L’istituto nazionale di statistica ha rilevato come siano in forte decrescita gli indici destagionalizzati che misurano il livello di fiducia nelle attività di servizi e di commercio, nel settore manifatturiero e in quello delle costruzioni
Il bicchiere, per le imprese italiane, sembra essere mezzo vuoto: avanza la sfiducia nelle attività di servizi e di commercio, nel settore manifatturiero e in quello delle costruzioni. Per molti, forse, una simile considerazione non rappresenta un elemento di forte sorpresa, ma certo, quando ad ufficializzarla sono delle stime istituzionali, ecco che si crea la notizia. L’istituzione in questione è l’Istat, che ha pubblicato nei giorni scorsi alcuni dati riferiti alle attuali aspettative rilevate in un campione rappresentativo delle imprese italiane e messe in confronto con quelle fornite nelle trascorse misurazioni.
Più in particolare, nel mese di settembre, parallelamente ad un calo dell’indice di fiducia dei consumatori (da 100,3 di agosto a 98,5), l’Istat segnala una diminuzione piuttosto rilevante dell’indice destagionalizzato del clima di fiducia nelle imprese dei servizi, da 93,9 a 82,5. Tale indice rappresenta la “media aritmetica semplice dei saldi delle domande sui giudizi e le attese degli ordini e sulla tendenza dell’economia”: il questionario proposto al campione, infatti, si compone di una serie di domande che implicano genericamente tre modalità di risposta (ad esempio “alto”, “normale”, “basso”) e i risultati per ciascuna domanda sono espressi in termini di frequenze percentuali relative delle singole modalità di risposta. Con saldi si intendono, allora, le differenze fra le modalità di risposta favorevoli e sfavorevoli (dunque tra le frequenze percentuali corrispondenti alle modalità di risposta estreme, mentre la modalità centrale non viene considerata nel calcolo), che offrono indicazioni quantitative sintetiche dei fenomeni osservati.
Sempre con riferimento al mondo dei servizi, l’indagine Istat ha preso in considerazione più settori d’attività rientranti nella categoria di “servizi”, per ciascuno dei quali è stato misurato il grado di fiducia complessivo e il grado di fiducia corrispondente a tre variabili particolari: le attese circa l’andamento generale dell’economia, le attese sugli ordini e i giudizi sugli ordini. I settori economici oggetto di analisi – “individuati con riferimento alla classificazione Ateco 2007” – sono stati: servizi alle imprese e altri servizi (che comprendono attività immobiliari, attività legali e contabilità, attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale, attività degli studi di architettura e ingegneria; collaudi e analisi tecniche, ricerca scientifica e sviluppo, pubblicità e ricerche di mercato, altre attività professionali, scientifiche e tecniche, attività di noleggio e leasing operativo, attività di ricerca, selezione, fornitura di personale, servizi di vigilanza e investigazione, attività di servizi per edifici e paesaggio, attività di supporto per le funzioni di ufficio e altre attività di supporto), trasporto e magazzinaggio (comprende trasporto terrestre e trasporto mediante condotte, trasporto marittimo e per vie d’acqua, trasporto aereo, magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti, servizi postali e attività di corriere), informazione e comunicazione (vi rientrano attività editoriali, attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore, attività di programmazione e trasmissione, telecomunicazioni, produzione di software, consulenza informatica e attività connesse, attività dei servizi di informazione e altri servizi informatici), infine servizi turistici (alloggio, attività dei servizi di ristorazione e Attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse).
In linea generale, si può vedere come siano peggiorate le attese sull’andamento dell’economia italiana e, seppur in misura meno marcata, anche i giudizi e le attese sugli ordini. Si declina, inoltre, il giudizio delle imprese di servizio in merito all’occupazione e all’andamento degli affari e deteriorano le attese sul mercato del lavoro; si riduce il saldo delle attese sulla dinamica dei prezzi di vendita.
Concentrando l’attenzione sul confronto tra i singoli settori rilevati, si può dire che l’abbassamento della fiducia delle imprese di servizi sembra essere trasversale, passando, nei servizi alle imprese e altri servizi, da un indice di 93,5 registrato ad agosto a uno di 83,9 misurato a settembre, da 97,6 a 80,0 nei trasporti e magazzinaggio, da 88,9 a 73,9 nei servizi di informazione e comunicazione e da 94,2 a 86,2 in quelli turistici.
Allo stesso modo si presentano in calo anche tutti i saldi delle principali variabili riferite a ciascun settore, eccezion fatta per le attese sugli ordini nei sevizi di informazione e comunicazione, che da 2 son passate a 7. La discesa più rilevante è quella registrata dai saldi riferiti alle attese sulla situazione economica generale del Paese: nei servizi di informazione e comunicazione il saldo cade addirittura a -70 (da -28 stimato ad agosto, -30 a luglio, -18 a giugno e -13 a maggio), nei servizi alle imprese a -44 (da – 29 di agosto, -25 di luglio e -13 di maggio e giungo), nei servizi turistici a – 39 (contro – 26 ad agosto, -21 a luglio, -12 a giugno e -19 a maggio), nei servizi di trasporto e magazzinaggio, infine, a – 36 (- 28 ad agosto, -8 luglio, -10 a giugno e -13 a maggio). Degna di nota, poi, la contrazione delle attese sugli ordini nei trasporti e magazzinaggio (da 2 di agosto a -32).
L’analisi Istat è stata poi adattata alle quattro principali ripartizioni territoriali italiane, cioè Nord-ovest (Piemonte, Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, Liguria e Lombardia), Nord-est (Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige/Südtirol, Friuli-Venezia Giulia), Centro (Toscana, Marche, Umbria e Lazio) e Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). In ognuna di queste ripartizioni l’indice di fiducia delle imprese di servizi scende: nel Centro si va dal 99,1 registrato ad agosto al 79,5 di settembre, nel Nord-ovest dal 92,1 all’83,5, nel Nord-est dall’88,0 all’84,6, e nel Mezzogiorno dal 90,5 all’87,7.
Analogamente, con riferimento alle stesse variabili identificate in precedenza, peggiorano i saldi dei giudizi sugli ordini, mentre le attese sugli ordini migliorano leggermente, ma solo nel Nord-ovest (da 1 di agosto a 2 di settembre). Si assiste ad un intenso abbattimento delle aspettative circa l’andamento economico generale nel Centro (da -27 a -58) e nel Nord-ovest (da -26 a -44); lieve miglioramento, invece, per il Mezzogiorno (da -44 a -41)
Altra grande area di interesse per l’Istituto nazionale di statistica è stata quella relativa alle imprese del commercio, suddivise, secondo la tipologia distributiva, in grande distribuzione (imprese che possiedono punti di vendita operanti nella forma di Supermercato, Ipermercato, Discount, Grande magazzino o altra grande superficie specializzata o non, con superficie di vendita superiore ai 400 mq) e distribuzione tradizionale (imprese che si configurano come punti di vendita specializzati non appartenenti alla grande distribuzione, caratterizzati da una superficie di vendita non superiore ai 400 mq).
Con riferimento alla prima, l’indice di fiducia destagionalizzato aumenta lievemente da 92,6 registrato ad agosto a 93,1 stimato in settembre, mentre, con riferimento alla seconda, l’indice scende ampiamente (da 104,1 a 97,8).
Tre sono, poi, le variabili individuate per ciascuna delle due tipologie: giudizi sulle vendite, attese a tre mesi sulle vendite e giudizio sulle scorte di magazzino.
Per la grande distribuzione, le prime due di queste variabili rimangono costanti, rispetto al mese scorso (si confermano rispettivamente a -8 e a 9), mentre diminuisce leggermente il saldo delle risposte sul livello delle scorte di magazzino (da 18 a 17). Nella distribuzione tradizionale si registra, infine, un segno meno nel trend di fiducia riferito a giudizi (da -24 a -34) e attese (da 4 a -2) sulle vendite e un segno più in quello riferito alle scorte di magazzino (da 6 a 8) .
L’Istat ha cercato di indagare anche l’indice destagionalizzato di fiducia del settore manifatturiero, elaborato “sulla base di tre domande ritenute maggiormente idonee per valutare l’ottimismo/pessimismo delle imprese (e precisamente: giudizi sul livello degli ordini, giudizi sul livello delle scorte di magazzino e attese sul livello della produzione)”.
Con riferimento sempre al mese di settembre, tale indice realizza, allora, un forte calo, scendendo da 98,6 (in agosto) a 94,5.
In linea generale peggiorano molto i giudizi sugli ordini e le attese di produzione, mentre lieve è la diminuzione del saldo relativo alle risposte sul livello delle scorte di magazzino.
Si è scelto di suddividere l’indagine nei tre principali raggruppamenti di industrie: beni di consumo, beni intermedi e beni strumentali. L’indice diminuisce in tutti e tre tali raggruppamenti, passando da 96,9 a 90,2 nei beni strumentali, da 99,3 a 95,5 nei beni di consumo e da 99,3 a 97,1 nei beni intermedi.
Calando la prospettiva sui singoli raggruppamenti, si nota che l’indice di fiducia si abbassa da 96,9 a 90,2 nei beni strumentali, da 99,3 a 95,5 nei beni di consumo e da 99,3 a 97,1 nei beni intermedi. Peggiorano trasversalmente i giudizi su ordini (da -22 a -28 per beni di consumo, da -18 a -21 per beni intermedi e da -17 a -30 per beni strumentali) e le attese sulla produzione (da 6 a3 per beni di consumo, da 5 a -3 per beni intermedi e da 5 a -4 per beni strumentali); risale leggermente il saldo riferito ai giudizi sul livello delle scorte nei beni di consumo (da -1 a 1), ma diminuisce in quelli intermedi (da 6 a 2) e strumentali (da 4 a 3).
Con riferimento alla ripartizione territoriale, l’indice di fiducia si riduce da 103,4 a 94,3 nel Nord-ovest, da 96,8 a 94,4 nel Nord-est, da 99,9 a 91,5 al Centro e da 92,9 a 92,6 nel Mezzogiorno. I giudizi sugli ordini e le attese di produzione peggiorano in tutte le ripartizioni territoriali, mentre quelli sulle scorte di magazzino hanno conosciuto un miglioramento nel Nord-ovest (da 2 a 4) e nel Centro (da -3 a -2), pur rimanendo in diminuzione nelle altre ripartizioni.
Sulla base delle consuete domande trimestrali rivolte alle imprese che svolgono attività d’esportazione, ricorda ancora l’Istat, i giudizi sul fatturato delle esportazioni rimangono invariati nel terzo trimestre, ma le aspettative in merito calano.
Diminuisce la quota di coloro che giudicano i prezzi all’export superiori a quelli praticati sul mercato interno e diminuisce pure l’incidenza dei paesi Ue tra le destinazioni delle esportazioni. La Cina si riconferma al primo posto (con il 26% di risposte) come maggiore concorrente internazionale percepito, seguita dalla Germania.
Aumentano (dal 34% al 36%) le imprese che lamentano la presenza di ingenti ostacoli all’attività di esportazione e tra tali ostacoli diminuiscono quelli legati ai tempi di consegna e alla differente qualità dei prodotti, mentre aumentano gli “altri motivi”.
Ultima zona di interesse per l’Istat è quella in cui risiedono le imprese di costruzioni, particolarmente interessante se si considerano i resoconti giornalistici dei giorni scorsi che vedevano il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli, fischiato e contestato nel corso del suo intervento all’assemblea dell’Ance.
I settori individuati quali oggetto di indagine sono: costruzione di edifici (include lavori generali per la costruzione di edifici di qualsiasi tipo), ingegneria civile (comprende i lavori generali per la costruzione di opere di ingegneria civile quali autostrade, strade, ponti, gallerie, ferrovie, campi di aviazione, porti ed altre opere idrauliche, nonché la costruzione di sistemi di irrigazione e di fognatura, condotte e linee elettriche, impianti sportivi all’aperto, eccetera) e lavori di costruzione specializzati (includono attività specializzate –quali l’infissione di pali, i lavori di fondazione – attività di finitura e completamento degli edifici e attività di installazione di tutti i tipi di servizi, necessarie al funzionamento della costruzione).
L’indice di fiducia del settore delle costruzioni è stato, in particolare, “elaborato sulla base di due domande ritenute maggiormente rappresentative per valutare l’ottimismo/pessimismo delle imprese (e precisamente: giudizi sul livello degli ordini e/o piani di costruzione e attese sull’occupazione presso l’impresa)”. In via generale, l’indice sale dal 75,9 di luglio al 77 di agosto.
Con riferimento ai settori specifici, tale indice scende da 66,5 (luglio) a 66,1 (agosto) nella costruzione di edifici, ma sale da 77,2 a 91 nell’ingegneria civile e da 87,5 a 91,4 nei lavori di costruzione specializzati.
Nel comparto dell’ingegneria civile migliorano sia i giudizi sugli ordini e/o i piani di costruzione (da -26 a -9), sia le attese sull’occupazione (da -22 a -12); nei lavori di costruzione specializzati peggiorano i giudizi sugli ordini e/o i piani di costruzione (da -51 a -53) e migliorano le attese sull’occupazione (da -17 a -10). Nella costruzione di edifici entrambe le variabili risultano stabili (rispettivamente fisse a -61 e -18).
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