Smemorata, lamentosa e analogica: ecco i tratti della mezza età

Sei già nella mezza età?

Sei già nella mezza età?

Computer, smartphone, tablet, pagamenti online vi mettono a disagio e vi disorientano? Non riuscite a rinunciare alla pennichella pomeridiana? Sempre più cose vi infastidiscono e vi fanno borbottare? Dimenticate spesso nomi delle persone? Se le vostre teste stanno, più o meno consapevolmente, annuendo, preparatevi a salutare l’imminente arrivo della cosiddetta e così ampiamente temuta “mezza età”.

• A studiarne, di recente, le principali manifestazioni è stata la Benenden Health, società non-profit inglese di assistenza sanitaria, compilando una lista di ben 40 segnali dell’avvicinarsi alla fatidica soglia, sulla base delle risposte fornite da un campione di 2.000 cittadini britannici over 50. Risposte che sembrano suggerire come la mezza età rappresenti più uno stato d’animo che una vera e propria tappa, dato che ben l’84% del campione sostiene che si diventa vecchi solo quando ci si inizia a considerare tali.

Cinquantenni evergreen

L’ingresso nei 50 anni non fa più paura come un tempo: rispetto al passato, è cambiato il modo di affrontare questo delicato momento della vita. Le intense trasformazioni fisiche ed emotive conducono a dei cambiamenti, nei desideri e nelle prospettive, di certo non facili da gestire, tuttavia si può contare oggi su un bagaglio di risorse sempre più ampio da cui attingere. Le rughe portano con sé anche una maggiore stabilità e una piena consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti, liberando da precedenti condizionamenti e permettendo così di formulare delle scelte migliori per la propria realizzazione personale.

• I progressi della medicina e l’attenzione crescente verso abitudini e pratiche salutiste hanno poi innalzato la speranza di vita media, spostando in avanti il momento di ingresso nella mezza età. Tanto che quasi la metà (43%) degli ultracinquantenni partecipanti al sondaggio di Benenden Health ha dichiarato di non aver ancora sperimentato questa fase e il 53% si è detto addirittura convinto che essa non esista ormai più.

Tecnologia canaglia

Se il mezzo del cammin di nostra vita non rappresenta più una selva oscura, ciò non significa, tuttavia, che non sia possibile individuare alcuni sintomi dell’inesorabile avanzare degli anni. Tra quelli elencati dagli aderenti al sondaggio, troviamo la difficoltà nello stare al passo con l’evoluzione tecnologica. Pare cioè che si diventi impermeabili all’utilizzo dei nuovi mezzi di informazione, ostacolati da barriere non solo fisiche (vista e manualità limitate, ridotte capacità di apprendimento), ma anche psicologiche e attitudinali, legate alla minore alfabetizzazione agli strumenti informatici e alla diffidenza tipica che ne deriva.

• Secondo la professoressa Erika Borella – esperta in psicologia dell’invecchiamento e docente presso la Scuola di Psicologia dell’Università degli Studi di Padova – tale avversità tecnologica sarebbe, tuttavia, solo una «falsa credenza: le persone over 50 sono degli utilizzatori di tablet e di Facebook». A incidere molto sull’inclinazione verso simili mezzi sono soprattutto «variabili socioeconomiche e demografiche, per cui le persone più tecnologiche sono anche quelle più esposte a determinati tipi di ambiente e con certi tipi di motivazione».

Il gap generazionale

L’incapacità di seguire l’evolversi dei tempi è alla base anche di altri segnali di mezza età individuati dal campione, come il non conoscere le canzoni presenti nella top ten dei singoli più ascoltati, il non ricordare il nome dei gruppi musicali moderni e il ritrovarsi del tutto impreparati a comprendere di cosa e come parlino i giovani. I nuovi teenagers digital native mutuano molte espressioni dalle proprie routine relazionali, fatte di sms, chat e social network, creando neologismi impenetrabili per chi non padroneggia le medesime abitudini. Alla base del disagio avvertito vi sarebbe, dunque, una sorta di scontro con una generazione lontana da quella di appartenenza, che usa uno slang e possiede gusti musicali piuttosto differenti dai propri.

• È bene comunque sottolineare – evidenzia la dottoressa Borella – che «il gap intergenerazionale proviene da entrambe le parti, dai giovani rispetto alle persone più adulte e viceversa». Gli sforzi delle istituzioni sono comunque concentrati nel superare queste barriere che si creano: «Ad oggi l’Unione Europea, così come il mondo della ricerca, sta promuovendo dei programmi per favorire lo scambio tra generazioni. Anche in molti ambienti lavorativi si stanno attuando simili programmi, importanti visti i molti cambiamenti in atto a livello pensionistico. La persona più adulta dovrebbe, infatti, essere vista come una ricchezza e una risorsa a disposizione, utile per trasmettere preziose competenze a livello sociale e lavorativo».

L’età degli smemorati

I nomi delle band musicali non sono certo l’unica cosa che i capelli grigi tendono a dimenticare. Altri inequivocabili sintomi dell’avanzare degli anni sono il non ricordarsi il nome delle persone che si incontrano o si conoscono e il non sapere dove si sono messi gli occhiali, la borsa, le chiavi dell’auto e via dicendo. Alle increspature del volto, si accompagnano, dunque, quelle della mente, che rendono più sbadati, distratti e smemorati.

• «Non esiste un solo tipo di memoria, ma diversi sistemi di memoria che sono diversamente sensibili all’avanzare dell’età, alcuni certamente declinano, mentre altri si mantengono anche in età molto avanzata», chiarisce Erika Borella. «Già a partire dai 25 anni alcune delle nostre abilità di memoria cominciano a diminuire, però, quando si è giovani, nel momento in cui non ci si ricorda qualcosa, si tende ad attribuire la colpa ad altri fattori, ai troppi impegni, allo stress e così via. Sicuramente la persona di mezza età fa più fatica a recuperare certe informazioni perché alcuni sistemi di memoria risentono dell’avanzare degli anni, però si tratta di un processo che caratterizza l’intero arco della vita da adulti». Inoltre, rassicura la professoressa, «ci sono interventi di potenziamento della memoria che permettono di sopperire a questi cambiamenti».

L’arte del “Piove, governo ladro!”

Stando agli intervistati, il passare degli anni spingerebbe poi a lamentarsi per un numero sempre maggiore di cose, dalle piccole circostanze quotidiane, ad alcune manifestazioni tipiche della contemporaneità, come i video musicali, considerati talmente spinti da lasciare sconcertati, o i palinsesti televisivi, così ricchi di trasmissioni spazzatura. Ciò sembra essere legato ad un abbassamento del livello di sopportazione e di condiscendenza, che condurrebbe ad abbracciare posizioni estremiste e ben poco tolleranti. Non a caso, un ulteriore indizio di mezza età è l’essere rimproverati per opinioni politicamente scorrette.

• Tuttavia, secondo la professoressa Borella, «invecchiando diventiamo solo quello che siamo: chi da giovane è stato, ad esempio, una persona polemica, andando avanti con l’età accentuerà questo tratto». Al contrario, «è da evidenziare come, con l’avanzare dell’età, si tenda a privilegiare le emozioni positive e a gestire in maniera differente i conflitti, risolvendo cioè internamente determinate problematiche».

Gli acciacchi e i chili di troppo

Ci si lagna ovviamente anche dei propri acciacchi, i quali balzano nella pole position degli argomenti di conversazione quotidiana. Ciò è legato soprattutto al fatto che le trasformazioni tipiche della mezza età coinvolgono in primis l’aspetto fisico. Ecco, allora, che, nella top 40 dei segnali di “maturità”, rientrano anche il sentirsi rigidi, l’avvertire le ossa scricchiolare quando ci si abbassa, l’avere più peli nel naso o nelle orecchie e il non riuscire più a perdere tre chili in due giorni.

• «Si verificano dei cambiamenti a livello fisico legati alla muscolatura e alla struttura ossea, con una riduzione della resistenza muscolare, dimensione, massa e peso», spiega la dottoressa Borella. Con l’avanzare degli anni, «cambia tutto il sistema gustativo, anche i muscoli digestivi funzionano più lentamente e si riduce la produzione di acidi. Le persone di una certa età dovrebbero ridurre la quantità di calorie assunte, cosa che non sempre viene fatta. Si possono creare così situazioni di sovrappeso, dovute a cattive o non mutate abitudini alimentari, associate a cambiamenti ormonali e a un’assente attività fisica. Non a caso, per le donne, una delle caratteristiche della menopausa è proprio l’aumento di peso».

Soluzioni anti-age

Crema antietàAumenta, secondo i rispondenti, la sensazione di stanchezza e il bisogno del riposino pomeridiano, muta il proprio rapporto con l’alcol, vista la tendenza ad addormentarsi dopo un buon bicchiere di vino e la consapevolezza dichiarata del proprio limite alcolico. Non si pensi, comunque, ad un’accettazione inerme del declino fisico. Al contrario i capelli brizzolati partecipanti al sondaggio preferiscono camminare invece di poltrire a letto la domenica e spendono sempre più soldi per creme viso e prodotti anti-età.

• «Una buona attività fisica può promuovere nuovi contatti sociali, mantenere la persona attiva e favorire anche una maggiore ossigenazione a livello cerebrale, permettendo a tutto il sistema di funzionare meglio», sottolinea Erika Borella. Più difficile è interpretare il riscorso a prodotti anti-age, che potrebbe, a volte, nascondere la difficoltà ad accettare la propria mutata condizione: «È importante curare l’aspetto fisico, accettando però che non si è più quelli di una volta. La nostra immagine interna dovrebbe, ad ogni età, e particolarmente in età adulta avanzata, essere congruente con quella esterna per riuscire a invecchiare bene e serenamente».

Comportamenti agé

Cambiano le abitudini e gli atteggiamenti, si modificano le inclinazioni e gli interessi, accordando la propria preferenza per quelle situazioni in cui domina una certa tranquillità e compostezza: nell’età di mezzo si arriva a detestare i pub rumorosi, a privilegiare una serata a base di giochi in scatola piuttosto che un’uscita in città e a scegliere una crociera – meglio se “child free” – come meta delle vacanze. Nella scelta di vestiti e scarpe ci si scopre molto meno attenti a mode e tendenze momentanee e decisamente più attratti dalla comodità. Pure il fatto di ricevere e gradire delle babbucce da notte come regalo di Natale rappresenta un’avvisaglia dell’avanzare degli anni.

• Si cerca di instaurare un rapporto più solido con la natura, dedicandosi, in modo quasi ossessivo, alla cura del giardino, al dar da mangiare agli uccelli, al riciclo e alla raccolta differenziata dei rifiuti. Zappare, potare le piante, spingere la carriola, annaffiare, seminare, annusare: fare giardinaggio migliora non poco lo stato di benessere fisico ed emotivo, «significa avere un’attività, un hobby e quindi favorisce il sentirsi ancora attivi e impegnati in qualche cosa che può dare anche risultati (i frutti di una pianta, ad esempio). Permette, inoltre, di avere un momento per sé in cui si pensa a se stessi e, allo stesso tempo, è un’attività fisica e quindi mantiene un buon stato di salute», spiega infine la professoressa Borella.

Servizio realizzato per il settimanale Viversani & Belli del 4 ottobre 2013, con la collaborazione della professoressa Erika Borella, esperta in psicologia dell’invecchiamento e docente presso la Scuola di Psicologia dell’Università degli Studi di Padova