Mission Control, Launchpad, nuove gestures multi-touch, modalità full-screen, salvataggio automatico, AirDrop e nuovo servizio di mail: ecco le principali funzionalità introdotte nel nuovo sistema operativo per Mac
L’innovazione tecnologica porta inevitabilmente con sé il ricorso ad un rinnovato ventaglio terminologico che, attraverso l’acuta arma della metafora, reinterpreta ed unisce parole e concetti tradizionalmente lontani tra loro. Nessuno si spaventi, dunque, se in questi giorni sentirà da più parti affermare che “è stato finalmente liberato dalla gabbia il leone”!
La segnalazione non arriva da uno zoo di provincia, ma dalla Apple Inc., che, dopo averlo annunciato dal palcoscenico californiano della Worldwide Developers Conference 2011, ha reso disponibile all’acquisto l’ottava importante release del sistema operativo pensato per Mac, OS X Lion 10.7, considerato da molti il più evoluto al mondo: dopo il ghepardo (Cheetah, versione 10.0), il puma (10.1), il giaguaro (Jaguar 10.2), la pantera (Panther 10.3), la tigre (Tiger 10.4), il leopardo (Leopard 10.6) e il leopardo delle nevi (Snow Leopard 10.7), è toccato al re della savana prestare il proprio nome per l’ultimo rilascio ufficiale, seguendo, appunto, una prassi ormai consolidata in casa Apple.
Quando parliamo dell’azienda di Cupertino, sappiamo di riferirci ad un brand capace di creare il massimo dell’aspettativa attorno ad ogni singola imminente novità, aspettativa che si accompagna poi subito al desiderio di possesso per quel folto e fedele pubblico fatto di persone affascinate dal magico connubio proposto tra caratteristiche tecniche, design, funzioni innovative, esclusività e immediatezza nell’approccio. I trend di crescita registrati nel terzo trimestre fiscale non fanno che confermare una simile considerazione.
“Lion è la migliore versione di OS X mai realizzata finora, ed è pieno di funzioni innovative, come i nuovi gesti Multi-Touch, il supporto a livello di sistema per le applicazioni a schermo intero, e Mission Control per accedere istantaneamente a tutto quanto è in esecuzione sul Mac”: con queste parole, a inizio luglio, Philip Schiller (vicepresidente senior del Worldwide Product Marketing di Apple) annunciava al grande pubblico la prossima uscita della nuova creazione a forma di mela. Cerchiamo allora di cogliere nello specifico quelle che sono le reali novità – migliorative, peggiorative o ininfluenti che siano – introdotte nel sistema.
La prima assume forse più i toni della curiosità e dell’aneddoto, ma nasconde tuttavia una significativa dichiarazione di intenti: ci riferiamo all’eliminazione del prefisso “Mac” dal nome del sistema operativo, allo scopo, pare, di aumentare sempre più i punti di contatto ideali tra OS (X) e iOS, il sistema operativo per dispositivi mobile, seguendo una via delineata già a fine ottobre dell’anno scorso, in occasione dell’evento di presentazione “Back to the Mac”.
Lion introduce, infatti, nuovi paradigmi di utilizzo, che si ispirano apertamente ai modelli fruitivi pensati per iPhone e soprattutto per iPad e che fanno della gestualità la reale chiave di svolta: “l’interazione con il computer non è mai stata così diretta”, afferma Graig Federighi, vicepresidente Os X Software, nel video che sul sito ufficiale introduce le principali features del nuovo prodotto.
A muoversi in questa direzione vi è innanzitutto Launchpad: cliccando sulla relativa icona nel Dock, le finestre aperte svaniranno e verranno sostituite dalla visualizzazione a schermo pieno di tutte le applicazioni possedute, che potranno essere organizzate dall’utente in categorie tramite delle cartelle di raggruppamento, proprio come avviene per iPhone e iPad. Alcuni hanno sottolineato come, in realtà, Launchpad non soddisfi le aspettative degli utenti: esso non compie un radicale cambiamento nell’approccio, non elimina completamente la metafora desktop, al contrario richiede dei passaggi e clic intermedi che nulla aggiungono, in quanto a immediatezza, alla ricerca tramite Finder.
A inseguire l’integrazione tra OS X e iOS vi sono poi anche le nuove gestures multi-touch, aumentate e migliorate, poichè pensate per un’interazione più immediata ed intuitiva, che permetta una risposta più fluida e realistica ai gesti dell’utente. Scorrendo tre dita in giù sul Trackpad o sul MagicTrackpad, si potranno vedere tutte le finestre aperte sul Mac (Mission Control); muovendo tre dita a destra o sinistra si potranno sfogliare le applicazioni aperte a tutto schermo; sfiorando con due dita in su e in giù, le pagine di documenti, siti e simili scorreranno in verticale; facendo doppio tap con due dita, verranno ingrandite rapidamente le pagine; pizzicando con indice e pollice, l’ingrandimento sarà più preciso (pinch-to-zoom). La particolare ricerca di realismo si nota con riferimento all’effetto elastico delle pagine, che rimbalzano leggermente quando si giunge al loro inizio o alla loro fine. Si è rilevato tuttavia un problema con riferimento al fatto che stesse gesture implementano azioni diverse a seconda dell’applicazione attiva: per spostarsi tra gli spazi, si deve, ad esempio, scorrere con tre dita, ma se ci si trova dentro Launchpad la stessa cosa deve essere fatta con due dita; una simile incoerenza rischia di vanificare qualsiasi sforzo indirizzato all’intuitività del sistema.
Continuando la nostra disamina sulle novità, incontriamo la possibilità, a livello di sistema, di visualizzare qualsiasi applicazione in una modalità full-screen, che permette di “lavorare e giocare senza distrazioni sfruttando ogni millimetro del tuo display”; questo è importante per applicazioni come iPhoto, iMovie, GarageBand, Keynote, Pages e Numbers, progettate per dare il meglio di sé a tutto schermo. È possibile, inoltre, tenere aperte più app a tutto schermo contemporaneamente, assieme a finestre di dimensione standard, muovendosi tra esse attraverso un movimento orizzontale verso sinistra o destra su Mouse o TrackPad.
Se si volesse, a questo punto, visualizzare tutte le app full-screen aperte, si dovrebbe attivare Mission Control, scorrendo, come abbiamo visto, verso l’alto con tre dita o cliccando sull’icona relativa nel Dock. Mission Control ha inteso unire “Dashboard, Exposé e Spaces in un’unica, nuova funzione che ti dà una visione d’insieme del tuo Mac”. In alto è presente una serie di miniature, che rappresentano Dashboard, le altre Scrivanie e le app a tutto schermo; in basso si trovano invece, in forma Exposé, le finestre aperte sulla Scrivania attiva, raggruppate per applicazioni. Qualcuno ha sottolineato la complessità che, tuttavia, risulta sottesa ad un simile sistema, che cerca di mescolare in un’unica piattaforma il controllo di numerose e differenti entità.
Il salvataggio automatico è un’altra delle nuove funzionalità di Lion, importante nella creazione e modifica di qualunque file; l’utente non deve più far attenzione a salvare manualmente e ad intervalli regolari il proprio lavoro, ci penserà il sistema e, quando avrà ultimato tale lavoro, potrà bloccarlo, per impedire modifiche accidentali (se proverà a modificare il file bloccato, Lion chiederà se si intenda sbloccarlo o usarlo come modello per un nuovo file). A questo si unisce la funzione Versioni, “una sorta di Time Machine dedicata ai soli file modificati dall’utente”: permette di ripristinare una vecchia versione di un file modificato, o di comparare le due versioni.
Con la feature “Riprendi” è possibile ritrovare una qualsiasi applicazione esattamente come la si era lasciata prima di chiuderla.
Fortemente ispirato a quello realizzato per iPad, il nuovo servizio mail di Lion presenta una visualizzazione widescreen a due colonne, dove da una parte troviamo l’elenco dei messaggi, accompagnati da qualche riga di anteprima, dall’altra la mail che sto leggendo; sotto la barra degli strumenti, la barra dei preferiti permette di catalogare le proprie mail. Nuovi criteri di ricerca e suggerimenti aiutano a recuperare facilmente le mail di interesse, mentre la funzione conversazioni riunisce in automatico i messaggi di uno stesso thread, nascondendo il testo duplicato delle mail precedenti.
AirDrop permette di scambiare file tra computer vicini (entro un raggio di 10 metri) via Wi-Fi senza che essi siano connessi alla rete.
Infine il Mac App Store arriva come strumento integrato nell’OS, su modello dei dispositivi mobile: si possono scaricare applicazioni gratuite o a pagamento, utilizzandole su tutti i Mac autorizzati e il sistema si preoccuperà di avvisare l’utente qualora ci siano degli update disponibili.
A tal proposito evidenziamo come l’acquisto e l’installazione di Lion, per aggiornare il proprio Mac, possa avvenire solo tramite Mac App Store: abolita definitivamente la distribuzione tramite supporti fisici.
Quelli elencati sono solo i principali tra i 250 cambiamenti realizzati da Apple per questa nuova versione del sistema operativo del Mac. Da più parti se ne sono tessute le lodi, ma c’è anche chi ha sottolineato, l’abbiamo visto, la marginalità nella portata degli interventi realizzati: Apple avrebbe “fallito l’obiettivo principale che era fondere iOS e Mac OS X per creare una nuova interfaccia desktop che fosse semplice, immediata e pulita e questo potrebbe aver compromesso anche il resto, in termini di accettabilità da parte dell’utente”; “se non fosse per Unix, che è veloce e solido come una rocca, per la grafica e per il networking, Lion potrebbe trasformarsi nel Vista di Apple”. Non un “must have”, dunque, ma poco più di un aggiornamento, per un sistema che “nel tentativo di soddisfare contemporaneamente il target di consumer e quello di professionisti ha prodotto un’interfaccia che rischia di non piacere né agli uni né agli altri”. Non un “ruggito”, per tornare alla metafora, ma un tenue vagito.
Non resta dunque che attendere per sapere quanti, tra gli apple-addicted, sceglieranno di seguire il Mac nel suo “più grande balzo in avanti”, come recita la schermata principale di presentazione nel sito.
Pubblicato su: PMI-dome