Tra crisi e innovazione, ecco il volto del Natale 2012

In vista delle prossime festività, scatta l’allarme di alcune associazioni sull’inevitabile calo dei consumi e crescono le preoccupazioni degli italiani. Mutano, allo stesso tempo, le prassi d’acquisto dei regali, grazie al Web e al mobile, e dei prodotti per le tavole da imbandire, scelti tra quelli locali

A un mese dalle festività natalizie, si scatenano i sondaggi e le stime per rilevare le tendenze d’acquisto e gli umori degli italiani.
Pare che quello dell’anno in corso sarà un Natale dal volto decisamente rinnovato. E non solo in senso metaforico: tra novembre e dicembre cresceranno del 20% le richieste di trattamenti estetici (botulino, filler riempitivi e peeling) del viso a scopo ringiovanente, secondo quanto rilevato, pochi giorni fa, da Daniela Marciani, docente al master di Dermatologia estetica all’Università Tor Vergata di Roma, nel corso dell’87esimo congresso nazionale della Società italiana di dermatologia Sidemast a Roma. “La maggior parte delle richieste parte dalle donne, ma aumentano gli uomini che ora sono il 30% dei pazienti”, ha aggiunto. Quasi gli italiani volessero rincorrere una maschera che, nascondendo i segni del tempo e della temutissima crisi, sembra poter concedere un’illusione di stabilità e rilanciare l’immortale sensibilità estetica del Belpaese.
Eppure gli effetti della contemporaneità (congiuntura economica e innovazione tecnologica in primis) si fanno sentire e gravano sulle spalle dei cittadini (talvolta – è bene sottolinearlo – le alleggeriscono), spingendo loro a modificare le proprie prassi festive e a rivedere, in parte, le proprie tradizioni, coprendo spesso il tutto con una valenza più morale che pratica. Quasi a dire che a Natale non ogni scusa vale. Sembrano moltiplicarsi, allora, coloro che cercano di compensare il minore investimento economico natalizio con un maggiore investimento emotivo e di autogratificazione: stando ai dati diffusi da Confcommercio, in collaborazione con Format Ricerche, aumenta la percentuale di italiani che considerano i regali di Natale una spesa piacevole da affrontare (49%, contro il 45,8% nel 2011) e parallelamente diminuisce la percentuale di coloro che vedono questo tipo di acquisti come una spesa necessaria di cui farebbe volentieri a meno (dal 42,5% del 2011 all’attuale 31,2%). Solo per il 19,8% i regali rappresentano una spesa del tutto inutile, ma che comunque deve essere affrontata.
Ciò non toglie che sia la preoccupazione lo stato d’animo prevalente tra le famiglie in vista delle spese da affrontare per le festività. Quasi sette italiani su dieci (il 66,4%, contro il 53,5% registrato lo scorso anno) sono, infatti, sicuri che esse risentiranno fortemente della grave crisi economica in atto e saranno per questo vissute in maniera “molto” dimessa (la convinzione prevale soprattutto presso le donne, coloro che hanno un’età compresa tra i 35 ed i 54 anni, le famiglie e i residenti nelle regioni del Centro, del Mezzogiorno e delle grandi aree metropolitane, mentre è meno radicata presso le persone più anziane) e quasi tre italiani su dieci (29%) pensano che tale pessimistica prospettiva sia almeno possibile (contro il 27,4% del 2011). Allo stesso modo diminuisce la percentuale di quanti ritengono che il prossimo Natale non sarà diverso da quello degli altri anni (4,6% contro il 19,1% registrato lo scorso anno).
Al clima di sconforto, si associa anche l’aumento della percentuale di italiani che non faranno i regali di Natale (dall’11,8% del 2011 al 13,7% del 2012), soprattutto tra i residenti nelle regioni del Nord-Est e nelle regioni del Mezzogiorno. Rimane comunque non marginale la quota di italiani che continuerà a farli (86,3%), probabilmente considerando la spesa come inevitabile.
I principali destinatari dei regali sono sempre – ci dicono ancora Confcommercio e Format Ricerche – i familiari più stetti (coniuge, figli, genitori e fratelli, che conquistano il 50,2%) e i parenti in generale (41,3%). I regali saranno poi rivolti a persone con le quali in genere si intrattengono rapporti, anche se non di lavoro (36,3%), agli amici (35,0%) e a persone con le quali si hanno rapporti di lavoro (34,3%). A confermare la ricerca di una sorta di autogratificazione, il 41,4% ha infine dichiarato che farà dei regali a se stesso.
Poco meno di un terzo (28,9%) di coloro che effettueranno i regali di Natale, hanno fatto o faranno i propri acquisti nel mese di novembre (in aumento rispetto al 19,8% registrato lo scorso anno), contro il 71,1% che si muoverà solo a dicembre. Si acquisterà soprattutto presso i punti vendita della grande distribuzione organizzata (68,9%, canale che si innalza di 7,1 punti percentuali sul 2011). Diminuisce la propensione all’acquisto presso i punti vendita della distribuzione tradizionale (51,2%, pari a -8,0% sul 2011) e presso gli outlet (10,1%, pari a -13,9%), mentre aumenta notevolmente l’utilizzo di Internet (28,3%, pari a un incremento di 15 punti percentuali sullo scorso anno).
A confermare l’importanza del web in tal senso è pure una ricerca TNS, commissionata da eBay, che calca ulteriormente la mano e si spinge ad indagare sull’impatto del mobile nelle prassi d’acquisto: pare che quest’ultimo sarà utilizzato da ben il 43% degli italiani in misura maggiore o uguale rispetto allo scorso Natale. Più in particolare il 15% del campione dichiara che utilizzerà il cellulare e il 13% l’iPad. Il 68% di chi intende fare shopping natalizio via mobile, lo farà dal divano, il 24% dal proprio letto, il 14% mentre è in vacanza e l’11% sui mezzi pubblici. Il mobile sembra avere un’importanza strategica non solo per comprare i regali, ma anche per mettere online le proprie inserzioni nei mesi precedenti il Natale e finanziare così le uscite previste.
La spesa media per i regali – rilevano ancora TNS e eBay – sarà quest’anno di circa 200 euro a persona, pari a 38 euro in meno rispetto allo scorso anno, e il numero di regali che ciascun italiano prevede di fare sarà compreso tra 6 e 10. Se a quei 200 euro si aggiungono i 120 euro circa previsti per le decorazioni e il cibo (-27 euro rispetto al 2011), si arriva ad una spesa complessiva per le festività natalizie pari a circa 320 euro a testa. Ovviamente la spesa media per ciascun regalo si differenzia in relazione al destinatario dello stesso: 117 euro per i figli, 99 euro per i partner, 65 euro per i genitori, 58 euro per i fratelli, 50 euro per gli amici, 30 euro per i nonni e 26 euro per i colleghi.
Il peso della crisi torna a farsi sentire anche sulle risposte raccolte da eBay, con 1 italiano su 3 che dichiara di trovare il Natale mediamente o decisamente stressante, con un 31% che cercherà di ridurre al minimo tutte le altre spese per poter sovvenzionare il Natale e un previdente 20% che ha risparmiato durante tutto l’anno per avere maggiore disponibilità a Natale. Il 13% del campione pensa, invece, di usare la tredicesima, nonostante il previsto calo della stessa nel monte gratifiche 2012, come risulta dal 21^ rapporto Adusbef, secondo il quale l’ammontare complessivo delle tredicesime sarà di 34,5 miliardi di euro (0,5 miliardi di euro in meno, pari a -1,4% sul 2011), di cui 9,9 miliardi ai pensionati (-2,9%), 9,20 miliardi ai lavoratori pubblici (come nel 2011), 15,4 mld (-1,9%) ai dipendenti privati (agricoltura, industria e terziario); ben il 90,7% della tredicesima (31,3 mld) sarà – avverte ancora l’Adusbef – destinato alle molte scadenze fiscali di fine anno (4,5 miliardi alla seconda rata dell’IMU, 10,3 miliardi a bollette, ratei e prestiti, 5,3 miliardi a RC Auto, 4,6 miliardi ai mutui, 3,7 miliardi alle tasse di auto e moto, infine 1,9 miliardi al canone Rai), con il risultato che meno di un decimo (il 9,3%, ossia 3,2 miliardi di euro) resterà realmente nelle tasche di lavoratori e pensionati e potrà essere usato per risparmi, regali e viaggi.
I dati eBay confermano poi la tendenza a pensare solo a dicembre agli acquisti, tuttavia diminuisce il numero di persone che intendono muoversi nell’ultima settimana (dal 18% del 2011 all’attuale 11%).
Cosa vorrebbero ricevere gli italiani a Natale? Secondo TNS – eBay al primo posto vi sarebbe un viaggio (24%), seguito da oggetti tecnologici, come navigatori, lettori mp3 o smartphone (12%), da articoli del settore fashion come vestiti, scarpe e accessori (11%, con una peso maggiore delle donne sugli uomini: 14% contro 9%); e cosa preferirebbero invece non ricevere? A pari merito, oggetti per la casa, cosmetici, calze e intimo. La ricerca indaga anche su chi viene considerato il migliore nel fare i regali di Natale: per quasi la metà (48% e soprattutto per gli uomini) sembra essere il partner, per il 16% i genitori, infine per un misero 7% i figli e i fratelli.
Dall’indagine emerge anche una sostanziale differenza di genere nella gestione delle festività: l’80% delle intervistate dichiara, infatti, di occuparsi dei preparativi, parallelamente il 28% degli uomini dichiara che a occuparsene è la compagna. Le donne sembrano, inoltre, essere più previdenti nell’organizzazione (il 25% pensa già a novembre agli acquisti, percentuale che scende al 18% per gli uomini), meno stressate dall’arrivo delle festività (39% contro il 28% per gli uomini) e più “coinvolte” emotivamente, dato che il 72% dichiara di cedere allo shopping personale durante la scelta dei regali da fare (contro il 62% degli uomini).
Lo spirito natalizio sembra incrinarsi (in favore – per vederla in termini positivi – di un ideale di riciclo e riuso) quando si scopre che ben 2 milioni di italiani rivendono i regali indesiderati ricevuti: il 34% degli italiani sembra  ricevere mediamente 1-2 regali non graditi ogni anno (soprattutto da suoceri e parenti acquisti), per un valore medio di circa 54 euro.
Preoccupazione in vista del prossimo Natale vengono poi espresse da molte associazioni italiane. Federconsumatori, riprendendo i dati sul commercio da poco diffusi dall’Istat, sottolinea che “i consumi sono ormai completamente fermi”, a causa soprattutto della “drastica riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, diminuito del -13,2% dal 2008 ad oggi”. Essa avverte, allora, che a risentire della situazione saranno anche le festività natalizie, con una riduzione della spesa totale delle famiglie per i consumi di Natale, prevista nell’ordine dell’11-12% rispetto al 2011. “È giunto il momento – propone infine Federconsumatori – di cambiare rotta, avviando misure di rilancio del potere di acquisto” delle famiglie, “attraverso una detassazione delle tredicesime ed un’immediata anticipazione dei saldi a prima di Natale”.
Secondo Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum il persistere del calo delle vendite è dovuto non solo alla recessione con perdita di posti di lavoro e ricorsi a cassa integrazione e mobilità, ma anche a provvedimenti del Governo, il cui risultato è stato caricato pesantemente sulle famiglie aumentando oltre il sopportabile il carico fiscale”. “La necessaria cura di cavallo non può uccidere il cavallo”, conclude, con una metafora ad effetto.
Più ottimista, invece, la Confederazione italiana agricoltori che vede le prossime vacanze natalizie come l’ultima speranza per “ridare un po’ di fiato ai consumi di cibo e bevande”: non ci saranno, secondo la Confederazione, “crolli a tavola, anzi. Ben nove italiani su dieci non taglieranno il budget alimentare per il cenone della Vigilia e per il pranzo del 25 dicembre, preferendo risparmiare su regali e viaggi piuttosto che rinunciare alle tradizioni enogastronomiche”.
Ottimismo in parte confermato da Coldiretti, che, sulla base dell’indagine “Xmas Survey 2012” di Deloitte, stima in 197 euro la spesa media per famiglia per imbandire le tavole delle feste di fine anno 2012 (pari al 36% della spesa complessiva) “con gli alimentari e le bevande che sono l’unica voce di spesa che sostanzialmente tiene (+2,1%) nel tempo della crisi”. Non si rinuncia, insomma, a pranzi e cenoni, tuttavia è cambiato, secondo Coldiretti, il modo di comprare, dato che la preferenza cade ora sui prodotti del territorio e sul Made in Italy, con la precisa volontà di creare ricchezza locale: “Crollano le mode esterofile del passato pagate a caro prezzo come champagne, caviale, ostriche, salmone o ciliegie e pesche fuori stagione a favore dell’aumento dei prodotti Made in Italy magari a chilometri zero”.
La tendenza sembra essere confermata dall’interesse crescente a Natale verso il turismo enogastronomico (ne sono coinvolti, secondo un’indagine Coldiretti/Censis, oltre il 24% degli italiani, che significa oltre 12,2 milioni, di cui oltre 2,3 milioni in modo regolare)
Coldiretti lancia, tuttavia, allo stesso tempo, un allarme contraffazione con riferimento ai regali di Natale: i budget ad essi destinati cadranno del 9% e l’esigenza di risparmiare potrebbe aumentare il rischio in tal senso. Stando ad un sondaggio realizzato online dall’associazione, il 52% degli italiani si dice disponibili ad acquistare prodotti contraffatti, con una netta preferenza per i capi di abbigliamento e gli accessori taroccati delle grandi firme della moda (29%), seguiti dagli oggetti tecnologici (14%) e dai ricambi meccanici (6%), mentre c’è una grande diffidenza nei confronti di medicinali e cosmetici, giocattoli e alimentari (tutte all’1%)”.
Al di là delle buone previsioni per quello enogastronomico, pare che anche il turismo dovrà soffrire gli effetti della congiuntura economica negativa: solo un italiano su cinque (il 22%) partirà tra Natale e Capodanno, mentre otto italiani su dieci (79%) resteranno a casa, secondo quanto emerge da un sondaggio su “Viaggi Natale 2012 e prospettive 2013” condotto da Swg per conto di Confesercenti e Assoturismo. Il 9% partirà per Capodanno, il 5% per Natale e l’8% per un periodo compreso tra il 22 dicembre e il 6 gennaio 2013.
Tra chi deciderà di partire, il 39% alloggerà in albergo o pensione (contro il 36% dello scorso anno), il 35% a casa di parenti o amici (in netto aumento sia sul 2011 che sul 2010), il 22% in bed and breakfast o in una casa in affitto, il 15% in una seconda casa di proprietà, solo il 4% in strutture open air, con un fortissimo calo rispetto al 2010 (16%) e 2011 (18%).
Pubblicato su: PMI-dome
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Turismo 2012: italiani sentono la crisi

I dati diffusi in questi giorni confermano un andamento negativo per il settore, per contro si rinnovano le abitudini e le esperienze dei turisti, grazie all’innovazione tecnologica e alla rivoluzione culturale in corso

Si dirà che interi settori d’eccellenza sono stati posti in ginocchio dall’attuale congiuntura economica negativa. Si sosterrà anche che la colpa è certo della crisi, ma che alla base vi è pure l’inadeguatezza politica di un Paese che non ha saputo sfruttare le proprie risorse e rilanciarle in forma nuova e fruttuosa. Ci si consolerà infine notando come alcuni segnali lascino intravedere il tanto atteso spiraglio di innovazione sorto dalle ceneri delle sempre più ridotte disponibilità finanziarie.
Sta per chiudersi la stagione estiva di quello che verrà da molti ricordato come l’annus horribilis del turismo nel Bel Paese ed è giunto il momento di fare i primi bilanci. Gli italiani, dopo aver frugato per bene nelle proprie tasche, hanno deciso di rinnovare il proprio approccio alle vacanze e, complice un’alfabetizzazione informatica di base abbastanza diffusa, hanno adottato nuovi modi e nuove prassi per godere della propria pausa estiva.
Rivela un sondaggio condotto da Assoviaggi-Confesercenti (l’associazione di categoria che riunisce le agenzie di viaggio, attraverso le quali passa il 25-30% del turismo outgoing italiano) come la crisi abbia influenzato pesantemente il quadro di riferimento: nell’estate 2012 – spiega Amalio Guerra, presidente di Assoviaggi – “le agenzie di viaggio hanno registrato una diminuzione del 30%. È il terzo anno consecutivo: dalla stagione estiva 2010 a quella di quest’anno si è perduto il 50% del giro d’affari”.
Le minori disponibilità economiche hanno spinto quest’anno gli italiani a modificare le proprie tempistiche di prenotazione, attendendo fino all’ultimo minuto, con la conseguenza che il periodo di maggiore attività per le agenzie di viaggio è stata la seconda metà di luglio, anziché giugno, come da tendenza ormai consolidata. La scelta della meta è stata allora compiuta soprattutto in base alla disponibilità di posti e al costo. Gli italiani hanno riscoperto il piacere delle vacanze in Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, con Campania, Puglia e Calabria in testa, attratti dalle promozioni, dalla convenienza e dalla sicurezza offerte dalle tre regioni. Sulla Sicilia ha invece pesato la cancellazione dei voli della compagnia Wind Jet. Ambite sono state le grandi città europee (Spagna, Baleari e Canarie), mentre sono calate le prenotazioni rivolte alla Grecia (qui resistono solo le isole) e ancor di più quelle rivolte a Tunisia, Marocco, Turchia ed Egitto (il Mar Rosso era in precedenza una delle mete più gettonate), per i timori legati all’instabilità politica e sociale. Cresce invece l’Oriente, soprattutto l’Indonesia, le cui isole attraggono per la convenienza dei prezzi offerti. Poco movimento, infine, verso gli Stati Uniti o il Sud America.
Con riferimento alla tipologia di viaggio, le agenzie rilevano una sostanziale tenuta delle crociere, in particolare di quelle dirette verso lidi mediterranei, questo a causa di un sostanziale taglio dei prezzi, con conseguente calo di fatturati e margini per il settore. Cresce poi il turismo “fai da te”, nella scelta autonoma della combinazione “volo + hotel”: le mete preferite sono state, in questo caso, le grandi città europee raggiunte da voli low-cost, tra le quali spiccano Parigi, Londra e Valencia; tiene bene anche il turismo autogestito diretto alla Croazia e alle mete di montagna (comunque in calo rispetto alle altre destinazioni).
La crisi ha aggravato le difficoltà tipiche del settore del turismo intermediato, con fatturati trascinati verso il basso dalla paura del crollo dell’euro, dall’aumento del costo della benzina e dalle sempre più ridotte disponibilità economica: “La situazione del settore è aggravata dai rapporti con Tour Operator e vettori” – sottolinea Guerra – “con una giungla di tariffe che rende ancora più complesso interagire tra clienti che cercano di spendere meno e fornitori che invece sperano di fare profitto. Per questo molte agenzie di viaggio si vendono costrette a ridurre i costi: qualcuna ha cominciato a non confermare il personale con contratti a termine, e da settembre si penserà anche a misure più drastiche”.
A conferma l’andamento negativo del turismo in questa ultima stagione estiva sono stati nei giorni scorsi anche i dati diffusi dalle associazione a tutela dei consumatori italiani: Adusbef e Federconsumatori hanno rilevato come solo il 34% degli italiani sia partito per una vacanza di almeno una settimana e come il 36% abbia invece optato per soluzioni mordi e fuggi, cercando spesso ospitalità presso amici e parenti. Sembra aumentare il fenomeno del pendolarismo verso le mete balneari, soprattutto nei fine settimana, con conseguente crescita dei disagi e delle segnalazioni relative ai disservizi nei treni (carrozze vecchie, assenza di aria condizionata, carenza di igiene).
La causa viene identificata nella caduta del potere d’acquisto delle famiglie, la soluzione viene auspicata nella previsione di un piano di rilancio complessivo del settore turistico, nella riduzione della tassazione, nell’investimento in sviluppo e crescita, indispensabili – sostengono Rosario Trefiletti (Federconsumatori) e Elio Lannutti (Adusbef) – ai fini di un rilancio generale dell’economia.
Non lasciano spiragli di fiducia, infine, nemmeno le stime degli albergatori. Cescat (Centro studi casa ambiente e territorio di Assoedilizia) e Aiaga (Associazione italiana amici grandi alberghi) rilevano, nel periodo luglio-settembre 2012, un giro d’affari del turismo di 30 miliardi di euro, pari ad una riduzione media del 2% con tendenza al 3% (quinto anno di recessione per il settore in Italia). Il dito è puntato in questo caso su “una inadeguata politica di promozione e di sostegno e della crisi economica che colpisce il turismo domestico rappresentante ben il 60% del totale”, come evidenzia il presidente Achille Colombo Clerici. Poco più del 40% degli italiani si reca in vacanza, a fronte del 48% del 2008, segnando così un ritorno al livello della metà degli anni Novanta; la media di permanenza in vacanza è di 12 giorni, mentre è incrementata la spesa media, passando dai circa 820 euro del 2011 agli oltre 900 euro, complice l’aumento dei costi di ristoranti, carburanti e autostrade. I lavoratori autonomi e il loro indotto hanno concentrato in agosto le proprie ferie, mentre la vacanza scaglionata nel corso di tutto il periodo estivo risulta appannaggio prevalente dei lavoratori dipendenti. Le vacanze in agosto sono aumentate dal 52 al 55%, tuttavia negli ultimi 5 anni si è parallelamente assistito ad un incremento del 50% tra coloro che rimangono in città a ferragosto (che rappresentano il 15 % della intera popolazione delle città). La meta principale (64%) per queste vacanze estive è stato il mare (prevalentemente in Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Calabria). Calo del 12% nelle presenze in albergo, concentrate negli esercizi di medio-alto livello; incrementi, per contro, registrati presso gli hotel a 2 stelle (dal 6% del 2011 all’attuale 16%). Unico dato positivo è quello occupazionale, con decine di migliaia le persone, soprattutto giovani, che hanno trovato lavoro stagionale (da 2 a 6 mesi) con compensi da 500 a 2.000 euro al mese.
Amari erano stati a inizio mese anche i pronostici di Federalberghi, spingendo il presidente Bernabò Bocca a lanciare il suo allarme per il calo “generalizzato e devastante”, che “a memoria storica non si era mai visto”, per “uno dei settori che potrebbe, se opportunamente supportato, rappresentare il primo volano per la ripresa economica del Paese”, e a richiedere “a Governo e Parlamento lo stato di crisi del settore, unico strumento tecnico-giuridico per mettere in moto, auspichiamo, quella scossa indispensabile per definire mezzi e misure dei quali il turismo non può più fare a meno”.
Il turismo tuttavia, non sembra subire i soli effetti negativi della difficile congiuntura economica, ma, più di altri comparti, gode anche di quelli positivi dettati dall’evoluzione nelle dinamiche fruitive ed economiche generata dalla rete. Il viaggio viene sempre più percepito dagli utenti come un’esperienza condivisa, che si estende prima e dopo il viaggio in sé e arriva ad abbracciare blog, recensioni online, social network e applicazioni mobile. Le nuove piattaforme digitali mettono a disposizione delle risorse conoscitive pressoché illimitate e a disposizione di chiunque gratuitamente. Tali risorse sono implementate dal basso e, proprio per questo, amplificano l’importanza e l’eco dell’antico “passaparola” e richiedono, per contro, un’accurata operazione di ricerca e selezione da parte dell’utente. Molte sono state nelle ultime settimane le dita di albergatori e ristoratori puntate contro siti come TripAdvisor, colpevoli di ospitare commenti anonimi, dunque potenzialmente pericolosi, e di aver generato presunte operazioni di ricatto, scambio e crowdturfing, capaci di condizionare gusti e scelte degli utenti in modo utilitaristico, allo scopo di soddisfare gli interessi particolari di alcuni operatori. Affianco a strategie di marketing lodevoli che cercano nella validazione sociale dal basso lo sviluppo positivo della propria online reputation, se ne sono sviluppate altre malevole che si fondano sulla compravendita opportunistica di commenti e recensioni positive e negative da distribuire a seconda della convenienza, pur in assenza di riscontri concreti con la realtà delle cose.
Al di là delle comprensibili motivazioni degli operatori indispettiti da una cattiva recensione considerata ingiusta, al di là delle dichiarazioni di totale impegno nel combattere le “frodi” nelle valutazioni degli utenti, da parte del team dirigenziale di TripAdvisor, ciò che albergatori, ristoratori e tutti gli addetti del settore turismo non possono fare, se vogliono dimostrarsi realmente competitivi, è continuare a considerare la rete come un semplice canale aggiuntivo attraverso il quale veicolare la propria offerta, da affiancare a volantini, annunci e cartellonistica. Internet ha infatti cambiato radicalmente le regole del viaggiare, rappresenta lo strumento principale per chiunque decida di muoversi, condiziona l’intero processo fruitivo, dalla scelta della meta, alla raccolta di notizie utili, fino alla divulgazione delle proprie esperienze: si riduce la distinzione tra chi produce e chi consuma contenuti informativi e si accorciano le distanze tra reale e virtuale, Il nostro viaggio nasce nell’online, attraverso informazioni e consigli ricercati su travel blog e site reviews quali TripAdvisor, HolidayCheck e Zoover, visualizziamo in anteprima gli scenari dei quali saremo poi protagonisti attraverso siti di photo sharing (come Flickr, Pinterest e Followgram) o di video sharing (YouTube e Vimeo giusto per citare i più famosi), rileviamo su Google Maps le distanze utili alla pianificazione, ricerchiamo sui molti Skyscanner, eDreams, Expedia e lastiminute.com le migliori combinazioni di volo e pernottamento. Giunti a destinazione, ci lasciamo guidare da smartphone e tablet nella visita, dispositivi capaci di farci percepire una realtà cosiddetta “aumentata”, grazie alle numerosissime mobile applications o sfruttando i Qr code. Grazie a Facebook, Twitter, Instagram, Foodspotting, Foursquare condividiamo in tempo reale, con i nostri amici virtuali, stati d’animo, foto di panorami mozzafiato o di piatti golosi e la nostra stessa posizione. Inseriamo a nostra volta recensioni e commenti positivi o negativi sulle strutture che ci ospitano, infine, al rientro, ci aspetta l’immancabile album “Vacanze estate 2012” da pubblicare sulle piattaforme di social networking cui siamo iscritti, con decine di foto che ci auguriamo possano stupire i nostri contatti. Le funzionalità del web 2.0 incrementano, dunque, in definitiva, l’esperienza del viaggio, imponendo – per gli amanti delle definizioni – lo sviluppo del concetto di social travelling, alla cui base vi è una logica relazionale. Lab42 e MDG Advertising hanno di recente sviluppato due infografiche che, pur non riferite al contesto italiano, tentano di spiegare il fenomeno, svelandone, dati alla mano, la portata. Sempre nuove sono le formule ideate per gli utenti in rete e cresce in queste ore l’attesa per il possibile esito dell’annunciato acquisto, da parte di Google, di Frommer’s, il brand della casa editrice John Wiley & Sons che raccoglie oltre 300 pubblicazioni cartacee di guide turistiche e un sito web visitatissimo nel quale sono presenti non solo le guide ma pure migliaia di recensioni, e suggerimenti; tale acquisto, unito a quello di Zagat (portale dedicato alla ristorazione), avvenuto lo scorso anno, lascia supporre la volontà di Mountain View di creare qualcosa di  realmente innovativo per il settore turismo.
Riuscire a far fronte ad un simile contesto di reciproca contaminazione tra realtà concreta e digitale non sembra essere cosa semplice e non si può certo dire che tutti gli addetti del settore si siano dimostrati pronti: il cambiamento, prima ancora che tecnologico, è culturale. Costruire relazioni e incrementare la fiducia nella propria azione imprenditoriale dovrebbe essere lo scopo di ogni attività promozionale posta in essere dagli operatori del turismo e a poco servono le indignazioni urlate, le accuse o le missioni punitive rivolte a piattaforme comunque potenzialmente utili al proprio business.
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