…PROVIAMO CON UN SORRISO!

Lo sappiamo, è vero: c’è la crisi. Siamo costretti a fare continue rinunce, ad accumulare sconfitte, a fare il pieno di preoccupazioni e a sacrificare la nostra tranquillità sull’altare dell’incertezza. Eppure sembra che tutto questo non riesca ancora ad abbatterci completamente e a impedirci di affrontare le giornate con un bel trionfale sorriso.

Foto di Daniele Padovan, Photographer & Videomaker (www.danielepadovan.com)

Foto di Daniele Padovan, Photographer & Videomaker (www.danielepadovan.com)

• Sempre meno tranquilli, ma ancora sorridenti. In questo piccolo dettaglio risiede forse la forza più autentica e propositiva del Belpaese: ben il 63% degli italiani dichiara di sorridere tutti i giorni e la percentuale sale addirittura al 77% se si considera la sola fascia dei giovani. A rivelarlo è uno studio firmato Future Concept Lab, promosso dall’Osservatorio sull’Igiene Orale di AZ e Oral-B e condotto a settembre 2013 su 600 italiani di età compresa tra i 19 e i 64 anni.

ITALIANI: PERCHÉ SORRIDONO?

Quali sono i motivi di tanta felicità? Medaglia d’oro per i complimenti, che inducono a sorridere ben il 38,2% degli italiani. Labbra all’insù anche grazie alle tenerezze che si ricevono (36,7%), alle battute di spirito che si sentono (34,7%), ai gesti di cortesia (33,7%) e alle chiacchiere in confidenza (34%). L’immagine che ne esce è, dunque, quella di un popolo composto in buona parte da vanitosi, affettuosi e burloni.

• «Per vivere dobbiamo alimentarci non solo con il cibo, ma anche con tenerezze: riceverle e darle agli altri aiuta a costruire quei legami affettivi che ci fanno sentire umani. In fondo un abbraccio vissuto intensamente ha molto più valore, nella nostra memoria, che non dei beni materiali mostrati o condivisi con altri», spiega la dottoressa Antonella Brugnetta, psicologa e psicoterapeuta a Visco (Udine).

LA RICETTA DEL BUONUMORE

• Lo studio ha inteso anche individuare quali siano, secondo i rispondenti tricolori, gli aspetti che, nonostante la crisi, meritano primariamente un sorriso. Ne è emersa una sorta di “ricetta del buonumore”, che ricalca una scala di valori ideali ai quali gli italiani sembrano aggrapparsi in questo periodo. Tra gli ingredienti di questa ricetta, il più importante è risultato essere la salute (81%), subito dopo vengono una famiglia affettuosa (76,3%) e un lavoro soddisfacente (54,7%).

• Si tende, dunque, a «dare più valore a ciò che rappresenta un bisogno primario e a mettere in secondo piano ciò che risulta un bisogno secondario: prima sentiamo il bisogno di sopravvivere (salute), poi di poter contare su qualcuno (famiglia affettuosa) e, solo successivamente, di avere un lavoro soddisfacente», rileva la dottoressa Brugnetta.

BAMBOCCIONI SORRIDENTI

• L’indagine è giunta anche a delineare l’identikit di chi sorride di più: uomo, di classe socio-economica medio-alta, trentenne, laureato ma ancora a casa con i genitori. “Bamboccioni” sì, ma felici, insomma.

• «L’autonomia – e la possibilità di assaporarne i vantaggi – si raggiunge con sempre più fatica. Stare nell’ambiente familiare, oltre a generare sensazioni di protezione, ritarda la crescita e la maturazione dell’essere umano; impone un rallentamento nello sviluppo di molti aspetti che riguardano l’essere adulto, come ad esempio la responsabilità di se stessi nella quotidianità», sottolinea la psicologa. «È come rimanere nel proprio nido, al calduccio, ricevendo tutte le cure possibili. Una situazione di tutto (e apparente) benessere».

• Forse, dunque, la crisi non impedisce ai “bamboccioni” di sorridere così tanto semplicemente perché, costretti a vivere sotto l’ala protettiva dei genitori, essi non sono abbastanza consapevoli delle vere difficoltà imposte dalle urgenze quotidiane.

IL SORRISO È DIGITALE

Quella attuale non è però solo un’epoca segnata da bilanci in rosso e manovre “lacrime e sangue”: a dominare la scena sono anche le tecnologie e le molteplici manifestazioni del web 2.0. Ecco, allora, che una sbirciatina alla rete può contribuire ad alleggerire una giornata di impegni, lavoro o studio, infondendo il buon umore negli intervistati; questo risulta tanto più vero per i giovani di età compresa tra i 19 e i 29 anni, i fruitori per eccellenza di social network, blog, forum e delle varie piattaforme digitali, i quali, nel 19% dei casi, rivelano come tale prassi virtuali aiutino a indossare il sorriso.

PERCHÉ SORRIDERE FA BENE

Sorridere in tempi di crisi aiuta? Medici, psicologi e buon senso sembrano concordi nel sottolineare come affrontare situazioni complesse con uno spirito positivo non possa che essere funzionale al raggiungimento dei propri obiettivi.

• Oltre a migliorare l’umore e a tenere lontane ansia, paura e depressione, sorridere concilia il sonno e contribuisce a migliorare il benessere fisico del corpo. Rilassa i muscoli, migliora la circolazione del sangue, aumentandone l’ossigenazione e rappresenta, per questo, una vera e propria palestra per cuore e arterie, un potente alleato contro le malattie cardiache. Aiuta, inoltre, «a gestire la rabbia, a sentire meno il senso della fatica e a sopportare meglio il dolore fisico», spiega Antonella Brugnetta. Permette poi «l’aumento delle endorfine nel cervello, una sostanza prodotta dal nostro corpo con valore oppiaceo, capace di offrire un senso immediato di benessere».

• Sembra, inoltre, che il sorriso faccia dimagrire, soprattutto quando si trasforma in una risata fragorosa ed energica: secondo una ricerca pubblicata sull’International Journal of Obesity, ridere 15 minuti al giorno può permetter di perdere oltre due chili in un anno. Il potere del gesto sarebbe tale da produrre i suoi effetti positivi anche se stampato forzatamente sul viso (tenendo, ad esempio, una matita in bocca), stando a quanto dimostrato dal neurologo francese Guillaume Benjamin Amand Duchenne, intorno alla metà dell’Ottocento, e ribadito da vari successivi esperimenti.

• Ridere mantiene giovani, poiché rappresenta un importante esercizio per i muscoli facciali (rende la pelle del volto più tonica e luminosa), oltre che per l’addome e per il diaframma.

SORRIDERE FACILITA LE RELAZIONI

• La forza del sorriso non risiede solo nei limiti della dimensione individuale e intima di ciascuno di noi, essa si manifesta con particolare vigore e intensità anche all’esterno, nel nostro relazionarci con gli altri. Sorridere è un’importante risorsa per l’autostima, rende più sicuri di sé e rappresenta un atto contagioso, dunque capace di migliorare l’ambiente che ci circonda. Rappresenta un linguaggio universale, una sorta di calamita che attrae gli altri e che, dunque, facilita i rapporti.

• L’indagine rivela, infatti, come, la prima volta che si incontra una persona, si rimanga colpiti soprattutto dal suo sguardo (41%) e dal suo sorriso (34%). La potenza espressiva del volto non va certo sottovalutata nel dare vita alle proprie relazioni interpersonali.

• «Il sorridere comunica apertura e disponibilità allo stare insieme e a condividere quel momento. Quando sorridiamo comunichiamo all’altro che siamo d’accordo e quando riceviamo un sorriso non sarcastico ci sentiamo bene, le tensioni calano», evidenzia la dottoressa Brugnetta.

ANCHE MENTRE LAVORI, CONCEDITI UN SORRISO!

Per le aziende oltreoceano non è raro assumere degli “smile coach”, capaci di creare un clima di benessere favorevole all’agire imprenditoriale.

• Riducendo le inibizioni e aumentando l’autostima dei lavoratori, l’approccio del sorriso consente di sviluppare la leadership nei partecipanti e di migliorare le relazioni all’interno e all’esterno dell’azienda.

• Permette, inoltre, di tenere sotto controllo lo stress, inducendo uno stato di rilassamento immediato, obbligando la mente a scollegarsi dalle pressioni del mondo fisico, per concentrarsi sulla ricerca di un equilibrio psico-fisico.

• Incoraggia, infine, la creatività nella risoluzione dei problemi e influenza positivamente la produttività, fornendo la giusta energia e motivazione per affrontare al meglio le sfide quotidiane.

Foto di Daniele Padovan, Photographer & Videomaker (www.danielepadovan.com)

Foto di Daniele Padovan, Photographer & Videomaker (www.danielepadovan.com)

QUANDO IL SORRISO DIVENTA ISTITUZIONE…

Così tanti benefici non potevano lasciar indifferente il mondo accademico, il quale si è mobilitato, negli ultimi anni, attivando numerosi corsi di studio e scuole basate proprio sullo studio, la diffusione e l’applicazione dell’energia benefica suscitata dalla risata. Tra gli esempi più prestigiosi, vale la pena ricordare l’Università Harvard a Cambridge e l’Università della Sorbona a Parigi. Ovunque, anche in Italia, si moltiplicano poi corsi di yoga della risata (laughter yoga o hasyayoga) e i club che si riuniscono per praticare questa disciplina importata dall’India.

• «Dal 2010-11 la crisi economica globale ha cominciato a evidenziare anche la crisi di valori e molte persone hanno trovato nello yoga della risata il recupero dei valori di condivisione, empatia, solidarietà e poi la gioia della risata incondizionata», spiega Laura Toffolo, Presidente dell’Associazione nazionale yoga della risata.

• «Inoltre molti hanno cominciato a vederla come opportunità di lavoro, iniziando a vendere servizi ad hoc, o abbinandola ad attività in crisi, per rinvigorirle e dar loro un nuovo appeal: yoga della risata come volano per vendere meglio ciò che era diventato difficile proporre (consulenze, formazione, coach, counseling)». Attenzione però: «Se lo si fa solo per business o quasi proponendo una performance, non porta i cambiamenti dichiarati, non sarà cioè un’esperienza che cambia la vita», avverte Laura Toffolo.

…E TERAPIA

• «Alcune volte anche nella pratica psicoterapeutica, e come obiettivo terapeutico, si utilizza il sorriso per sdrammatizzare, ironizzare e, quindi, allentare degli aspetti caratteriali che la persona ha e che creano problemi nel cambiamento e nel benessere della persona», sottolinea la dottoressa Brugnetta.

• In alcuni ospedali si pratica la “geloterapia”, la terapia del sorriso che intende suscitare allegria nei pazienti: sperimentata per la prima volta in Austria, tale tecnica si è dimostrata capace di produrre delle significative diminuzioni nei valori di pressione arteriosa e risulta, dunque, molto utile nella riabilitazione dopo un ictus.

• L’importanza del sorriso è stata, infine, ufficializzata attraverso l’istituzione del “World Smile Day”, la Giornata mondiale del sorriso, celebrata ogni anno il primo venerdì di ottobre e nata nel 1999 da un’idea di Harvey Ball, l’ideatore dello “smile”, la famosa icona del sorriso. La prima domenica di maggio si festeggia, invece, la “Giornata Mondiale della Risata”, introdotta dal medico indiano Madan Kataria (il “papà” dello yoga della risata) a partire dal 1998.

Articolo realizzato per il settimanale Viversani & Belli del 10 gennaio 2014, con la consulenza della dottoressa Antonella Brugnetta, psicologa e psicoterapeuta a Visco (Udine) e della dottoressa Laura Toffolo, Presidente dell’Associazione nazionale Yoga della risata, Master Teacher e Ambassador Laughter Yoga International

Foto di Daniele Padovan, Photographer & Videomaker (www.danielepadovan.com / Pagina Facebook)

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