Nasce il nuovo format editoriale, creato da Loft Media Publishing, basato sulla realizzazione di video dalla durata di 60 secondi, nei quali noti esperti del mondo digitale e imprenditoriale rispondono a precise domande
La rivoluzione digitale ha imposto una trasformazione rapida, radicale e quasi sicuramente irreversibile nell’interazione tra le persone, che ha sovvertito le tradizionali pratiche, per condurre ad un sistema comunicativo molti-a-molti, multimediale e globale, in cui a vincere è in primis un’ottica di tipo collaborativo. Il web 2.0 ha imposto a molte aziende di rivedere i propri modelli di business, di ideare, progettare, sviluppare prodotti e servizi in modo profondamente differente rispetto al passato, offrendo – tra le altre – una risorsa dal costo piuttosto basso e allo stesso tempo florida e vitale, la collaborazione: ciascuna mano imprenditoriale può attingere ad un bacino pressoché illimitato di talenti, per trarne idee e innovazioni anche di altissimo livello.
Alcune delle realizzazioni digitali più entusiasmanti attualmente in circolazione sono il risultato del lavoro di team composti da migliaia o forse milioni di individui (si pensi, molto banalmente, a Linux, a Wikipedia, a Youtube). Interi settori economici, tra i quali l’editoria, l’intrattenimento, i servizi finanziari, l’industria, stanno subendo una trasformazione vera e propria, spesso fondata sul principio della peer production. Da qui la critica costante alla rete, mossa da chi si erge a custode dei tradizionali (o meglio obsoleti) veicoli della conoscenza, gli unici – a detta dei “custodi” – in grado di garantire una diffusione qualitativamente apprezzabile. La rete sembra voler abolire, o perlomeno attenuare, i modelli imprenditoriali gerarchici, favorendo meccanismi di creazione fluidi ed eterogenei, che permettono a tutti di esprimersi piuttosto liberamente. L’ideale massimo al quale si aspira è quello di un’economia più partecipata, che Don Tapscott e Anthony D. Williams già nel 2006 definivano “Wikinomics”.
Resistere alla tentazione di innalzare anacronistiche barricate e anzi percorrere strade sempre nuove alla ricerca dell’innovazione, mettendo magari a frutto proprio quel frizzante capitale umano a disposizione nel web, sembra essere la sfida posta dalla virtualità a dirigenti e professionisti. Ed è proprio allo scopo di cogliere questa sfida e rilanciarla in una nuova formula – non wiki, ma comunque aperta – che pare muoversi l’azione della casa editrice (nel senso meno tradizionale del termine) milanese Loft Media Publishing, fondata nel gennaio del 2009 come frutto dell’esperienza maturata, nel corso dei tre anni precedenti, dai fondatori dell’associazione senza fini di lucro “Cedites” (Centro Studi per la Divulgazione della Tecnologia e della Scienza).
Degno di attenzione è in particolare il suo ultimo progetto, 1minuto.info, lanciato ufficialmente lo scorso giovedì 5 luglio di fronte alla platea del Social Case History Forum di Milano. Esso mantiene le sue radici nel solido deposito del sapere, facendosi in qualche modo carico della qualità di quanto veicolato, ma rinnega le classiche logiche di chiusura, allargandosi, al contrario, in un sistema interattivo e multicanale. Editoria, dunque, come sinonimo di cultura e conoscenza diffusa attraverso i valori della viralità e della liquidità, pur conservando alla base alcuni punti fermi – inevitabili per un’attività che possa dirsi appunto editoriale – come la garanzia di autorevolezza.
In cosa consiste 1minuto?
Nel descriverla, i suoi promotori collocano la piattaforma a metà strada tra la formazione e l’informazione, pur chiarendo la distanza da “un sito di e-learning in senso classico”. “Risposte d’autore. In video”, si legge nell’intestazione della homepage.
In sostanza ci troviamo di fronte ad una raccolta organizzata di video lunghi un minuto (a volte – com’è inevitabile – si sfora di qualche secondo), nei quali alcuni tra i più accreditati esperti italiani del mondo digitale e imprenditoriale rispondono a delle domande inerenti il proprio ambito di competenza.
Per facilitare la ricerca, i contributi sono stati suddivisi in base a quattro tematiche o “Aree di conoscenza”: “ICT”, “Social Media”, “Ricerca e Innovazione” e “Startup e Impresa” e a tre “Livelli di conoscenza” (“Per principianti”, “Per professionisti” e “Per guru”).
I video attualmente disponibili sono circa un centinaio. Si tratta comunque – sostengono i promotori – di un numero destinato a “crescere esponenzialmente, poiché chiunque può sottoporre una nuova domanda o candidarsi per identificare l’esperto adatto e filmarne la risposta, che verrà poi elaborata e pubblicata dalla redazione”.
“Un progetto tutto italiano che sfida Wikipedia sul suo stesso terreno, ma con regole diverse”. “Un modo nuovo di trasmettere la conoscenza in un’era in cui a maggior parte di noi ha poco, pochissimo tempo a disposizione per imparare”, si evidenzia. Su 1minuto “rispondono solo persone che non hanno un interesse economico nel farlo”, si legge ancora nel sito: “professori universitari e ricercatori, consulenti indipendenti e analisti di mercato…” che hanno accettato “di raccontare in un solo minuto quello che di solito raccontano in due ore di lezione, in un’ora di intervento in un seminario, in una giornata di formazione professionale”.
Nei 6 mesi che hanno preceduto il lancio ufficiale del progetto, la redazione di 1minuto ha coinvolto molti tra i più noti esperti italiani dei settori di riferimento, da Carlo Alberto Carnevale Maffè a Umberto Bertelè, da Marco Zamperini a Stefano Quintarelli, passando da Alfonso Fuggetta, Davide Casaleggio, Giorgio De Michelis e Leonardo Bellini.
Qualcosa di simile era già stato fatto da Jacopo Paoletti e Maria Petrescu con Intervistato.com e annesse “rubriche” StartupID e 10minuticon. Alla base vi è cioè l’idea di diffondere le informazioni in modo libero, di sperimentare in modo concreto il concetto di social journalism, dove l’utente finale può entrare a pieno regime nel sistema di produzione dell’informazione stessa, proponendo domande e esperti da contattare.
Un’idea che esprime il potenziale della piattaforma nel senso del crowdsourcing, l’attività di esternalizzazione della creatività. Tuttavia si sottolinea come il coinvolgimento dell’utente nell’atto produttivo non sia casuale, l’intento sembra essere cioè quello di raccogliere il più ampio numero possibile di stimoli dalla rete, attraverso i molti canali resi disponibile dalla multimedialità, operando però su tali stimoli una valutazione e dunque selezione, capace di esprime e veicolare la mission e i valori e aziendali. In questo passaggio risiede forse l’abilità imprenditoriale dell’editore illuminato. Rete dunque non come overload informativo, ma come fonte cui attingere per cogliere umori, esigenze conoscitive, suggerimenti, iniziative effettive. “Noi crediamo” – si legge sul sito – “che il crowdsourcing, la partecipazione collettiva alla creazione della conoscenza sia una gran cosa. E ci piace. Ma crediamo anche che ci siano cose a cui non tutti sanno rispondere”: “1minuto.info ha scelto quindi di selezionare domande capaci di sollevare l’interesse di un gran numero di persone (o almeno, così ci auguriamo) e di trovare per ognuna di esse non un esperto qualunque, ma quello che a quanto ci è dato di sapere è la persona giusta per rispondere”.
Si muove invece in direzione del pieno crowdsourcing, pur con una logica promozionale alla base, un contest lanciato sulla pagina Facebook della piattaforma, “1 Minuto Video Contest”, con tanto di hashtag #1MVC, da usare per diffondere i contenuti rientranti nel concorso: in pratica si chiede agli internauti di raccontare in un video “Cosa faresti in 1 minuto da non dimenticare mai”. I partecipanti avranno tempo fino al 21 ottobre per accumulare like, share e commenti, alla fine il contenuto dalla portata maggiormente virale sarà premiato con ben 3.000 euro.
Un concetto di marketing dunque piuttosto nuovo, che cerca nella sperimentazione la sua strada principale. Stesso discorso vale per la scelta, all’interno del sito, di rendere visibili alcuni elementi accessori ai video (trascrizione scritta della risposta, biografia dell’esperto che parla) solo dopo che l’utente abbia condiviso il video su uno dei propri canali social.
Social journalism e crowdsourcing, dunque, ma non solo: il format creato per 1minuto sembra voler fare propri molti dei fenomeni che attualmente animano la rete, unendoli in una formula del tutto originale. Esso rilancia, ad esempio, il successo dei servizi di Q&A, rappresentati in Italia dall’arcinoto Yahoo! Answers e, più recentemente, da Responsa, una soluzione Saas che permette di inserire nel proprio sito un sistema di domande e risposte, appunto. Nel contesto statunitense il rimando è a Quora, social network strutturato sul medesimo meccanismo. In parte 1minuto potrebbe, allora, colmare, limitatamente alle tematiche trattate, l’assenza di una soglia qualitativa sui contributi inseriti dai fruitori di tali servizi Q&A, concentrandosi esclusivamente sull’esigenza di soddisfare bisogni informativi reali e concreti.
Altra tendenza raccolta dal nuovo format di Loft Media Publishing è la miniaturizzazione dell’informazione. Quest’ultima viene ora resa disponibile in pillole singole e piccolissime, che comunque si dimostrano esaurienti. Conseguenza diretta di questo è la ricerca di una specificità sempre più spiccata negli argomenti di volta in volta trattati: in un minuto non ci si potrebbe di certo permettere un eccesso di argomentazione, per questo si punta a colmare precise lacune conoscitive.
Poi la creazione di una fidelizzazione, attraverso l’arma dell’aspettativa: 1minuto – si legge nel sito – “si arricchirà di 2 nuove risposte ogni settimana: il lunedì e il giovedì, alle 9 di mattina in punto”. Infine l’ottima fruibilità consentita dalla piattaforma: contenuti video veloci e arricchiti da un sistema di catalogazione e tag che agevola la navigazione. All’interno dei singoli contributi audiovisivi, inoltre, ricorre un artificio grafico decisamente efficace, una sorta di conto alla rovescia, che, oltre a offrire efficace riconoscibilità al format, spinge inevitabilmente l’utente a interrogarsi sul “Ce la farà in un minuto?”.
Insomma gli ingredienti per decretare il successo di questa nuova piattaforma fondata sul “poco ma buono” ci sono tutti, ora non rimane che vedere quale sarà l’accoglienza riservatale dal popolo virtuale e a quali sviluppi condurrà.
Per comprendere maggiormente il retroscena e la portata innovativa del progetto, abbiamo posto alcune domande a Paolo Conti, amministratore delegato di Loft Media Publishing e ideatore di 1minuto.info le cui risposte potrete leggerle nell’articolo “1minuto.info. Intervista all’ideatore“.
Pubblicato su: PMI-dome