al futuro – ha concluso Barbantini Scanni – penso si affermeranno sempre più le apps su Facebook che, oltre a interagire con i fans dei brand per creare sistemi di engagement, stimolano una ‘conversion’ verso l’uso dei servizi/prodotti dei clienti”.
Antonio Turroni, Partner e Managing Director The Boston Consulting Group, ha posto l’accento su come non sia più possibile ragionare come si faceva un tempo, “per singolo mezzo”, ma di come si renda necessaria la creazione di strumenti di gestione integrata che aiutino le aziende a coordinare la propria azione su più piattaforme e più devices.
A evidenziare l’importanza di svincolare l’approccio di analisi dall’unicità del supporto fisico, è stato anche Enrico Gasperini, Presidente Audiweb, Presidente e Venture Partner Digital Magics, secondo il quale “è fondamentale il tema della misurazione multischermo, per garantire standard e metriche condivise indispensabili per la comprensione del mercato. Audiweb si sta muovendo in questa direzione, sviluppando un sistema di misurazione esteso ai nuovi schermi, indispensabile per i marketers e per dare ulteriore slancio allo sviluppo del settore”; un sistema fondato sulla volontà di capire “cosa fa la singola testa, non come si comporta il mezzo che naviga”. “Il 2011 – ha rivelato Gasperini – è stato l’anno dello start up del mobile marketing e il 2012 ne vedrà il decollo, mentre l’ADV online è l’unico comparto pubblicitario in crescita”. Stando ai dati preliminari raccolti da Audiweb con il nuovo sistema, sarebbero 10 milioni gli utenti smartphone presenti ogni mese sulla rete, a fronte dei 27 milioni di utenti pc, mentre la pubblicità mobile sarebbe in svantaggio di 5 punti percentuali rispetto a quella su pc e pare persistere un digital divide di natura anagrafica (“sopra i 55 anni decade l’interesse nel digitale”). Le app, poi, “sono un business per chi ha gli store – ha osservato Gasperini – e non pensiamo solo al mobile, ma anche alle facebook apps, come Zynga”. L’agenda digitale dovrà, allora, ha concluso, “favorire l’innovazione, la creazione di start up”, non facendo vivere il comparto di sovvenzioni, ma defiscalizzando “chi crea azienda, favorendo la creazione”.
Oltre alla mobile economy, numerosi sono stati i temi presi in considerazione, dalle Digital PR, ai cambiamenti subiti dall’industria dell’intrattenimento in era digitale, dal social shopping alle sfide poste dalle cosiddette Smart City.
“Sono pienamente soddisfatto dei risultati ottenuti dall’ultima edizione del Forum Digitale” ha afferma Fabrizio Cataldi, fondatore di Comunicazione Italiana: “seppur in un periodo caratterizzato da una congiuntura economica negativa, le tematiche inerenti la comunicazione digitale risultano di grande interesse per tutti, dagli addetti ai lavori agli uomini di business fino ai giovani, che hanno partecipato numerosi e con interesse alle sessioni proposte dalla giornata. Nonostante la crisi, il settore della comunicazione si dimostra sempre carico di una spinta innovatrice, della volontà di confrontarsi con gli scenari proposti dalla società e dall’economia e, in questo contesto, possiamo affermare serenamente che ancora una volta Comunicazione Italiana ha saputo cogliere lo spirito dei tempi”.
Tra le novità, infine, in arrivo per la prossima edizione della manifestazione, vi sono una nuova location, più grande e dunque più idonea ad accogliere la grande adesione di pubblico, e un nuovo respiro internazionale – come risulta evidente dal nuovo nome scelto, World Digital Forum – per permettere alle realtà estere di entrare in contatto con gli operatori del settore in Italia.
Pubblicato su: pmi-dome