C’è quella scadenza imposta dal vostro capo. C’è lo studio, ci sono i figli e gli hobby. C’è pure quel maledetto conto corrente che rischia perennemente di tingersi di rosso. Moltissime sono le urgenze che quotidianamente ci tormentano e sembrano assorbire la totalità del nostro tempo e dei nostri pensieri. Moltissime, certo, ma non abbastanza da impedirci qualche focosa evasione sotto le lenzuola.
• Che lo si faccia per amore o per puro piacere, il sesso rappresenta, infatti, un vero chiodo fisso per gli italiani, i quali consumano ben 108 rapporti all’anno (contro una media mondiale ferma a 103), pari a 9 amplessi al mese, quindi a circa uno ogni 3 giorni. A rivelarlo è un’indagine svolta da DoxaPharma, su iniziativa della Società italiana di urologia (Siu) e dell’Associazione ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), che ha coinvolto un campione di 3mila uomini e donne, aventi un’età compresa tra i 18 e i 55 anni.
PERCHÉ SI FA COSÌ SPESSO?
«Il dato, pur rappresentando una novità, rispecchia in parte una tendenza ormai consolidata, propria della tradizione italiana», sottolinea il dottor Davide Arcaniolo, Dottorando di ricerca in Scienze Urologiche all’Università Federico II di Napoli.
• Ad influire sull’elevata frequenza dell’attività sessuale potrebbe essere, innanzitutto, «l’anticipazione del primo rapporto sessuale, cioè il fatto che l’età in cui, oggi, si inizia ad avere rapporti è sicuramente più bassa di un tempo, con varie problematiche legate ad una mancata educazione sessuale e ad una scarsa consapevolezza».
• A incidere è poi anche la «ricerca di un maggior benessere per la coppia e di una certa stabilità per la famiglia». Con un leggero azzardo, si potrebbe dire che il sesso rappresenta una forma di collante e di consolidamento per le relazioni, in un’epoca segnata da tasche vuote e apparente crisi di valori.
LA VARIABILE GEOGRAFICA
La tendenza – precisa ancora il dottor Arcaniolo – «andrebbe comunque contestualizzata e analizzata anche dal punto di vista geografico, poiché ci sono delle differenze importanti tra nord e sud Italia: in un Paese che è praticamente a crescita zero, sono le nascite del Sud a tenere alta la media nazionale, altrimenti abbattuta dal Nord. Alla base vi sarebbero fattori di ordine culturale, che conducono ad una particolare precocità nel rapportarsi al sesso, per il Meridione».
• L’indagine DoxaPharma conferma il particolare ardore dei maschi del Sud: Calabria, Basilicata e Campania sono, infatti, le regioni più attive sessualmente, assieme alla Sicilia, che ottiene la medaglia d’oro non solo per il numero di rapporti (più di tre a settimana nel 60% dei casi) ma anche per la soddisfazione erotica delle coppie.
NON C’È IL RICHIO DI FARLO TROPPO?
«L’attività sessuale non è mai troppo frequente», spiega Davide Arcaniolo. Se è svolta in modo regolare «è utile per il benessere del corpo e per l’apparato genitale, fa bene in particolare alla prostata e all’apparato cardiovascolare. Essa mantiene alte le concentrazioni di testosterone nell’uomo, un ormone importante non solo per la sessualità, ma per la salute in generale».
• Nessun urologo, insomma, si sognerebbe di sconsigliare il sesso, purché, precisa l’esperto, «venga fatto in maniera consapevole e con le dovute precauzioni: l’eccessiva promiscuità sessuale potrebbe, ad esempio, condurre alla trasmissione di determinate malattie».
• Dello stesso parere anche la dottoressa Monica Cappello, Psicologa e Consulente in Sessuologia Clinica a Torino: «Un’intensa attività sessuale solitamente non ha ripercussioni negative. L’importante è che non diventi l’unico modo di relazionarsi con il proprio partner, per nascondere difficoltà di altro tipo, nella coppia. Il dialogo è fondamentale per esplicitare disagi e difficoltà emotive della vita quotidiana».
IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA
Il primato tricolore individuato da DoxaPharma nasconde, tuttavia, un amaro retroscena, che non risparmia nemmeno il Sud: per una coppia su quattro il rapporto sessuale non dura più di due minuti e ben sette intervistati su dieci ammettono di sentirsi piuttosto insoddisfatti della propria intimità con il partner.
• Con simili premesse, il rischio infedeltà e rottura appare piuttosto elevato per gli amanti del Belpaese, arrivando a coinvolgere ben 800mila coppie. Non a caso la metà delle donne confessa di pensare a un altro uomo durante l’atto e una su cinque di essere passata, dopo un anno, dalla semplice fantasia al tradimento effettivo o addirittura alla rottura, proprio a causa della frustrazione sessuale.
ITALIANI: LATIN LOVERS O SPEEDY GONZALES?
«Le cause dell’eiaculazione precoce sono ormai considerate di tipo costituzionale, spesso l’uomo ha questo tipo di disfunzione fin dalla nascita e, quindi, fin dai primi rapporti», precisa il dottor Arcaniolo. «Si pensa addirittura ad una trasmissione famigliare di questo tipo di alterazione, è qualcosa di congenito nella popolazione, per questo è probabile che in alcune zone, tra cui appunto l’Italia, si possa rilevare un numero elevato di soggetti coinvolti».
• Sono circa 4 milioni gli italiani che soffrono di questo disturbo, che in realtà «deriva da un “banale” deficit di un neurotrasmettitore a livello centrale ed è per questo perfettamente trattabile».
RETROSCENA PSICOLOGICI
A incidere sulla breve durata dei rapporti possono essere anche dei fattori di natura psicologica: «L’eiaculazione precoce è causata spesso dall’ansia da prestazione e dalla scarsa frequenza dei rapporti», spiega la dottoressa Cappello. «Le donne sono sempre più esigenti e gli uomini con una personalità più vulnerabile, temendo di non riuscire a soddisfare la propria partner, vivono il rapporto sessuale come un esame, da superare assolutamente “a pieni voti”. Si tratta di soggetti ansiosi e con un alto livello di eccitazione, che difficilmente riescono a gestire».
SESSO: ANCORA UN TABÙ?
Malgrado l’intenzione dichiarata di voler migliorare la situazione, solo una minima parte (il 10%) si rivolge al medico o sa che esistono soluzioni efficaci per i molti problemi legati alla sessualità. Molti ripiegano su soluzioni “fai da te” ricercate in internet oppure – rileva Monica Cappello – «preferiscono andare con donne a pagamento, con le quali spesso l’eiaculazione precoce non si presenta, poiché non hanno ansia da prestazione, ma in realtà in loro rimane una grandissima frustrazione».
• «Mentre, pian piano, si sta un po’ sdoganando la problematica della disfunzione erettile, che rappresenta un problema non secondario per il benessere della coppia e spinge, quindi, il maschio a consultare uno specialista, il campo dell’eiaculazione precoce rimane ancora molto inesplorato. L’uomo, tutto sommato, raggiunge la sua soddisfazione e, se non è la donna a dare questo tipo di allarme, non sente la necessità di rivolgersi a un medico», evidenzia il dottor Arcaniolo.
UNA NUOVA PROSPETTIVA
• Le difficoltà derivano, in parte, anche dalla mancanza di una solida spalla: «Mentre la donna, fin dalla prima età, va con la madre dal ginecologo, l’uomo non ha una figura di riferimento, non vede nell’andrologo o nell’urologo il proprio riferimento, non ha qualcuno che lo accompagna nel vivere la sua sessualità», fa notare Davide Arcaniolo.
• Gli esperti sembrano comunque abbastanza fiduciosi. «Il fatto che lo si faccia di più potrebbe spingere più coppie a rivolgersi ad uno specialista», commenta Arcaniolo. «Fortunatamente qualcosa sta cambiando», incalza la dottoressa Cappello: «Molti uomini, spesso sollecitati dalle compagne, decidono di farsi aiutare, anche se solitamente questa consapevolezza avviene dopo diversi anni dall’inizio del disturbo». «Le recenti campagne pubblicitarie sull’eiaculazione precoce e sulla disfunzione erettile» – evidenzia – hanno proprio l’obiettivo di sensibilizzare maggiormente le persone che vivono un profondo disagio a vincere timore e imbarazzo, a non sentirsi soli e a farsi aiutare da un esperto».
OLTRE LA STATISTICA
• Alcune perplessità circa l’attendibilità dei dati diffusi da DoxaPharma sono espresse, infine, dalla dottoressa Cappello: «Dalla mia esperienza clinica, non mi risulta che le coppie italiane abbiano rapporti così frequenti, anzi la maggior parte delle persone si lamenta per la scarsa frequenza. La crisi, le difficoltà economiche e lavorative, lo stress e le tensioni emotive conducono solitamente ad un calo del desiderio sessuale».
• Inoltre, prosegue, «chi soffre di eiaculazione precoce, molto spesso, tende ad evitare i rapporti sessuali, innescando un circolo vizioso, che conduce alla cronicizzazione della disfunzione». Quindi, conclude Monica Cappello «risulta un’incongruenza nei risultati espressi da questa ricerca, che sono forse frutto della non completa sincerità da parte dei soggetti intervistati».
Articolo realizzato per il settimanale Viversani & Belli dell’8 novembre 2013, con la consulenza del dottor Davide Arcaniolo, Dottorando di ricerca in Scienze Urologiche all’Università Federico II di Napoli e della dottoressa Monica Cappello, Psicologa e Consulente in Sessuologia Clinica a Torino.