Cittadini sempre più connessi in mobilità

Alcune recenti e autorevoli indagini rilevano la portata dell’incremento negli acquisti di smartphone e nel fenomeno m-commerce in Italia, in un contesto globale di sempre più forte penetrazione della telefonia mobile e del mercato delle applicazioni

Attesa, entusiasmo, delusione, desiderio di possesso, indifferenza: /diversissime sono le reazioni suscitate dal lancio del nuovo iPhone 5, in un continuo chiacchiericcio che in queste ore coinvolge testate online, blog, forum, piattaforme social, salotti tv, carta stampata e, ancora, bar, uffici e cucine, schierando, da una parte, i fan della mela morsicata, dall’altra gli eterni oppositori, che relegano l’intero fenomeno Apple ad una semplice questione di “moda”.
Oltre all’estrema prevedibilità di alcune logiche della socialità, un simile tamtam mediatico è il chiaro segnale di quanto sia ormai diffuso l’utilizzo di smartphone nella vita di tutti i giorni. Il fenomeno fa leva principalmente sui ritmi di vita sempre più frenetici, sul desiderio costante di connettività e sulle molte funzionalità aggiuntive rese disponibili dalla fruizione in mobilità. A confermare ulteriormente quella che è ormai una ovvietà, arrivano, allora, alcune stime diffuse nei giorni scorsi.
Stando al “Traffic and Market Report” stilato periodicamente da Ericsson, il tasso di penetrazione della telefonia mobile avrebbe raggiunto, nel secondo trimestre 2012, quota 89% a livello mondiale e quota 129% con riferimento alla sola Europa occidentale, per un totale di 6,3 miliardi di sottoscrizioni, pari a 4,3 miliardi di abbonati. A trainare la crescita sarebbero, in particolare, i mercati dell’India e della Cina che insieme “costituiscono circa il 40% delle nuove 140 milioni di sottoscrizioni nel secondo trimestre 2012”. Seguono nella classifica il Brasile (+11 milioni), l’Indonesia (+9 milioni) e le Filippine (+5 milioni). Le rilevazioni di Ericsson evidenziano anche il costante aumento delle sottoscrizioni alla banda larga mobile, che si attestano intorno a 1,2 miliardi, a conferma di quanto la mobilità sia una tendenza più che consolidata, dettata dal bisogno delle persone di essere connesse sempre e ovunque e di poter godere di una fruizione ritagliata sulle specifiche esigenze dell’hic et nunc. Cresce, di conseguenza, anche il traffico dati mobile, raddoppiato tra il secondo trimestre 2011 e il secondo trimestre 2012 e trainato dai contenuti video, dunque, in definitiva, dal forte incremento nelle vendite di smartphone. Ericsson azzarda, infine, anche delle previsioni, sostenendo che entro il 2017 metà della popolazione mondiale sarà coperta dalla rete di nuova generazione 4G.
Sul fenomeno mobile è intervenuta poi anche la società di analisi Gartner, occupandosi, più precisamente, del mercato estremamente florido delle applicazioni. Stando ai risultati divulgati, il numero di download di apps sarebbe raddoppiato in un solo anno, passando dai 25 miliardi circa del 2011 ai 45,6 miliardi del 2012. Un dato poi è particolarmente significativo: rivela Gartner come ad essere scaricate siano soprattutto le applicazioni gratuite (89%, pari a 40,6 miliardi) e come, anche quelle cedute a pagamento, non rendano in fondo molto, avendo un prezzo medio di 3 dollari l’una. Pare infatti siano le applicazioni low-cost a trainare il download delle apps a pagamento: “Le apps con un prezzo fra 99 centesimi e i 2.99 dollari faranno la parte del leone con l’87,5% fra le applicazioni a pagamento (paid-for download) nel 2012, per raggiungere quota 96% entro il 2016”, ha commentato Sandy Shen, che ha diretto la ricerca. Entro il 2016 si prevede, inoltre, il raggiungimento di quasi 310 miliardi di download, il 93% dei quali free.
Per questo motivo gli sviluppatori dovranno trovare altri meccanismi per monetizzare il mercato delle applicazioni, come gli acquisti in-app, grazie ai quali trasformare semplici giocatori e utenti in paganti; Gartner prevede un aumento di questa modalità di pagamento dall’attuale 5% al 30% del 2016, ma perché ciò avvenga sarà ovviamente necessario creare modi sempre nuovi per soddisfare e coinvolgere il consumatore, convincerlo a tornare e ad affezionarsi, in una parola fidelizzarlo e creare, per questa via, un flusso di entrate costante.
A mantenere la posizione di leadership tra le piattaforme vendor, vi è sicuramente lo Store di Apple, che nel 2012 registra 21 miliardi di download, con un incremento del 74% rispetto al 2011 (incremento in realtà inferiore rispetto all’83% dei download complessivi , sintomo in un interesse crescente verso gli altri sistemi operativi). A competere con Apple, troviamo in primis Google Play e Microsoft Windows Phone Marketplace, tuttavia sembrano affacciarsi sul mercato alcuni vendor che, sfruttando il proprio nome e alcune lacune, potrebbero obbligare Apple a cedere alcune sue quote. Si tratta in particolare di Amazon e di Facebook (il Facebook App Center potrebbe presto giocare un ruolo fondamentale nel social networking e nel gaming). In Cina aumentano i download provenienti dagli store indipendenti Android.
Veniamo ora all’Italia: gli ultimi dati sull’audience online, resi disponibili da Audiweb, evidenziano come nel primo semestre 2012 siano 15 milioni gli individui che dichiarano di aver accesso alla rete da cellulare, smartphone o palmare, pari al 31,3% dei casi (34,6% degli uomini e 28,1% delle donne), e 2 milioni quelli che dichiarano di avervi accesso tramite tablet. A fruire maggiormente la rete in mobilità sono i giovani (circa la metà degli individui di età compresa tra gli 11 e 34 anni), i residenti del Centro Italia (il 37,6% della popolazione di quest’area) e del Nord Ovest (il 32,7%), infine i profili più qualificati in termini di istruzione e condizione professionale. I device mobili sono usati principalmente per navigare su internet (il 56,9% dei casi), inviare o ricevere e-mail (32,7%), consultare motori di ricerca (31,9%), accedere ai social network (31,8%). Sarebbero infine 3,5 milioni coloro che dichiarano di aver scaricato e utilizzato almeno una volta un’applicazione (solo gratuita nel 67,4% dei casi, anche a pagamento per il 32,6%).
L’osservatorio ebay.it ha, infine, evidenziato, tra luglio e agosto 2012, un aumento nelle vendite di smartphone del 4.6% (pari a 67.100 cellulari) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La causa viene ricondotta a una volontà di cambiare modello di dispositivo, in vista dell’annunciata uscita di modelli più aggiornati, come l’iPhone 5 appunto. Secondo il sito di vendite online, il prezzo medio di uno smartphone usato sarebbe di 175 euro e le parole più ricercate sarebbero iPhone, iPhone 4, Samsung Galaxy, Samsung e Nokia.
 
Buone notizie anche sul fronte italiano del mobile commerce: l’osservatorio ebay.it ha confermato come, da inizio anno, l’incremento degli acquisti realizzate attraverso smartphone sia stato pari al 30%. Nel solo mese di luglio si sarebbe conclusa una transazione ogni 32 secondi (8 secondi in meno rispetto a inizio anno); e le prospettive di crescita per l’Italia sono ancora ampie, se si considera che in Europa il tempo medio per concludere un affare in rete è di soli 0,4 secondi e in Gran Bretagna di 0,6 secondi. “La relazione che ognuno di noi ha con il proprio smartphone” – spiega Ebay.it in una nota – “è così stretta che, al giorno d’oggi, sarebbe quasi impossibile farne a meno. Anche l’esperienza dello shopping è radicalmente cambiata grazie a questa simbiosi. Che sia per trovare offerte vantaggiose o per controllare gli inventari, gli smartphone stanno diventando i migliori amici dei consumator”.
Fonte: pmi-dome

OS X Lion per Mac

Mission Control, Launchpad, nuove gestures multi-touch, modalità full-screen, salvataggio automatico, AirDrop e nuovo servizio di mail: ecco le principali funzionalità introdotte nel nuovo sistema operativo per Mac

L’innovazione tecnologica porta inevitabilmente con sé il ricorso ad un rinnovato ventaglio terminologico che, attraverso l’acuta arma della metafora, reinterpreta ed unisce parole e concetti tradizionalmente lontani tra loro. Nessuno si spaventi, dunque, se in questi giorni sentirà da più parti affermare che “è stato finalmente liberato dalla gabbia il leone”!

La segnalazione non arriva da uno zoo di provincia, ma dalla Apple Inc., che, dopo averlo annunciato dal palcoscenico californiano della Worldwide Developers Conference 2011, ha reso disponibile all’acquisto l’ottava importante release del sistema operativo pensato per Mac, OS X Lion 10.7, considerato da molti il più evoluto al mondo: dopo il ghepardo (Cheetah, versione 10.0), il puma (10.1), il giaguaro (Jaguar 10.2), la pantera (Panther 10.3), la tigre (Tiger 10.4), il leopardo (Leopard 10.6) e il leopardo delle nevi (Snow Leopard 10.7), è toccato al re della savana prestare il proprio nome per l’ultimo rilascio ufficiale, seguendo, appunto, una prassi ormai consolidata in casa Apple.

Quando parliamo dell’azienda di Cupertino, sappiamo di riferirci ad un brand capace di creare il massimo dell’aspettativa attorno ad ogni singola imminente novità, aspettativa che si accompagna poi subito al desiderio di possesso per quel folto e fedele pubblico fatto di persone affascinate dal magico connubio proposto tra caratteristiche tecniche, design, funzioni innovative, esclusività e immediatezza nell’approccio. I trend di crescita registrati nel terzo trimestre fiscale non fanno che confermare una simile considerazione.

“Lion è la migliore versione di OS X mai realizzata finora, ed è pieno di funzioni innovative, come i nuovi gesti Multi-Touch, il supporto a livello di sistema per le applicazioni a schermo intero, e Mission Control per accedere istantaneamente a tutto quanto è in esecuzione sul Mac”: con queste parole, a inizio luglio, Philip Schiller (vicepresidente senior del Worldwide Product Marketing di Apple) annunciava al grande pubblico la prossima uscita della nuova creazione a forma di mela. Cerchiamo allora di cogliere nello specifico quelle che sono le reali novità – migliorative, peggiorative o ininfluenti che siano – introdotte nel sistema.

La prima assume forse più i toni della curiosità e dell’aneddoto, ma nasconde tuttavia una significativa dichiarazione di intenti: ci riferiamo all’eliminazione del prefisso “Mac” dal nome del sistema operativo, allo scopo, pare, di aumentare sempre più i punti di contatto ideali tra OS (X) e iOS, il sistema operativo per dispositivi mobile, seguendo una via delineata già a fine ottobre dell’anno scorso, in occasione dell’evento di presentazione “Back to the Mac”.
Lion introduce, infatti, nuovi paradigmi di utilizzo, che si ispirano apertamente ai modelli fruitivi pensati per iPhone e soprattutto per iPad e che fanno della gestualità la reale chiave di svolta: “l’interazione con il computer non è mai stata così diretta”, afferma Graig Federighi, vicepresidente Os X Software, nel video che sul sito ufficiale introduce le principali features del nuovo prodotto.

A muoversi in questa direzione vi è innanzitutto Launchpad: cliccando sulla relativa icona nel Dock, le finestre aperte svaniranno e verranno sostituite dalla visualizzazione a schermo pieno di tutte le applicazioni possedute, che potranno essere organizzate dall’utente in categorie tramite delle cartelle di raggruppamento, proprio come avviene per iPhone e iPad. Alcuni hanno sottolineato come, in realtà, Launchpad non soddisfi le aspettative degli utenti: esso non compie un radicale cambiamento nell’approccio, non elimina completamente la metafora desktop, al contrario richiede dei passaggi e clic intermedi che nulla aggiungono, in quanto a immediatezza, alla ricerca tramite Finder.

A inseguire l’integrazione tra OS X e iOS vi sono poi anche le nuove gestures multi-touch, aumentate e migliorate, poichè pensate per un’interazione più immediata ed intuitiva, che permetta una risposta più fluida e realistica ai gesti dell’utente. Scorrendo tre dita in giù sul Trackpad o sul MagicTrackpad, si potranno vedere tutte le finestre aperte sul Mac (Mission Control); muovendo tre dita a destra o sinistra si potranno sfogliare le applicazioni aperte a tutto schermo; sfiorando con due dita in su e in giù, le pagine di documenti, siti e simili scorreranno in verticale; facendo doppio tap con due dita, verranno ingrandite rapidamente le pagine; pizzicando con indice e pollice, l’ingrandimento sarà più preciso (pinch-to-zoom). La particolare ricerca di realismo si nota con riferimento all’effetto elastico delle pagine, che rimbalzano leggermente quando si giunge al loro inizio o alla loro fine. Si è rilevato tuttavia un problema con riferimento al fatto che stesse gesture implementano azioni diverse a seconda dell’applicazione attiva: per spostarsi tra gli spazi, si deve, ad esempio, scorrere con tre dita, ma se ci si trova dentro Launchpad la stessa cosa deve essere fatta con due dita; una simile incoerenza rischia di vanificare qualsiasi sforzo indirizzato all’intuitività del sistema.

Continuando la nostra disamina sulle novità, incontriamo la possibilità, a livello di sistema, di visualizzare qualsiasi applicazione in una modalità full-screen, che permette di “lavorare e giocare senza distrazioni sfruttando ogni millimetro del tuo display”; questo è importante per applicazioni come iPhoto, iMovie, GarageBand, Keynote, Pages e Numbers, progettate per dare il meglio di sé a tutto schermo. È possibile, inoltre, tenere aperte più app a tutto schermo contemporaneamente, assieme a finestre di dimensione standard, muovendosi tra esse attraverso un movimento orizzontale verso sinistra o destra su Mouse o TrackPad.

Se si volesse, a questo punto, visualizzare tutte le app full-screen aperte, si dovrebbe attivare Mission Control, scorrendo, come abbiamo visto, verso l’alto con tre dita o cliccando sull’icona relativa nel Dock. Mission Control ha inteso unire “Dashboard, Exposé e Spaces in un’unica, nuova funzione che ti dà una visione d’insieme del tuo Mac”. In alto è presente una serie di miniature, che rappresentano Dashboard, le altre Scrivanie e le app a tutto schermo; in basso si trovano invece, in forma Exposé, le finestre aperte sulla Scrivania attiva, raggruppate per applicazioni. Qualcuno ha sottolineato la complessità che, tuttavia, risulta sottesa ad un simile sistema, che cerca di mescolare in un’unica piattaforma il controllo di numerose e differenti entità.

Il salvataggio automatico è un’altra delle nuove funzionalità di Lion, importante nella creazione e modifica di qualunque file; l’utente non deve più far attenzione a salvare manualmente e ad intervalli regolari il proprio lavoro, ci penserà il sistema e, quando avrà ultimato tale lavoro, potrà bloccarlo, per impedire modifiche accidentali (se proverà a modificare il file bloccato, Lion chiederà se si intenda sbloccarlo o usarlo come modello per un nuovo file). A questo si unisce la funzione Versioni, “una sorta di Time Machine dedicata ai soli file modificati dall’utente”: permette di ripristinare una vecchia versione di un file modificato, o di comparare le due versioni.

Con la feature “Riprendi” è possibile ritrovare una qualsiasi applicazione esattamente come la si era lasciata prima di chiuderla.

Fortemente ispirato a quello realizzato per iPad, il nuovo servizio mail di Lion presenta una visualizzazione widescreen a due colonne, dove da una parte troviamo l’elenco dei messaggi, accompagnati da qualche riga di anteprima, dall’altra la mail che sto leggendo; sotto la barra degli strumenti, la barra dei preferiti permette di catalogare le proprie mail. Nuovi criteri di ricerca e suggerimenti aiutano a recuperare facilmente le mail di interesse, mentre la funzione conversazioni riunisce in automatico i messaggi di uno stesso thread, nascondendo il testo duplicato delle mail precedenti.
AirDrop permette di scambiare file tra computer vicini (entro un raggio di 10 metri) via Wi-Fi senza che essi siano connessi alla rete.

Infine il Mac App Store arriva come strumento integrato nell’OS, su modello dei dispositivi mobile: si possono scaricare applicazioni gratuite o a pagamento, utilizzandole su tutti i Mac autorizzati e il sistema si preoccuperà di avvisare l’utente qualora ci siano degli update disponibili.

A tal proposito evidenziamo come l’acquisto e l’installazione di Lion, per aggiornare il proprio Mac, possa avvenire solo tramite Mac App Store: abolita definitivamente la distribuzione tramite supporti fisici.

Quelli elencati sono solo i principali tra i 250 cambiamenti realizzati da Apple per questa nuova versione del sistema operativo del Mac. Da più parti se ne sono tessute le lodi, ma c’è anche chi ha sottolineato, l’abbiamo visto, la marginalità nella portata degli interventi realizzati: Apple avrebbe “fallito l’obiettivo principale che era fondere iOS e Mac OS X per creare una nuova interfaccia desktop che fosse semplice, immediata e pulita e questo potrebbe aver compromesso anche il resto, in termini di accettabilità da parte dell’utente”; “se non fosse per Unix, che è veloce e solido come una rocca, per la grafica e per il networking, Lion potrebbe trasformarsi nel Vista di Apple”. Non un “must have”, dunque, ma poco più di un aggiornamento, per un sistema che “nel tentativo di soddisfare contemporaneamente il target di consumer e quello di professionisti ha prodotto un’interfaccia che rischia di non piacere né agli uni né agli altri”. Non un “ruggito”, per tornare alla metafora, ma un tenue vagito.

Non resta dunque che attendere per sapere quanti, tra gli apple-addicted, sceglieranno di seguire il Mac nel suo “più grande balzo in avanti”, come recita la schermata principale di presentazione nel sito.

Pubblicato su: PMI-dome