Il Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro ha indagato sui profili professionali considerati “introvabili” dalle aziende italiane e sul grado di formazione maggiormente richiesto
Cosa vuoi fare da grande? Quando porrete questa domanda ai vostri figli, auguratevi che la risposta sia idraulico, farmacista, sviluppatore software, progettista meccanico, operatore di mensa, tornitore.
Sono queste, infatti, alcune delle professioni che, stando al Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro, risulterebbero “introvabili” nel contesto economico italiano: su un totale di 595 mila assunzioni non stagionali previste dalle imprese entro la fine del 2011, sono quasi 117 mila (il 19,7%) quelle considerate di difficile reperimento dal totale delle imprese dell’industria e dei servizi e, tra queste, sono 28.540 quelle richieste dalle sole aziende artigiane.
“La delicatezza del contesto economico – sottolinea il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – mette ulteriormente in luce il difficile incontro tra domanda e offerta di lavoro: il lavoro viene offerto dalle imprese ma queste ultime hanno talvolta, e soprattutto per alcune professioni, grandissima difficoltà a trovare il candidato con i requisiti giusti”.
Tuttavia quel 19,7% riferito alle professioni considerate “introvabili” non sembra costituire di per sé una grande novità nel contesto italiano, poiché fa, al contrario, riferimento ad una tendenza in sensibile decrescita rispetto al 2010, quando la percentuale era del 26,7%.
Come considerazione generale, si può dire che le maggiori difficoltà si incontrano, da un lato, per le professioni high skill intellettuali, scientifiche e tecniche, dall’altro, quelle operaie, specializzate e non, e quelle qualificate nelle attività commerciali e nei servizi.
Una simile tendenza viene spiegata da Unioncamere come la conseguenza, nel primo caso, della “richiesta di competenze specifiche legate all’esperienza on the job” o, talvolta, come effetto di una “oggettiva carenza di offerta”; nel secondo caso, la carenza dell’offerta viene spiegata “dal fatto che si tratta di profili professionali ritenuti meno gratificanti, o che vengono intrapresi con una buona dose di improvvisazione che non è certamente garanzia di qualità nell’offerta del servizio o del prodotto”.
Le professioni prese in considerazione dall’indagine sono quelle che hanno conosciuto nel 2011 almeno mille assunzioni e difficoltà di reperimento superiori alla media. I profili che rispondono a tali requisiti risultano essere 59, distinti tra high skill, medium skill e low skill.
Per quanto riguarda la prima categoria, le professioni più ricercate sono: farmacisti (circa 600 gli introvabili, pari al 36,5% sul totale di 1640 assunzioni previste soprattutto in Lombarida), gli sviluppatori di software (1.000 introvabili, pari al 33,6% delle 2.900 assunzioni, previste prevalentemente nel Lazio), i progettisti meccanici (570, pari al 31,6% delle 1.820 assunzioni totali da registrare soprattutto in Emilia Romagna) e metalmeccanici (510 su 1.410 assunzioni totali, cioè il 35,9%), gli infermieri (1.620 su 4.710, pari al 34,4%) e gli addetti alla consulenza fiscale (370 su 1.080, dunque il 34,2%).
Con riferimento, invece, al livello medio di qualificazione richiesta, le figure professionali considerate più introvabili sono: addetti alla reception (4 su 10 sono difficili da reperire, pari 610 su 1.620 assunzioni, il 38%, previste soprattutto in Lombardia), operatori di mensa (3.070, pari al 50,1% delle 6.130 assunzioni totali), addetti alle vendite specializzate (1.070 su 2.180 assunzioni, pari al 49%); si sente, inoltre, la carenza, secondo le imprese, di molte figure operaie qualificate, come l’installatore di impianti termici (760 su 1.130, pari al 67,5%, percentuale che raggiunge il culmine del 100% in Veneto), installatore di impianti idraulici (650 su 1.130, cioè il 57,5%), il termoidraulico (il 50,6%, quindi 980 su 1.940) e il montatore di macchinari industriali (470 su 1.160, cioè il 40%), il carpentiere in metallo (difficili da reperire sono 1.270 su 3.280, il 38,7%).
Per i profili professionali a più bassa qualifica, le imprese lamentano le difficoltà a raggiungere tornitori (1.210 su 2.660, pari al 45,7%), autisti di pullman (470 su 1.360, cioè il 34,4%) e cucitori di macchine per abbigliamento (420 su 1.240 ricercati).
Infine, sui profili low skill, le imprese lamentano l’irreperibilità di tornitori (circa 1.200 su 2.700 sono difficili da trovare), autisti di pullman (470 su 1.360) e cucitori di macchine per abbigliamento (34%, cioè 420 su 1.240 ricercati).
Ristringiamo l’analisi e cerchiamo, ora, di capire quali siano le figure ricercate con maggiori difficoltà dalle sole imprese artigiane: copritetti (95,8% le unità introvabili, cioè 590 su 610, a causa esclusivamente dell’inadeguatezza professionale dei candidati e non della mancanza di offerta), pavimentatori (440 su 600 gli introvabili, pari al 73,6%, per il 54,3% dei casi la motivazione è l’inadeguatezza dei candidati, per il 19,3% alla mancanza di candidati), valigiai e borsettieri (340 su 610, il 56,2%), fabbri e lingottai (440 su 970, 45,6%).
In termini assoluti, comunque, sono soprattutto parrucchieri ed estetisti, idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e del gas le figure maggiormente difficili da recuperare: nel primo caso sono 2.190 le assunzioni difficili su un totale di 5.940 previste, con una ricerca stimata di quasi sei mesi; nel secondo caso sono 2.170 su 5.340, con addirittura 12 mesi di ricerca.
Con riferimento al titolo richiesto, quelle 595 mila assunzioni non stagionali previste entro la fine del 2011 – dicono altre stime del Sistema informativo Excelsior – verranno così ripartite: oltre 74 mila laureati, 244 mila diplomati e 80 mila persone con la qualifica professionale, 196 mila candidati con la sola scuola dell’obbligo.
Dai dati raccolti può essere in parte delineata la dinamica del mercato lavorativo italiano, che vede un aumento (stimato in 16 mila unità) della domanda di qualifiche professionali e un incremento in termini assoluti della richiesta di diplomati e, ancor più, di laureati. Nonostante quest’ultimo, tuttavia, la percentuale di richiesta rimane identica a quella dell’anno scorso (12,5% del totale di assunzioni non stagionali), con riferimento ai “dottori”, e un tantino inferiore (41%, contro 44% nel 2010), con riferimento ai diplomati.
Più in particolare, poi, la domanda di lavoro per chi ha conseguito una laurea aumenta di oltre 5.300 unità (su una domanda complessiva che ha visto un aumento di 43 mila assunzioni non stagionali) rispetto al 2010 e la laurea più apprezzata si conferma, ormai da due anni, quella in Economia (30%, con 22 mila assunzioni previste, delle quali il 48% circa sono riservate a giovani in uscita dal sistema formativo), seguita da quella in ingegneria elettronica e dell’informazione (oltre 9 mila assunzioni non stagionali in programma) e, infine, da quelle riferite al settore sanitario e paramedico, che, con quasi 7 mila unità da integrare entro l’anno, si presenta sempre molto ricercato.
Ad ogni modo è il profilo del diplomato a confermarsi il più richiesto dalle imprese italiane, con un aumento di 1.500 unità rispetto allo scorso anno; l’indirizzo prediletto è quello amministrativo e commerciale (oltre 68 mila, pari al 28% delle 244 mila assunzioni di diplomati previste), seguito da quello meccanico (25 mila) e quello turistico alberghiero (oltre 11 mila). In media le imprese hanno intenzione di destinare quasi il 46% dei posti di lavoro disponibili a neo-diplomati, quota che raggiunge il 55% con riferimento al settore turistico-alberghiero.
Le richieste di qualifiche professionali sono quasi 16 mila in più rispetto al 2010, con un incremento di due punti percentuali (13,5% nel 2011, contro l’11,7% nel 2010) dell’incidenza sul totale delle assunzioni non stagionali previste; gli indirizzi più richiesti sono quello meccanico, quello socio-sanitario e quello edile. Ridotte le possibilità, in questo senso, per chi ha qualifica professionale ma non ha esperienza di lavoro, assumibile per il solo 38,3% dei casi.
Nonostante la lamentata crisi economica, nonostante le conseguenti difficoltà a trovar lavoro da parte di molti giovani e meno giovani, sono, inoltre, considerati introvabili dalle imprese quasi 20 mila laureati, oltre 45 mila diplomati, 17 mila qualifiche professionali e 34.500 persone prive di formazione specifica. Questo perché – sottolinea Unioncamere – “i candidati al posto di lavoro sono pochi o inadeguati per la loro preparazione scolastica o, più in generale, per le competenze possedute”.
La maggior difficoltà di reperimento, sempre con riferimento al grado di istruzione, viene lamentata dalle imprese per la figura del laureato, considerato introvabile per il 26,1% (quota che sale al 27,3% per il titolo specialistico) e per quella del diplomato che abbia conseguito una specializzazione (sempre 26,1%).
Un’esperienza pregressa, già acquisita dal candidato, è richiesta dal 56,5% delle assunzioni programmate nel 2011, percentuale che arriva al 64% per i laureati e al 66,3% per le qualifiche professionali.
Si assottiglia, dunque, la disponibilità delle imprese ad assumere quanti si affaccino per la prima volta sul mercato del lavoro, poiché “rispetto agli ultimi due anni, le imprese prevedono oggi di assumere in numero maggiore soprattutto figure operaie e impiegatizie a più elevata specializzazione, nella cui individuazione per le aziende è fondamentale l’esperienza acquisita in precedenti esperienze lavorative”.
L’analisi di Unioncamere, dimostra, dunque, come un’istruzione plasmata sulle specifiche esigenze delle imprese sia la via migliore che i giovani possono percorrere per trovare lavoro. Certo nella scelta della destinazione formativa devono rientrare considerazioni che vanno oltre la mera aderenza a criteri utilitaristici, considerazioni che riguardino, ad esempio, la motivazione e l’inclinazione personale dello studente; tuttavia non si può chiudere gli occhi di fronte a simili stime, specialmente se si considera il periodo particolarmente buio dal punto di vista occupazionale, e certo genitori ed educatori dovrebbero saper orientare i propri figli o studenti in tal senso, rispettandone comunque le volontà e le predisposizioni. A questo si dovrebbe accompagnare un percorso duplice di arricchimento formativo, non solo teorico, quindi, ma anche pratico, che permetta al giovane di attualizzare le proprie conoscenze in un contesto reale e non solo fittizio: “sempre più preziosa, quindi, diventa – evidenzia ancora Dardanello – la possibilità di integrare meglio il momento della formazione scolastica e universitaria con quello della formazione sul lavoro, valorizzando quindi tutte quelle modalità che consentano di avvicinare i giovani alla realtà delle imprese, attraverso, ad esempio, percorsi di alternanza scuola-lavoro, stage e tirocini formativi”.
Pubblicato su: PMI-dome